Il mio teatro
Teatro potrebbe essere la ‘fotografia parlata, in movimento, di ciò che l’autore coglie guardandosi attorno: un’istantanea della realtà, della quotidianità con cui si ha a che fare. Non occorre essere tecnicamente “grandi” per vivere il sogno teatrale; in fondo è sempre presente il senso della favola che si viveva da bambini, quando il teatro era la realtà e il “facciamo che”… occupava lo spazio naturale del gioco che esigeva tutta la fede e l’adesione.
Fare teatro è, dunque, mettere in scena quanto accade nella vita, anzi nelle vite, che sfioriamo, che intercettiamo ed osservando gli squarci di vita che si intersecano con la nostra, non possiamo fare a meno di guardare ‘oltre’ ciò che si vede. Si immagina, percepisce, si intuisce, quanto di sofferenza, di stanchezza, o di leggerezza, possa essere tra le componenti che determinano i diversi comportamenti delle persone. Ciascuno di noi si approccia in modo differente con ‘gli altri’ a seconda della risposta che si spera di avere con chi si va ad interloquire … questo è teatro, quello ‘vero’, che tutti recitiamo nella vita … reale. Tutti abbiamo avuto dei sogni, i nostri sogni altro non sono se non i copioni dei nostri desideri; i canovacci della vita che si spera di concretizzare. Sarà capitato, a qualcuno, di immaginare di vivere una vita diversa, più avventurosa, più leggera, più romantica … le nostre speranze sono dunque ‘teatro’. Basta poco per proiettarsi in una vita immaginaria, basta lasciar volare la fantasia di cui tutti siamo dotati. Ecco, il teatro: l’avventura perenne di scoprire gli altri, e con loro, noi stessi: per possederli/ci. Gli altri sono coloro che tecnicamente chiamiamo personaggi: inventati cioè dalla fantasia, cui si dà il nostro corpo e la nostra anima.