12 febbraio 2020

due parole di silenzio

Un buon tacer non fu mai scritto*



Parlare di musica è come ballare di architettura diceva Frank Zappa. E cosa direbbe riguardo al parlare del silenzio? Il silenzio è un oggetto strano: “quando lo chiami non c’è più” recita un indovinello.

È uno di quegli oggetti dal fascino misterioso che si portano dietro il paradosso del mistero e il mistero del paradosso. Per entrare nella sua realtà paradossale mi piace pensare ai musicisti il cui scopo compositivo era proprio evocare il silenzio, far sì che la musica (vista come antitesi al silenzio) non sia altro che un “presupposto” per il silenzio, viene subito in mente Wagner, Webern e come non citare Debussy di cui ci resta la splendida definizione la musica è il silenzio fra le note.

Ci può suonare strano, perchè spesso ci rifacciamo ad una concezione superficiale che il silenzio si porta dietro. Siamo portati a credere alla dicotomia suono=informazione, silenzio (mancanza di suono)=nessuna informazione. E invece basta riflettere un attimo e si comprende subito che il silenzio è fortemente carico di informazioni, si potrebbe dire che la sua pienezza di significato è la pienezza che si ritrova in ogni mancanza di informazione. La cosa si fa paradossale, ma eravate stati avvisati. Emblematico in questo senso è una persona che ha avuto un grave lutto: nell’incontro con costoro trionfa il silenzio, non si riesce a dire una parola, ma si percepisce subito che non è un silenzio vuoto e privo di significato; è un silenzio che ci sgomenta, che ci da fastidio nell’intimo.

Silenzio può essere suono in potenza, è l’attesa e la soluzione di ogni suono: come diceva Murray Schafer ogni studio intorno al suono comincia e finisce nel silenzio, e noi aggiungiamo che non potrebbe essere altrimenti. Il silenzio è la tela bianca tesa per permettere al suono di tagliarla.

E se un albero cade? Se un albero cade, quindi sappiamo che un albero è caduto, ha fatto rumore. Nell’eventualità che si rispondesse che non ne ha fatto staremo asserendo che gli eventi del mondo non esistono senza uno spettatore (posizione per niente biasimevole), ma in questa eventualità mi riesce difficile giustificare anche che l’albero sia caduto, la domanda a questo punto dovrebbe diventare E se nessuno lo ha visto cadere, è caduto?** È interessante notare che abbiamo l’istinto di pensare all’universo come una distesa silenziosa (l’universo effettivamente sì, perchè non c’è aria per la propagazione del suono), una tela bianca appunto, che solo noi uomini, con la capacità di percepire i “suoni”, possiamo recidere.

E il silenzio esiste se nessuno lo ascolta? A me piace pensare che è l’unica occasione in cui esiste, e me l’ha insegnato John Cage. Qualunque discorso sul silenzio non può che citare quel genio-pazzo furioso (i paradossi sono sempre dietro l’angolo) che è stato John Cage; passato alla storia per 4’ 33’’, composizione nella quale si hanno quattro minuti e trentatré secondi di puro silenzio (una Tacet per tutti gli strumenti, quindi eseguibile in qualunque ensemble). Cominciò a ragionare sul silenzio quando fu introdotto in una camera anecoica, dove non avrebbe dovuto sentire assolutamente nulla (il silenzio) ma invece poté ascoltare due suoi che si rivelarono essere la circolazione sanguigna e l’attività elettrica dei nostro sistema nervoso. Ed ecco la visione: il silenzio non esiste c’è sempre qualcosa da ascoltare. E quando stiamo in silenzio per quattro minuti e trentatré secondi (ma anche otto minuti e trentaquattro secondi) in una sala da concerto, senza dubbio sentiremo qualcosa, ci verrà palesato l’inganno consueto. È un evento simile al passaggio dalla fisica classica dove lo spazio esiste come palcoscenico vuoto, in potenza, pronto ad accogliere i corpi; alla fisica moderna che vede lo spazio sempre “pieno”, attraversato da fluttuazioni quantistiche. Così il “silenzio”, il nulla sonoro, è continuamente sporcato da minime vibrazioni, e se non è l’ambiente a crearle sarà il nostro stesso corpo. Quando una brocca è vuota è pur sempre piena d’aria, quando un pianista non suona vi è pur sempre il nostro cuore che batte.

Come dice il succitato Schafer quando finisce il suono non finisce l’ascolto, perché il silenzio non esiste, c’è pur sempre qualcosa da ascoltare. Per questo la vera esistenza del silenzio potrebbe essere solo quando nessuno ascolta. Secondo la filosofia di Berkeley le cose esistono solo quando qualcuno le percepisce, eppure era convinto che le cose permangono nella loro esistenza anche senza di noi, come? Attraverso un spettatore onnipresente, Dio. Quando nessuno ascolta, ascolta Dio il silenzio, forse identificabile con quella mitica “armonia delle sfere” il cui ascolto all’uomo è proibito per la sua imperfezione. Il silenzio è un attributo divino, del trascendente, dell’Oltre.

Per concludere vorrei tornare alla musica, padrona dei suoni e dei silenzi. Siamo nel 1908, uno stravagante musicista russo dalle aspirazioni misticheggianti compone una grandiosa sinfonia che chiama Le Poème de l'extase (Il Poema dell'estasi). Il finale cerca di farci rivivere l’estasi, l’uscita da sé (il raggiungimento del divino?), ma si accorge che non basta l’enorme orchestra che ha schierato al massimo della sua grandiosità, si accorge che la musica non basta: laddove si raggiunge il limite massimo, la massima altezza, siamo raggiunti dall'Indicibile. La musica si interrompe, l’orchestra tace, l’Estasi.



* E invece sì: https://www.youtube.com/watch?v=AWVUp12XPpU

** Si potrebbe obbiettare che vedo il susseguirsi di stati diversi che portano necessariamente a pensare che l'albero sia caduto: prima l’albero è in piedi, poi al mio ritorno è caduto. Al che però risponderei che come tu immagini la sua caduta devi immaginare tutti i fenomeni ad essa collegati tra cui ovviamente il rumore prodotto. Se poi si vuole spostare il problema sul piano linguistico (“rumore” è solo se lo percepisce qualcuno?, quindi le vibrazioni create necessariamente dalla caduta dell’albero non possono essere definite rumore se nessuno essere umano le decodifica?) è un’altra angusta storia.

Marco Gatti


Link utili:

Esatratto Le Poème de l'extase https://www.youtube.com/watch?v=DqVz7Y2k4YU a 1:36

Per conoscere John Cage: https://www.youtube.com/watch?v=jlVlSdkTa14

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marco.gatti.ilcardellino@gmail.com