Cirò

Cirò è un comune italiano della provincia di Crotone in Calabria. I rilevanti reperti archeologici emersi, fanno risalire l'origine di Cirò all'età del Bronzo.

Geografia fisica

È un comune della cinta collinare costiera dell'alto Mar Jonio, in Calabria.

Storia

I rilevanti reperti archeologici emersi, in specie, resti di armi, manufatti, mura e tombe, risalenti ad un periodo compreso tra il XIII e X secolo a.C., venute alla luce nelle contrade "Cozzo Leone", "S. Elia" e "Serra Sanguigna", fanno risalire l'origine di Cirò all'età del Bronzo.

Le testimonianze storico-letterarie (Strabone, Apollodoro, Licofrone, Antioco di Siracusa, Stefano di Bisanzio) indicano la presenza di abitati precedenti alla fondazione di Kroton, fondati dall'eroe omerico Filottete, Krimisa nell'area costiera e di Chone nell'area collinare.[5]

L'area monumentale arcaica sorgeva, verosimilmente, in Cirò, nella contrada "Cozzo Leone", mentre l'area necropolare si estendeva in prossimità della contrada "S. Elia". L'estensione dell'area urbana lungo la costa sino a Punta Alice, avvenne verosimilmente, in età classica, quando oramai la città aveva raggiunta una notevole floridezza economica che le assicurava una sufficiente difesa e controllo militare del territorio.

La città conobbe un fiorente periodo e vennero eretti alcuni templi per il culto in varie zone del territorio; quello dedicato ad Apollo Aleo è il più famoso grazie ai pochi ma inequivocabili rinvenimenti di alcuni capitelli e vari elementi architettonici ad opera dell'archeologo Paolo Orsi.[6] Oggi infatti molte aree e zone presentano nomi locali che richiamano all'antichità ellenica nel dialetto locale degli abitanti: Santa Venere ne è un esempio molto esaustivo.

Durante le guerre puniche la città di Krimisa fu predata e saccheggiata ad opera dei Romani e dei Cartaginesi e distrutta diverse volte durante le guerre greco-gotiche.

Intorno al IX secolo il territorio fu inoltre interessato dagli attacchi perpetrati via mare dagli Arabi.[7]

A causa di tali devastazioni e saccheggi, la città, nella parte costiera, fu gradualmente abbandonata al suo destino e gli abitanti si rifugiarono sulle colline che rappresentavano un'ottima posizione strategica, contribuendo, così, a ripopolare il nucleo antichissimo dell'attuale cittadina di Cirò.

È all'età bizantina che è ascrivibile la modificazione del toponimo in Cirò, come desumibile dalle seguenti attestazioni.

1) in atto scritto in latino del 1.115 d.C. il conte normanno Riccardo Senescalco concedeva un terreno sul promontorio dell'Alice, a monte dell'attuale Cirò Marina, al Cenobij Sancti Salvatoris de Monte Thabor. Il terreno di trovava “inter Liciam et Castellum quod dicitur Psichro”.

2) Al Idrisi nel Libro di re Ruggero (in arabo), completato intorno al 1154, indica Cirò come .b.s.h.rû

3) In un ben noto documento della cancelleria di Federico II del 1239, da lui sottoscritto, si indicano tra gli assegnatari dei prigionieri lombardi (i capi dell'esercito della Lega Lombarda appena sbaragliata) del Giustizierato di Val di Crati e Terra Giordana: la comitissa de Coriliano, Apollonius de Morano, Paolinus de Tarsia, Roggerius de Matera, Roggerius de Guardia, Francus de Mediolano, Mattheus de Tarsia, Parisius de Ypsicrò.

In epoca feudale, il territorio di Cirò passò più volte di mano. Nel 1496 ai Ruffo subentrarono i Carafa, conti di Santa Severina, ai quali si deve la costruzione di un sistema di difesa costituito dall'omonimo castello e da fortificazioni situate in località Madonna d'Itria e Madonna di Mare. In un secondo momento fu la volta degli Spinelli.[8]

Cirò ottenne la liberazione dall'infeudazione il 2 agosto 1806.[8]

Dall'Unità dItalia alla seconda guerra mondiale la Marina di Cirò andava man mano sviluppandosi a scapito del comune collinare: nel dopoguerra la Marina aveva già una popolazione più numerosa dell'abitato collinare di Cirò, ponendosi le condizioni per il distacco dal centro antico. La separazione consensuale si verificò con delibera del 31 dicembre 1951 da parte del Consiglio comunale di Cirò.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture civili e militari

Castello Carafa

Posto nella parte alta del vecchio borgo e si presenta con una vasta pianta a forma trapezoidale,[8] con due torri angolari circolari scarpate e un bastione pentagonale merlato. Alla corte interna, con all’intorno magazzini e stalle che sovrastano i sotterranei, si accede mediante un androne con una volta a botte. Il lastricato della corte presenta nel disegno una stella a nove punte attribuita al matematico astronomo Luigi Lilio. L’epoca in cui viene collocato il castello fa capo ai secoli XIV-XVI. “Ricordato in epoca angioina, a cui possono risalire le torri tonde scarpate, fu rinforzato dai Carafa in epoca aragonese con la costruzione del baluardo pentagonale”. Nel tempo si susseguirono diversi interventi di restauro: “nel 1712 fu aggiunto un corpo a due livelli tra il bastione e il corpo ad est. Nel 1842 fu consolidato il lato ovest. Nel 1923 furono rifatti gli interni”. “L’edificio trasformato in palazzo fu abitato fino alla metà degli anni ‘50” ed ospitò personaggi illustri quali Casoppero, Re Carlo III di Borbone, Luigi Lilio che contribuirono ad accrescere la sua fama.[9]

Palazzo Adorisio[modifica | modifica wikitesto]

Posto nella parte meridionale del paese, in Via Ilio Adorisio, l'antica via di S. Giuseppe, è uno dei pochi palazzi storici di Cirò ancora esistenti, si sviluppa su quattro piani, di cui due di cantine con ambienti specializzati, vino e olio, forno, granaio, legnaia, ecc. Costruito sulle arcate delle vecchie mura di cinta di Cirò, il complesso è completato da un grande orto a gradoni e dalla chiesa di S. Giuseppe, eretta dalla famiglia e messa a disposizione dei cirotani. I piani abitati, rimasti come erano in origine, sono due e sono completati da una terrazza panoramica. Gli affacci sono due, entrambi splendidi, uno sul 'cratere' dell'abitato con vista anche sul duomo e l'altro, una splendida vista 'a volo d'uccello' sulla campagna circostante, senza una sola abitazione visibile per chilometri, fino al coronamento azzurro del Mar Ionio.

Architetture religiose

Paola[8]



                                                                                                                                                                                                                                                                       Fonte: Wikipedia