Ermocrate è uno dei personaggi che appare nei dialoghi di Platone: Il Timeo e Il Crizia, è in questi due dialoghi che Platone parla di Atlantide, un continente leggendario collocato al di fuori delle colonne d'Ercole. Il terzo libro di questa trilogia basata sul mito di Atlantide, non è mai stato scritto o è andato perduto, tanto che il Crizia è un dialogo incompleto, che si interrompe "sul più bello".

Questo libro pretende di essere appunto "il terzo" di questa trilogia. Il pretesto di Ermocrate è di un modello divino utilizzato dall'ultimo Re di Atlantide per deificarsi.

La città di Atlantide corrotta dalla sete di potere di singoli, caccia l'ultimo Re in modo da destinarlo alla morte, ma Gadiro (l'ultimo Re) in possesso dei segreti dell'albero della vita, diventa un Dio.

È un racconto che si alterna tra mito e realtà per svelare i segreti di quello che viene chiamato "albero della vita".

L'albero della vita o "sephirot" nella cabala ebraica viene mistificato come modello di ascesa dall'uomo a Dio, su questa falsa riga Ermocrate svela che in realtà questo modello "divino" non è altro che un modello della mente umana, intesa nel suo funzionamento tecnico, fisiologico, ed analizzandolo approfonditamente, mostra tutte le parti "dell'anima" descritte in questo modello argomentando con i suoi interlocutori di questa struttura.

I Solidi platonici descritti nel Timeo, vengono trattati da Ermocrate come se fossero la rappresentazione di Ipostasi, ossia degli stati dell'essere. Ermocrate è allineato con l'ultimo sistema filosofico del mondo pagano antico, dunque con le Enneadi di Plotino in cui vengono appunto descritte le ipostasi: Uno - Nous - Anima, in questo dialogo le ipostasi vengono suddivise in Uno - Logos - Nous - Anima e materia, facendo una descrizione approfondita di questa ulteriore suddivisione. I solidi Platonici nella loro perfetta unicità non possono essere altro che la rappresentazione di un qualcosa di altrettanto perfetto ed unico.

Nel mondo della filosofia platonica, il male viene considerato come assenza di bene, come mancanza, caratteristica inevitabile del mondo fisico che non è altro che l'ombra delle idee. Ma Ermocrate dimostra che il male è un ente, e in quanto tale agisce secondo la sua natura, volitivamente, così come agiscono tutti gli altri enti, ne fa una descrizione analizzando le dinamiche con cui agisce nel mondo fisico, nel mondo interiore, nel mondo condiviso (la regione degli eventi) e nel mondo delle idee.

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