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La parola a Marco Pernich, regista del laboratorio

Qualche giorno prima del debutto del 27 marzo, abbiamo incontrato all’Istituto Calvino Marco Pernich - regista del laboratorio di teatro di questa scuola - ecco cosa ci ha raccontato di sé e di questa esperienza.

Domanda: le piace fare il regista?

Marco Pernich: sì, mi piace, perché si ha un ruolo di creazione e di mediazione, faccio emergere dal testo quello che non si vede immediatamente.

D: come ha iniziato?

MP: da piccolo volevo correre in Formula 1 poi ho incominciato a fare degli spettacoli all’oratorio e solo successivamente sono andato a Milano e sono un professionista.

D: come ha iniziato a lavorare nelle scuole?

MP: ho iniziato attraverso delle insegnanti delle scuole elementari che hanno apprezzato il mio modo di lavorare e interagire con i ragazzi. Attualmente lavoro in 3 scuole tra le quali il Calvino di Rozzano. Al Calvino lavoro dal ‘98, anno in cui ho conosciuto la professoressa Glorioso. A quel tempo il Calvino era parte di un istituto più grande (con l’istituto Allende di Milano).

D: quante probabilità ci sono che uno dei suoi alunni diventi un attore?

MP: ognuno sceglie il suo percorso! Io non lavoro con i ragazzi per sfornare degli attori, ma semplicemente per loro e per il loro crescere.

D: È mai capitato che uno dei suoi alunni diventasse attore?

MP: sì, quattro o cinque e tra loro Stefania Lo Russo.

D: Ha una sua scuola di teatro?

MP: Sì, ho una scuola di teatro, che si chiama Studio Novecento.

D: quando andava a scuola anche lei ha frequentato un corso di teatro?

MP: no, io non ne volevo sapere del teatro per timidezza! Mi definisco ancora oggi un pessimo attore.

D: Come fa ad assegnare le parti teatrali?

MP: io non assegno parti. Mai. Il copione è creato insieme ai ragazzi che si organizzano e scelgono cosa interpretare.

D: Quale è stato il suo primo spettacolo rappresentato in pubblico?

MP: A livello amatoriale è stato Le Euminidi, che è la terza parte di una trilogia, l’Orestea di Eschilo.

D: Quale genere teatrale è più adatto agli studenti? Qual è il suo preferito?

MP: a me piace la tragedia, ma adoro anche l’ironia degli inglesi. Poi col tempo ho imparato a mettere in scena altri stili teatrali. Secondo me non c’è un genere teatrale più adatto di altri ai ragazzi.

D: Qual è il suo attore cinematografico preferito?

MP: nel cinema sono un po’ in difficoltà. Ne so molto poco, ma se devo proprio scegliere direi Meryl Streep e Robert De Niro.

Francesca Capriulo (I A) Riccardo Pallesca (III C) Ida Vallefuoco (III C)



Un momento dell'incontro con Marco Pernich all'Istituto Calvino

La parola a 3 dei giovani attori andati in scena

Il 7 maggio 2018, un gruppo di studenti dell’IIS Calvino ha fatto visita all’IC Garofani e ha incontrato la redazione dell’Atelier Digitale. Ecco cosa hanno chiesto i giovani redattori dell’Atelier a Cristian, Clelia e Matilde.

Qual è il titolo dello spettacolo che avete preparato?

Il titolo che abbiamo scelto per la nostra opera è “Tebe Carro Cenere Corona”.

Com’è stata scelta la storia?

Ci siamo riuniti, abbiamo fatto un brainstorming, ognuno ha dato la sua idea e poi sommando tutto abbiamo trovato un argomento che raccogliesse tutte le nostre idee: abbiamo creato così la storia di Cadmo e Armonia. Più che altro, il nostro punto di partenza sono state le Metamorfosi [opera di Ovidio] e da lì siamo arrivati a raccontare la storia di Cadmo e Armonia.

Come mai vi siete interessati alle Metamorfosi?

Più che altro c’è l’hanno proposto. Avevamo molte idee e questa ci ha incuriosito e siamo stati tutti d’accordo

In che epoca è ambientata la storia?

Quello in scena è un mondo epico e mitico. I protagonisti sono gli dei dell’Olimpo. Tutte le loro storie accadono in quel periodo mitologico.


Cosa vi ha ispirato nella stesura della trama?

Partiamo sempre da un testo. Poi, con quello che ci ricordiamo, ci facciamo guidare da Marco Pernich e Stefania Lo Russo [gli esperti che conducono il laboratorio] e pian piano tutto prende vita. Usiamo il testo solo come base.

Quindi il testo originario viene modificato?

Sì, un pochino. Anche negli anni scorsi abbiamo usato delle storie di base un po’ modificate.

Quali sono i personaggi?

Non c’è un personaggio principale e non c’è un protagonista, dal punto di vista del ruolo di noi attori. Siamo tutti allo stesso livello. Magari c’è una persona che spicca un po’ di più. In due delle storie di questo spettacolo, Zeus ha il ruolo più importante, e tutto gira intorno a lui.

C’è anche un narratore?

Sì e no, nel senso che anche in questo caso lo eravamo un po’ tutti a turno. Ermes era il personaggio che narrava un po’ di più.

Chi si occupa dei costumi e della scenografia?

La scenografia è costituita da noi stessi attori. Anche i costumi li facciamo noi. Non andiamo a comprarli, ma cerchiamo di usare cose che già abbiamo, non andiamo mai a cercare il dettaglio.

Vi divertite a provare?

Quando proviamo le parti e viene tutto liscio, ci divertiamo. Quando c’è la prova generale un po’ meno.

Ci sono anche i suggeritori?

Siamo tutti suggeritori. Se qualcuno dimentica una battuta, interviene qualcun altro o qualcuno ti fa ricordare quello che devi dire.

Giovani studenti/attori a confronto con giovanissimi redattori nell'Atelier Digitale dell'ICS di via Garofani


Come è andato lo spettacolo del 27 marzo?

Meglio di quanto ci aspettassimo. Siamo stati contentissimi! Pensavamo che lo spettacolo sarebbe stato una ‘tragedia’ come le prove generali. Questa volta abbiamo portato in scena una commedia e le commedie sono più difficili da recitare. Alla fine ci siamo divertiti sia noi sia il pubblico.

Come vi siete sentiti davanti al pubblico?

‘C’è sempre un po’ di ansia, ma Marco Pernich ci fa fare un lavoro di concentrazione e, lavorando sulla respirazione ci toglie l’ansia e lo stress.

Vi piacerebbe continuare il percorso iniziato con questo laboratorio?

Noi vorremmo continuare anche dopo la fine della scuola secondaria, andando a Studio Novecento [l’associazione - http://www.studionovecento.com - di cui Marco Pernich è direttore artistico]. Ormai è diventata una passione.

Silvano Antonelli (II B)

"Quest'anno è stato davvero bello lavorare con i ragazzi", parola di Stefania Lo Russo

Durante la nostra visita di marzo abbiamo intervistato anche Stefania Lo Russo, che collabora da molti anni con il regista Marco Pernich nell’organizzazione del laboratorio.

Le abbiamo chiesto:Cosa vi ha spinto a organizzare un laboratorio di teatro?”. Stefania Lo Russo non ha dubbi: “La passione prima di tutto!”. Prosegue, “Anch’io ho iniziato a recitare per divertimento - dato che volevo fare l’archeologa - e poi questo è diventato un lavoro. Nella vita ora faccio l’attrice e l’insegnante di teatro”.

“ I ragazzi come si comportano in genere?” “Generalmente bene, comunque ogni gruppo è diverso e ognuno ha le sue caratteristiche” afferma sorridente. Alla domanda “Si trova meglio con i nuovi o i 'vecchi' iscritti?” aggrotta le sopracciglia e con tono sincero ammette: “È interessante lavorare con entrambi i gruppi, ma preferisco quelli con più esperienza”. “Sono tutti bravi a recitare?” “Certo, a modo loro. Tutti hanno delle caratteristiche diverse che si contraddistinguono”.

Dopo essere stati interrotti dal rumoroso bisbigliare delle professoresse riprendiamo: “Un aspetto positivo e uno negativo del laboratorio di quest’anno?” “Positivo: quest’anno è stato molto bello lavorare con i ragazzi anche se alcune volte si distraggono e quindi dobbiamo riprenderli”. Incuriositi chiediamo a Stefania se un suo alunno fosse mai diventato un vero attore: “Sinceramente no, che io sappia”.

“Quanti spettacoli vengono preparati ogni anno?”: “Generalmente uno per ogni gruppo, anche perché incominciamo a lavorare nella prima parte dell'anno scolastico.”

“Avete mai partecipato a concorsi di teatro”: “Sì, ma prediligiamo i festival, dove non vi è premiazione”. Ida Vallefuoco (III C)

5 domande alla prof. ssa Maria Camilla Glorioso

Abbiamo posto 5 domande anche alla prof.ssa Maria Camilla Glorioso che segue il laboratorio di teatro dell'IIS Calvino da moltissimi anni.

1. Come sono i ragazzi quest’anno?

“I ragazzi sono belli e sono tutti diversi l’uno dall’altro. Il gruppo avanzato (i ragazzi più grandi) è composto dalle persone che hanno già lavorato e il gruppo di base è formato quest'anno solo da ragazze, meno esperte ma curiose e interessate”

2. Qual è stata la cosa più bella del laboratorio di quest’anno?

“La cosa più bella per me è stato vedere come ha lavorato il gruppo avanzato nella costruzione di uno spettacolo tratto dalle Metamorfosi di Ovidio”

3. Qual è stata la cosa più faticosa del laboratorio di quest’anno?

“La cosa più faticosa di quest’anno - così come negli anni passati - è stato fare in modo che i ragazzi frequentassero con costanza!”

Marco Pernich e la prof.ssa Glorioso introducono lo spettacolo del 27 marzo 2018 all'Auditorium dell'Istituto Calvino



4. Qual è la qualità più importante per uno studente/attore?

“Secondo me non c’è una qualità importante ma la curiosità è quella più importante, la voglia di mettersi in gioco e provare le proprie capacità con il coraggio”

5. Qual è la qualità più importante per un docente di teatro?

“Per me è l’interesse che deve avere nei confronti dei ragazzi, un occhio attento per guardarli e vederli per come sono.”

Chiara Mahaylage (III A) Aurora Mastrandrea (II B)

Prima allievi e ora educatori teatrali!

A dare una mano a Marco Pernich e Stefania Lo Russo durante l'anno scolastico 2017/2018 ci sono stati anche due giovani educatori teatrali, Nabil e Federico. Abbiamo posto qualche domanda anche a loro. Ecco cosa ci hanno raccontato.

"Abbiamo voluto provare questa esperienza come educatori teatrali, perché siamo sempre stati dalla parte degli alunni e da quest’anno abbiamo avuto la possibilità di capire di come funziona davvero il laboratorio teatrale, provando a seguirlo dalla parte di chi ha la responsabilità di organizzarlo.”

Nabil sta facendo la scuola di teatro ora e ha fatto in passato diversi spettacoli. "I ragazzi sono interessati al lavoro", assicurano. "I ragazzi che partecipano quest'anno per la prima volta ci hanno dato molto spunti di riflessione, facendoci ripensare a cosa comporta partire da zero".

Quindi, aggiungono: “Il nostro obiettivo nelle educazione teatrale non è di far recitare i ragazzi ma di aiutarli nella formazione di una propria coscienza critica e nel cercare di farli crescere e unire come gruppo. In un laboratorio di questo tipo, recitare bene è un aspetto secondario. Lo spettacolo verrà bene e sicuramente, ma non è questo lo scopo principale.”

Quindi abbiamo chiesto loro di indicare un aspetto positivo e uno negativo del lavoro di quest'anno, ecco come hanno risposto: “Un aspetto negativo è stato la difficoltà mostrata dai ragazzi nell'ascoltare, sia i compagni sia noi. Ci è voluto un po' di tempo perché cominciassero a capirsi davvero quando parlavano tra loro e a guardarsi davvero e ascoltare quello che gli veniva detto.Un aspetto positivo è che alla fine si è creato un gruppo all'interno del quale i ragazzi si vogliono bene.”

Nawal Halibi (II A) Chiara Mahaylage (III A) Aurora Mastrandrea (II B)

Nabil e Federico, prima allievi, ora si dedicano a formare i ragazzi più giovani di loro