le baracche del campo

Descrizione

Le condizioni abitative ad Auschwitz erano proibitive, diverse a seconda del periodo e in ognuna delle tre parti del complesso concentrazionario.

Nei primi 15 mesi circa i prigionieri dormivano gli uni accanto agli altri su pagliericci che al mattino, dopo la sveglia, andavano raccolti e sistemati in un angolo della camerata. Questa operazione, ripetuta ogni giorno, faceva sbriciolare rapidamente la paglia e provocava vere e proprie nubi di polvere. In camerate larghe 5 metri i detenuti giacevano su tre file di pagliericci, costretti dai prigionieri incaricati della sorveglianza a dormire tutti su di un fianco e pigiati fino all'inverosimile per far posto a quanti non ne avevano.

Non c'è nemmeno bisogno di dire che, in tali condizioni, uscire di notte per soddisfare i propri bisogni fisiologici equivaleva alla perdita del posto per dormire.

I primi letti di legno a 3 piani furono forniti alla fine del febbraio del 1941 e vennero gradualmente installati nei blocchi nei mesi successivi. Ogni letto era provvisto di 3 giacigli, ma su ogni giaciglio dormivano 2 o più persone. A causa del sovraffollamento furono temporaneamente installate delle baracche di legno tipo stalla e vennero utilizzate anche le soffitte e le cantine. I locali sanitari erano comuni. Va sottolineato che tutte queste attrezzature vennero montate nei blocchi solo dopo l'apertura del campo: durante l'estate e l'autunno del 1940 per alcune migliaia di prigionieri funzionavano solo due pozzi che fornivano acqua per lavarsi, mentre per soddisfare i bisogni fisiologici bisognava recarsi a delle latrine provvisorie all'aperto. Anche dopo la costruzione dei gabinetti il loro uso era limitato dai diversi divieti dei detenuti incaricati. Nelle baracche in muratura i giacigli dei prigionieri erano coperti da sottili pagliericci; in quelle di legno, invece, sui letti o sulle brande vi erano giacigli di carta imbottiti di trucioli. L'umidità, l'acqua sgocciolante dai tetti, i pagliericci imbrattati di feci, peggioravano ancora di più le già terribili condizioni abitative, tanto più che di notte era vietato aprire le porte per far cambiare l'aria. I vermi imperversavano e i ratti attaccavano morti e vivi. A ciò va aggiunta la perenne mancanza di acqua per lavarsi ed i servizi igienici adeguati.

Baracche dove i prigionieri appena arrivati perdevano la loro dignità

Questo era il primo luogo in cui i prigionieri dall’essere persone diventavano numeri, venivano fatti spogliare e gli veniva fornita la divisa del campo (non necessariamente della propria taglia), venivano tagliati i capelli per evitare i pidocchi e venivano tatuati con il loro nuovo “nome” perdendo così una parte di dignità umana.

Interno di una baracca

Le baracche erano in legno ed erano divise tra quelle maschili e quelle femminili. I “letti” erano dei loculi in cui più persone dormivano, per chi ci riusciva, insieme una sopra l’latra. I prigionieri lottavano tra di loro per prendersi i posti più in alto perché durante la notte qualsiasi cosa si dovesse fare, quindi compresi i bisogni fisici, li si faceva nella baracca senza potersi alzare dal proprio letto.