il ghetto di cracovia

Descrizione

Ghetto: questo termine deriva probabilmente dal nome dell’area veneziana che, prima di raccogliere gli ebrei cittadini, era sede degli impianti di fonderia (gèto nel dialetto veneziano era il getto cioè la gettata del metallo fuso). Da qui si diffuse poi in tutta l’Europa.

Durante l’Olocausto, la creazione dei ghetti rappresentò un passo fondamentale nel processo con il quale le comunità ebraiche d’Europa furono prima brutalmente separate dal resto della popolazione, poi perseguitate e sterminate. Di solito, erano quartieri recintati che isolavano gli Ebrei dai non-Ebrei e da altre comunità ebraiche e le condizioni di vita al loro interno erano terribili.

In molti casi, la ghettizzazione era una situazione provvisoria, in attesa della deportazione o della fucilazione.

Uno dei principali ghetti nazisti fu quello di Cracovia: costituito nel marzo 1941, venne circondato da mura che lo isolarono completamente dalla città circostante; tutte le finestre e porte che erano rivolte verso il lato "ariano" della città vennero murate, ad eccezione di quattro passaggi custoditi che permettevano il traffico attraverso il ghetto. Come oscuro presagio del futuro imminente, i muri di cinta erano costruiti con le lapidi demolite dal cimitero ebraico della città. Piccole sezioni del muro rimangono ancora oggi a testimonianza.

Da “Enciclopedia dell’olocausto – i ghetti”

Da questo ghetto, è arrivata fino a noi la lettera di Roma Liebling, un bambino di 5 anni che racconta: “Il ghetto ha quattro grandi porte. Non ci è permesso passare attraverso questi cancelli. È severamente vietato. Il tram numero 3 corre lungo la strada principale, non ci è permesso salire su questo tram. È inoltre severamente vietato. Ecco perché questo tram non si ferma affatto nel nostro ghetto. Una volta un ragazzo gettò alcune pagnotte di pane dalla finestra ai nostri piedi.”

Anche se lui non ne è pienamente consapevole, sa che ciò che sta accadendo è brutto e pericoloso. Tutti sentivano ciò che sarebbe loro accaduto dopo il ghetto, anche i piccoli innocenti.

Ghetto di Cracovia

La “zona residenziale ebraica” fu circondata da un muro alto tre metri con coronamento ad archi pieni, derisoria allusione alle matzevah, la lapide tradizionalmente posta sulle tombe ebraiche. Al ghetto si accedeva da quattro cancelli; il principale, recante la scritta Jüdischer Wohnbezirk (Quartiere residenziale ebraico). L’uscita dal ghetto senza lascia passare era proibito e punito con la morte, la stessa fine spettava a chiunque cercasse di aiutare un ebreo del ghetto, anche solo lanciando cibo da dietro le mura.

Piazza degli eroi del ghetto

Questa piazza è stata un teatro di uccisioni, il raduno e punto di partenza verso i campi di concentramento. Oggi è occupata da 70 sedie vuote di metallo. Ogni sedia rappresenta 1000 ebrei della comunità che sono stati deportati. Il significato delle 70 sedie è molto forte. Quanto è importante anche una sola sedia all’interno di una casa e quanto un oggetto così povero e “banale” possa significare tutto quando non si ha nulla? Dopo l’ultimo giorno nel ghetto, quando anche l'ultimo ebreo era stato deportato e ucciso, erano infatti rimaste ammassate nella piazza solo le loro povere cose, tra cui le loro sedie, che si erano portati dietro credendo di doversi trasferire in un altro posto.