14 agosto 2020

Suona come mangi

Una delle questioni più importanti dell’ambito musicale è il suonare in maniera naturale e rilassata. Una naturalezza ed un modo di approcciarsi alla propria arte e al proprio strumento che facciano in modo che il musicista appaia immerso nel suo mondo, e che dimostri di dare una sensazione di serenità, ma allo stesso tempo di sicurezza, di consapevolezza mentale e corporale. Ci sono però alcune questioni che spesso risaltano nella mente dell’artista, come: si potrà veramente suonare con questa naturalezza e spontaneità? Potrò mai arrivare a questo obiettivo? Questa naturalezza è qualcosa di innato oppure no? Nel senso… naturali si nasce o si diventa? Sono perciò parecchi gli argomenti su cui ci si domanda e si ricerca, di cui fa parte anche il domandarsi sui possibili gradini da seguire per arrivare a questo possibile obiettivo: ascoltare molto, suonare, imparare, uscire dalla propria posizione di comodità e di comfort …

Un accostamento che può essere interessante affrontare è quello che vede da una parte la naturalezza e dall’altra la passione. Questo interessante binomio ci porta ovviamente a gettare un occhio, principalmente su quello che sono entrambi e su quello su cui nascono, e poi, su quello a cui portano e sulle somiglianze che si possono scovare tra loro. Sicuramente la naturalezza avrà un motivo e una ragione di nascere che non ci è molto chiara; spesso capita che la si abbia oppure no, senza tanti giri di parole. Infatti, la prima somiglianza che troviamo tra queste due caratteristiche, è la ragion d’essere. Una passione non si può creare, noi non possiamo decidere nei confronti di che cosa essere appassionati veramente. La passione è un qualcosa di misterioso e allo stesso tempo affascinante, perché esiste prima della nostra nascita, esiste dentro di noi fin dal principio, ed è nostro compito coltivarla e sfamarla con l’esperienza o con quello di cui ha bisogno per restare viva e crescere. Ed ecco che arriviamo ai risultati: a cosa porta la passione e a cosa la naturalezza nel suonare? Possiamo certamente dire che la passione porta a quello che è la nostra vita, perché quello di cui siamo davvero appassionati ci guiderà sempre, e sarà quello a cui noi ci attaccheremo per formare la nostra esistenza e la nostra ragione di vita, felicità e gioia. La naturalezza invece ci porta comunque ad un elemento che fa parte della passione, perché il suo obiettivo è quello di farci stare bene e farci sentire sereni mentre suoniamo, non solo noi, ma anche coloro che ci circondano.

Questione da precisare, però, è che questa naturalezza, non è sempre innata, come la passione. Infatti, spesso vediamo che, specialmente all’inizio, nonostante la passione sia enorme, incontrollabile ed incontrastabile, un musicista possa trovarsi di fronte a molte difficoltà sul proprio strumento, per esempio il sembrare molto impacciato, il non riuscire veramente ad essere nel suo mondo e nella sua testa… e questo dimostra che la naturalezza può essere anche qualcosa su cui si può lavorare, su cui fare esercizio. Si può vedere un po’ come il fatto di essere rilassati mentre suoniamo; non tutti siamo predisposti ad avere le tensioni nel punto giusto, stare giù con le spalle, rilassare la mandibola, il primo giorno di lezione con la professoressa di flauto. È, in effetti, una caratteristica su cui si lavora con il tempo e con la dedizione. Idem per la spontaneità e per la naturalezza.

A questo proposito, alcuni quesiti possono sorgere in relazione alle possibili influenze che si possono avere nella nostra vita da musicisti, e pensare se esse possano essere d’aiuto o meno. Per esempio, l’ascolto di tanta musica e l’attaccamento temporaneo all’essere di qualche musicista ci farà senza dubbio crescere dal punto di vista naturale e spontaneo, perché è come se noi ci immergessimo all’interno di un mondo che è la musica, e ci abituassimo a starci il più possibile, e questo senz’altro ci porterà ad essere molto comodi e molto a nostro agio su questa poltrona. Altre influenze possono essere anche indotte, come ad esempio la relazione con un insegnante che ci passi i suoi punti di vista e i suoi pezzettini di vita, basati su anni e anni di esperienza musicale e didattica. Poi ovviamente arrivano anche il suonare molto, sia da soli che con altre persone, secondo caso questo, in cui si comprova quello che la musica è veramente, e in cui noi possiamo cominciare a nuotare in questo mare che ci dovrà abituare sia alle sue acque basse, che profonde, sia alla sua calma, che alla sua burrasca.

Ed è proprio qui che subentra lo studio. Argomento ormai ripensato e ridiscusso all’infinito, ma di cui non si può fare a meno nella sua necessità e nel suo essere fondamentale per la vita di un musicista. Lo studio ha uno stretto legame con la naturalezza, perché il quanto si studia determina, rispettivamente, diversi risultati. Notiamo per esempio che, studiando poco, si alimenta soprattutto il nostro lato spontaneo, lasciando all’istinto strada libera per sgommare e far parlare la sola sensibilità, senza l’intervento di una componente tecnica. Studiando tanto, invece, è ovvio che tutto questo tempo si dovrà riempire anche con qualcosa di tecnico e schematico, per mantenere l’attenzione e concentrarsi a dovere. Da qui si avranno dei risultati molto impregnati di tecnica, precisione, accuratezza, e da una spontaneità che però è molto diversa da quella precedente; questa infatti, si basa sulla spontaneità che il musicista ha quando affronta l’impatto con il proprio strumento, si lega a quello che prova il musicista quando prende in mano il proprio archetto o si accomoda sul proprio sgabello. Ed è proprio qui che la naturalezza entra in gioco; infatti, più uno studia, più troverà facile il prendere in mano il proprio archetto o l’accomodarsi sul proprio sgabello, perché pian piano, il suonare diventerà, prima, parte integrante della sua vita, e poi, la sua vita stessa. Ma questo vuole significare che la naturalezza non sia un risultato anche dello studiare poco? Assolutamente no! Infatti la naturalezza che si raggiunge da questo modo di fare, sarà riscontrata nella pura mente delle idee del musicista, e non sulla fisicità vera e propria del suonare; entrambi, risultati assolutamente affascinanti.

La naturalezza è uno degli elementi più importanti in un musicista, e sì, si può arrivare ad averla e ad esserne padroni, allenandola e concentrandosi su questo fantastico obiettivo. Quello che importa veramente, è che il musicista sia un misto di quello che è la naturalezza e delle altre caratteristiche di cui abbiamo discusso, in modo che poi, arrivi ad ottenere questa facilità e questa spontaneità senza pensarci, mentre si dedica alla sua cosa più bella: l’arte.




Demetrio Schintu,



demetrio.schintu.ilcardellino@gmail.com