LIBRI

AMORE = A-MORS, SENZA MORTE

Oggi la situazione ci sta sfuggendo di mano. Diamo poco peso a tutto. Veniamo a conoscenza di catastrofi, stragi, femminicidi, e riusciamo a rimanere indifferenti, piagnucolando per qualche secondo per poi cambiare canale, in cui magari danno un programma comico. Diamo troppo poco peso alla violenza sulle donne ma questa è un problema attuale ed evidente. C’è l’uomo, dominatore, e la donna, che soffre in silenzio. Inconcepibile. Fiumi di sangue versati per l’amore. Ma a volte l’amore non è amore, è possessione o illusione. La letteratura ne parla. Vogliamo citare due opere di epoche differenti ma di grande attualità: L’Illusione, di Federico de Roberto (1890) e Ferite a morte di Serena Dandini (2013), due libri diversi ma che non parlano solo di donne ma di donne e di uomini.

Federico De Roberto (1861-1927) pubblica L’Illusione nel 1890, nel pieno del suo periodo milanese dove viene a contatto con altre menti del suo tempo come Verga e Capuana. Nella sua opera racconta la vita di una donna aristocratica: Teresa Uzeda Palmi che è accompagnata dal lettore durante le sue turbe e i suo amori passionali e coinvolgenti.

Serena Dandini (1954) pubblica il libro Ferite a morte nel 2013. In questa opera, l’autrice, attraverso dei monologhi, racconta le storie, spesso mai raccontate prima, di donne vittime di violenze. Dice l’autrice “Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare in modo diverso l’esistenza delle vittime di femminicidio”. La Dandini parlerà del tema Violenza sulle Donne non solo con monologhi ma anche con dati statistici ricavati da importanti indagini condotte da associazioni come Amnesty International ed Equality Now.

Entrambe queste opere parlano di “amore” che, in verità, non può essere definito tale, perché l’amore non è violenza. Teresa, nell’opera del De Roberto, è costretta a sposare un uomo che non ama, come d’uso al tempo. Ma la vera particolarità sta nel fatto che l’autore si cala nella relazione tra Teresa e Guglielmo che spesso la insulta, la scredita e la minaccia, utilizzando come arma la completa estraneità della moglie.

Teresa è una bella donna che ama corteggiare ed essere corteggiata, vive a Palermo dove si è trasferita dopo una permanenza a Milazzo. Si innamora di un giovane coetaneo ma è promessa in sposa ad un uomo di antica famiglia, che non la ama: Guglielmo Duffredi. Eppure per un periodo non irrilevante Teresa crede che quello sia amore. Potremmo dire meglio che Teresa si illude del suo amore con Guglielmo, non a caso De Roberto da questo titolo alla sua opera. E’ proprio così nelle storie di Ferite a morte: in quei monologhi non si parla di amore, si parla di una relazione malata, definita erroneamente amore che sfocia nella violenza fisica e psicologica. In entrambi i casi queste relazioni sono tenute salde da non altro che “Illusioni”, ma c’è una differenza. Una grande differenza che ci fa capire che L’Illusione rimane un’opera letteraria, e rimane nella finzione della letteratura, mentre le storie di Ferite a morte, sono più che vere. Teresa riuscirà a disilludersi, che non è cosa facile, e a compiere un atto importante per la sua vita e molto simbolico: fugge via a Roma, per vivere con l’amante Paolo Arconti. Ed è questo l’atto che ognuno di noi, e le donne in questo caso, dovremmo fare per riuscire a fuggire da qualcosa che in verità fa male nonostante non lo crediamo. L’incapacità di fuggire, come ha fatto Teresa, che per altre donne può significare parlare, denunciare porta le donne del libro di Serena Dandini alla morte per mano dell’amato. Ma non finisce qui. Perché coloro che riescono a fare questo grande passo rischiano ancora: la vendetta, assetata di sangue.

Il racconto “Occhi di Gatto” di Ferite a morte è ambientato in Iran e la protagonista è costretta a sposare un uomo di quarant’anni. Ben presto conosce l’amore che le è stato negato: al mercato di Tabriz conosce un giovane mercante di stoffe con gli occhi di gatto. Tradisce il marito e viene scoperta: in Iran una donna non può tradire senza pagarne le conseguenze: la pena è la lapidazione. Qui la vendetta costa la vita. Nell’opera di De Roberto la vendetta è di certo meno crudele ma comunque evidente. Il marito, dopo la fuga di Teresa e la scoperta del tradimento con Arconti, diffama la donna e a Palermo si sparge la voce della cattiva condotta della Uzeda. Per questo Teresa non potrà tornare in Sicilia per molto tempo, cosa per cui soffrirà molto.

Allora non lasciamoci illudere da rose e cioccolatini, cerchiamo di capire cosa è amore e cosa no, nonostante sia molto difficile. Amiamoci prima di amare gli altri e ricordiamoci che c’è sempre la possibilità di dire no e di cambiare la nostra situazione, fino alla fine.

VITTORIA CAUSARANO (IV GINNASIO C)

CARMELO NAPOLITANO (IV GINNASIO A)