Presentazione

La rete italiana post-keynesiana (IPKN, Italian post-Keynesian network) propone un approccio critico allo studio dei fenomeni economici e sociali, sulla scia dei contributi di Karl Marx, Rosa Luxemburg, John Maynard Keynes, Joseph Schumpeter, Michal Kalecki, Joan Robinson, Nicholas Kaldor, Piero Sraffa e loro eredi. Benché talvolta associati a filoni teorici apparentemente eterogenei, tali autori sono accumunati da una visione delle economie capitalistiche quali sistemi monetari di produzione, in cui la domanda di beni e servizi definisce il livello dell’attività economica nel breve e nel lungo periodo. Il rifiuto dell’individualismo metodologico e il favore per un approccio olistico o organicista all’analisi dei fenomeni sociali rappresenta un altro aspetto fondante di questa impostazione. In particolare, viene rigettata l’idea che il comportamento di individui e gruppi sociali possa essere ridotto ad un problema temporale di massimizzazione vincolata. Piuttosto, l’incertezza fondamentale che caratterizza le relazioni economiche fa sì che gli agenti si affidino a routine, convenzioni e procedure codificate. D’altra parte, il comportamento emergente del sistema economico non può mai essere ridotto alla semplice combinazione lineare dei comportamenti individuali, a causa dell’interazione di agenti economici eterogenei in un ambiente complesso che comprende classi sociali, istituzioni ed ecosistema.

Sul piano epistemologico, la filosofia funzionalista che sottende l’approccio economico di derivazione neoclassica ancor oggi egemone è rigettata e sostituita da un approccio realista, basato sull’individuazione di fatti stilizzati e leggi di movimento. Sul piano della politica economica, viene sottoposta a critica la narrazione dominante secondo cui le forze della concorrenza e dell’interesse individuale, se lasciate libere di operare, spingerebbero verso il pieno impiego della forza-lavoro e, in generale, verso l’ottimo sociale. Al contrario, instabilità economica, fragilità finanziaria, depauperamento delle risorse naturali, disuguaglianza distributiva e disoccupazione possono convivere, ed anzi sembrano rappresentare una caratteristica endemica delle economie capitalistiche di mercato. Per questo gli economisti post-keynesiani guardano con favore all’intervento stabilizzatore del settore pubblico, sia attraverso politiche di regolamentazione, investimento e redistribuzione, che attraverso forme di pianificazione democratica di parte della produzione.

Il favore per il pensiero critico e la pluralità dei metodi di indagine scientifica ha caratterizzato i filoni di studio post-keynesiani fin dalle loro origini. Si tratta di una posizione in controtendenza rispetto all’orientamento attuale. Proprio il clima di conformismo scientifico e conservatorismo metodologico che da alcuni decenni caratterizza il dibattito economico italiano ci ha spinte e spinti a dar vita ad una rete di studi post-keynesiani. L’obiettivo è triplice. Si tratta innanzitutto di favorire il confronto e l’emersione di posizioni teoriche alternative, sia all’interno del mondo accademico che al suo esterno. Il secondo obiettivo è mettere in connessione studentesse e studenti, dottorande e dottorandi, e giovani ricercatrici e ricercatori che in questi anni hanno dedicato i propri sforzi allo sviluppo di idee e metodi post-keynesiani. Il terzo obiettivo è quello di contribuire a rompere la condizione di isolamento e di precarietà lavorativa in cui si trovano ad operare tutte le ricercatrici e i ricercatori che si impegnano in programmi di indagine critici del paradigma dominante nella scienza economica. Si noti che l’esistenza di una pluralità di approcci in competizione tra loro è riconosciuta da tempo come una condizione fondamentale per la vitalità del dibattito scientifico. A tal fine, la rete italiana post-keynesiana organizza e promuove giornate di studio, workshop e seminari di approfondimento, presentandosi come luogo di ricerca e di confronto plurale tra le diverse anime del pensiero economico eterodosso nella prospettiva di recuperare e rinnovare la lezione teorica di giganti del pensiero economico critico italiano quali Pierangelo Garegnani, Augusto Graziani, Luigi Pasinetti e Paolo Sylos-Labini.