Innovit
Gli studenti protagonisti della società
Piero Scotto davanti all'ingresso principale del Politecnico di Torino - anno 2002
le origini
L’idea dello studente protagonista attivo dello studio, della vita come cittadino consapevole, e del lavoro, nasce nell’anno 2000 come progetto di tesi laurea proposto ad un docente del Politecnico, il prof. Angelo Tartaglia, ingegnere e fisico, docente di Fisica II nell’ateneo torinese; tale idea, come ho scoperto in seguito, ha molti collegamenti con il pensiero filosofico e pedagogico di John Dewey (1859 – 1952).
La tesi sperimentale dal titolo “Modalità di insegnamento della Fisica nei Licei Scientifici: indagine sulle competenze dello studente liceale, ideazione e gestione di lezioni e laboratori” si porrà come obiettivo la proposta di nuovi percorsi, più coinvolgenti, per l’insegnamento della fisica nei licei scientifici.
Mi chiesi come avrei voluto che mi fosse insegnata la fisica, come immaginavo l’insegnamento della disciplina in maniera accattivante e coinvolgente, e, dopo una analisi dello status quo nei licei torinesi, formulai la proposta di 7 approcci didattici, alcuni dei quali piuttosto innovativi.
Tutto nacque dall’esperienza personale antecedente dell’esame di maturità, se vogliamo dalla sofferenza di un non riconoscimento. In quella prova, che a differenza dei miei compagni, proposi a “livello sperimentale”, mostravo un apparecchio complesso, ideato e realizzato in totale autonomia, che misurava la distanza tra due punti, in un range di una decina di metri, sfruttando la velocità di propagazione delle onde acustiche nell’aria: si trattava di circuiti elettronici e logici, a costituire una specie di elaboratore one purpose, che emetteva una sequenza di suoni da un punto e, ricevendoli da un altro, indicava con ottima precisione la distanza in cm. Ovviamente all’epoca tali apparecchi non esistevano ancora, almeno a livello commerciale. L’intero circuito elettronico, costato alcuni mesi di appassionato lavoro, non produsse, a dire il vero, alcuna particolare eccitazione alla Commissione che, senza voler approfondire il progetto costituito da parti elettroniche (alimentazione, astabile, finali di potenza) e logiche (circuiti con porte logiche, contatori), preferì velocemente passare alle domande teoriche su altri argomenti di fisica e di italiano. Non fu un esame brillante, insomma, come non fu coinvolgente lo studio della fisica nel triennio del liceo, appiattita all’analisi matematica dei fenomeni e alla risoluzione di esercizi standard. Un motivo di tale esito, in fondo, fu la mancata centralità dello studente nel possibile personale percorso formativo: avrei dovuto semplicemente ripetere le cose studiate sul libro di fisica o di letteratura, secondo le domande “illegittime” dei Commissari. In questo contesto riprendo l’interpretazione pedagogica del fisico e filosofo Heinz von Foerster: le domande di cui si sa già la risposta sono illegittime; legittime sono invece le domande per le quali non si conosce risposta, tutta da costruire e da inventare. Adottando questo punto di vista, il nostro modello educativo e le traiettorie di sviluppo della leadership all’interno delle organizzazioni subirebbero un drastico cambio di prospettiva.
Completati gli studi universitari nacque il progetto INNOVIT, dal motto “IN NOVITate vivam”, che si può tradurre come “Vivrò nel progresso” e a distanza di qualche anno un’associazione onlus, per l’educazione e la didattica scientifica.
L’associazione sviluppò alcuni progetti e alcune collaborazioni con piccole associazioni piemontesi, tra le quali CasaOz e FIDAS ANDVS: il contributo verso queste associazioni era per lo più legato alle competenze informatiche e tecniche.
Per una decina di anni sarò impegnato, in qualità di volontariato, presso ANDVS che conta circa 1800 soci e si occupa di donazione di sangue, divenendone segretario “tecnico”.
A partire dal 2015 ho iniziato a sviluppare progetti didattici teatrali - dove i ragazzi inventano un copione e lo recitano - e poi progetti di alternanza scuola lavoro denominati “La storia del sangue”, con ricerche ad ampio spettro e produzione di poster, che coinvolgeranno decine di studenti del triennio di alcuni licei dell’area metropolitana di Torino.
Lo studio del logo Stupendo Volo di Alejandro Megna - IIS Natta di Rivoli (TO) - anno 2020
dalla fisica all'informatica
Nell’anno scolastico 2019-2020 è nata l’idea di una nuova associazione di volontariato incentrata sui giovani e i giovanissimi, denominata STUPENDO VOLO (Studenti e pendolari donatori volontari), che proseguirà nell’anno scolastico successivo in una evoluzione chiamata progetto ROSSINI.
L’idea dello studente protagonista attivo è rimasta e anzi si è rafforzata in tre possibili percorsi: lo studio personale, il volontariato e la progettazione di “imprese”.
Lo studio del logo di Stupendo volo di Alice Pisano - IIS Natta di Rivoli (TO) - anno 2020
Da un punto di vista didattico le circostanze hanno comportato il passaggio dalla fisica (soprattutto relativa al settore dell’elettronica) all'informatica, una disciplina che offre molteplici possibilità di applicazione e sviluppo sia nel campo del volontariato, con progetti di service learning, sia, con il filtro e l’esperienza di cittadinanza attiva del precedente, nel campo dell’orientamento al lavoro e al lavoro vero e proprio.
Lo studente sceglie, sulla base dei propri interessi e della proprie passioni, un percorso per costruire concretamente, insieme a suoi pari, progetti che ritiene interessanti, dallo stesso proposti o da altri giovani.
Inizialmente si ha una fase preliminare e di studio della fattibilità, con esperimenti nel campo del volontariato, con la doppia opportunità di svolgere qualcosa per la comunità, ma anche di apprendere nuove competenze e sviluppare le proprie soft skills in una situazione protetta. In seguito è possibile anche la creazione di vere e proprie start up.
Sia nell’area del volontariato, nel quale lo studente entra e svolge le prime esperienze guidate, sia nell’eventuale campo di società innovative, egli avrà modo di occupare posizioni di responsabilità e di “comando”: ecco che l’essere al centro vuol dire essere protagonista attivo, proporre, condurre gruppi di lavoro e presiedere associazioni di volontariato acquisendo gradualmente anche competenze di natura giuridica, fiscale ed economica.
Piero Scotto