Ferragosto
Racconto poetico vincitore del secondo posto
al Premio Letterario "La Marineria del Salento" 2018
C'è un'onda, nel pirico golfo di Otranto, che pare una pietra sciolta, un masso argenteo bluastro che da Matera scende le Puglie e si versa nel più barbaro incendiare di un Mediterraneo scoglioso, immane: rotto e violato come la bottiglia di un messaggio smarrito. C'è un'ondina-lapillo che balla, che scaraventa e infuoca il suo violento San Vito, dolcemente, come un roseo cuneo di febbre... Sì, quell'onda pietrosa, che s'apre nell'atroce bagliore di un'Otranto desolante e stupenda. Un angelo spezzato d'albori, è l'onda, è il mare: la vita che sanguina smisurante nell'azzurro buiore del cielo. C'è un'onda-falò, dicevo, un po' nera e volante, che forse tramuta il dolore e la morte e l'immenso in un fragile culmine d'estasi... E' lì che la bellezza-Papavero pone e fiorisce e cova le sue più dolenti spine d'eterno... E tutto mitraglia percuote e finisce di luce...
Un sasso, la riva, nulla...
E mentre nel notturno lampo dei tuoi occhi l'Agosto s'infiamma di lumi strazianti, quell'onda-Tempesta, quel tempo sparuto sospeso e tremante, è un cannone che scoppia d'amore.
E pazzo è il mio cuore sparato di notte,
una notte-infinito che esplode
e s'imbestia di noi...
Gabriele Lastrucci, Agosto 2018.
Quando irrompe l'amore
C'è un momento
Solo un momento
Che cambia veramente le cose
Più ancora di questo mio
Perfetto dolore
La morte, la vita, tutto
E' soltanto la fine del mondo
Quando irrompe l'amore...
Gabriele Lastrucci, in Contro-Verso (X), 2017.
Il Barbone: come un cane ferito
Dal Libro: Contro-Verso (X), edito da Claudio Martini Editore, 2017
di Gabriele Lastrucci
Era sporco, fradicio e puzzava come un cane ferito. Il suo volto era rugoso, d’un asfalto bagnato, e neramente, buiamente: luceva.
I passanti, sfiorandolo con il loro sguardo odioso, gli sputavano addosso il proprio schifo perbene: come una sassata. Forse era la vigilia del Santo Natale, forse... Le famiglie passavano trillando per le ferrose vie del centro. I bambini si riflettevano come angeli nelle vetrine appannate e luminose di notturni arcobaleni. In lui sferrava e si torceva e mordeva il ricordo spezzato del suo amore: di quando lei lo aveva lasciato perché offesa dalla sua fragilità, dal suo bruciante donarsi appena, perdutamente. Era tutto un oscuro, freddo incendio di solitudine il suo, adesso. E quelle risate, quei volti felici, quello straziante fiume di beatitudine inutile, quasi cattiva: lo uccideva. Non era geloso, non invidiava nulla di quella stupida leggerezza, eppure una lacrima immensamente lambiva il suo cuore cencioso e piagato da quel lontano angolo di dolore. Nulla voleva, nulla cercava, nulla era: ormai. Nel suo sguardo bruciato e vinoso guizzò il lampo di un trenino elettrico che passava fischiando... poi, ancora, nulla. Era stato bambino, come tutti, ed era stato felice e disperato, come tutti. Ormai da trent’anni il suo mondo era quella logora scatola di cartone marcito con dentro il suo universo decomposto e primitivo: qualche fiammifero, un girasole finto e strappato, una cartolina rotta di sua madre. La carne straziata da infiniti giorni di sole, di fredde lune, di piogge chiodose e infuocate. E la neve, che tutto rende così profondo e immortale. Il silenzio assoluto. Le albe e i tramonti disperati. Il vento pietroso. Le stelle infuriate, dolenti, lontane. Ecco: il suo animo: un ombrello bucato.
Si accasciò al primo rintocco della notte, su un lato, come un bambino che sogna di volare.
Chissà se ancora pensò a quell’addio violento e bellissimo che di colpo lo aveva salvato condannandolo, per sempre.
Non pianse, non rise, non.
Gabriele Lastrucci, 2017.
Citazioni dal Libro:
Contro-Verso (X), edito da Claudio Martini Editore, 2017
di Gabriele Lastrucci
da: “Immenso Sfacelo di Luce"
6 - Siamo il lampo che infuoca d’eterno la notte.
18 - Non piangere. La fine non sarà che un’interminabile genesi d’ali. Una dolente stilla di splendore. Vivi, strazia l’immortale incandescenza dell’anima, ama.
26 - La notte scava il suo sanguineo pozzo dentro al mattino: la verità è schiusa: non cessare di essere eterno.
27 - Non è che un bianco lamento d’oscurità involate: i grandi lucernari della notte, nella cui immensa nudità, dunque, viventi mortali ubriachi, bruciammo.
30 - Scarno, nudo, spezzato: ecco l’uomo, la sua essenza, nulla.
34 - L’Essere, nella sua essenza, non è: brucia, divora, sogna, impazzisce, soffre, ama, muore... Sii grande come un respiro.
36 - Vivere: quest’immenso contrario di essere.
da: “Poemi d'Estasi”
Mare-Dentro
Sono quel rosso traliccio d’elettricità. Ecco, appena: così questo nascente finire è mondo. L’intero clamore del tempo è una lama colma d’attesa. Il fatuo fiore del dolore dilaga follemente sul lampante riverbero della notte. Il mare che affiora dentro come un febbrile chiodo d’estasi. E tu: l’amore, che vieni così fuggente e tardivo a santificare di questo violento pianto, la vita.
da: “Aforismi e Frammenti”
Frammento Primo
Di tutte le infinite cose della terra
Sono riuscito a dirne appena una,
Solo mezza forse,
Ed ho fatto infinitamente di più di tutti gli altri...
La Morte, unica Verità di questo mondo,
Rende uguali,
La Vita?
Frammento Secondo
Solo una cosa mi brucia
Dentro fino alle stelle:
Perché l’essere?
Frammento Terzo
Non è l’anima ad essere immortale
Ma la sua fugace incandescenza.
Una lucente ferita
Dal Libro: Contro-Verso (X), edito da Claudio Martini Editore, 2017
di Gabriele Lastrucci
Una lucente ferita,
è appena mondo...
...Ed è una pallida notte, nerissima, questa: nell'istante immacolato e lucente di una fragile, minuscola e sparuta eternità: mentre la bellezza s'immortala nell'immensa nudità del mio cuore, del nostro spezzato cuore d'aquiloni, di fiori-razzi lanciati ed esplosi nell'infinito, in uno sputo d'universo infinito, come un nervo che inchioda l'eterno: la bellezza, elettrica e mortale e sanguigna come un bianchissimo canto d'uccelli, un lampo d'oscurità che c'illumina di notti improvvise, albine, come un'onda d'ali gloriose, questa mia, nostra lucifera notte, e il mare lontano, così vicino e fiammante, il perfetto silenzio immortale, la tua anima, la mia, ancora, per sempre, nel pazzo oltre del mai: un canto, un singhiozzo, sì, una danza piangente-involata, un blu, il rosso il fuoco il viola, un pugno incavato come una vetta, una stella-lampione sperduta, un fuggente volo d'arcobaleni esplosi d'Amen, di noi, certo, di noi: e la carne ubriaca, lo spirito straziato di gioia, il tempo smarrito e nascente, come un'alba morente che abbuia, ora: non più la fine, ma ecco: una ferita che risorge alla morte, una spinosa luce che infiora che affiora, un notturno pozzo di splendore, pianto trafitto d'estasi: ed ecco, ed ecco, ed ecco: un dolore, sì, eccomi, mio beato e santissimo fulmine di Dolore: così alto e profondo e violento: da farmi follemente amare: la vita.
Gabriele Lastrucci, in fondo alla notte, 2017.
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