Platone

Riccardo Ferrari, Giorgio Florean, Alessio Francescato, Miriam Laino, Maria Sommaruga

IL MITO DELLA CAVERNA

Il mito più famoso di Platone si trova nel dialogo Repubblica e riassume tutto il suo pensiero.

E’ un mito pedagogico, didattico-espositivo, indirizzato verso l’educazione (paideia) all’idea del Bene e finalizzato, in particolare, ad educare il vero politico che per Platone veniva rappresentato dal filosofo-politico.

Il mito ha lo scopo di educare all’idea del Bene ed è rivolto al filosofo politico.

Inizia con la descrizione della caverna, un semicerchio con l’apertura rivolta verso la luce. In essa ci sono degli uomini che vivono lì da quando erano fanciulli, sempre con il viso rivolto al fondo della caverna. Dietro gli uomini c’è un muro e dietro al muro c’è un fuoco che arde. I prigionieri sono incatenati e non possono girarsi, in questa condizione possono solo guardare verso la profondità della cavità.

Dietro il muro ci sono degli uomini con degli attrezzi, degli oggetti/statue in mano. Alcuni parlano, altri no. Questi uomini fanno scorrere delle sagome umane e degli oggetti sopra il muro, creando delle ombre che si vedono sul fondo della caverna, come fosse il teatro dei burattini.

Che cosa vedono i prigionieri? Solo le ombre proiettate, solo i riflessi creati dalla luce che è alle loro spalle. Gli uomini incatenati attribuiscono le voci che sentono alle ombre, associando ad ogni riflesso una voce. Per questi prigionieri la realtà sono le ombre proiettate e pensano che sia la sola e vera realtà esistente.

Platone poi prova ad immaginare che uno schiavo viene sciolto dalle catene, viene liberato con la possibilità di voltarsi e andare oltre il muro. L’uomo inizialmente è confuso e prova dolore perché non è mai stato abituato a vedere la luce che c’è oltre il buio.

Viene portato vicino al muro, dietro il muro c’è la realtà e gli viene detto di riconoscere le cose che scorrono e creano le ombre, gli viene chiesto cosa sono. Inizialmente, lo schiavo ritiene che le ombre sono più vere degli oggetti.

Con questa metafora si vuol far capire che, quando siamo legati alle nostre certezze, facciamo fatica ad abbandonarle per nuove conoscenze, siamo legati a pregiudizi e credenze difficili da lasciare. Anche se la nostra credenza è sbagliata, togliercela è difficile, perché richiede fatica. Senza far fatica non si cambia, le catene dello schiavo rappresentano le cattive abitudini che ci attaccano all’ignoranza.

Con forza lo schiavo viene portato verso l’uscita della caverna, la salita è aspra e erta, questa salita corrisponde all’ultimo percorso della conoscenza.

Il prigioniero ora è fuori dalla buia caverna e vede la luce accecante del Sole, rimane abbagliato, si irrita, perché è stato tolto dall’abitudine e non riesce a guardare subito il mondo esterno, non è abituato alla luminosità.

E’ passato da un luogo scuro, metafora del mondo immanente, allo spazio esterno, il mondo trascendente, dal luogo buio, con le sue percezioni sensibili, al fuori, all’intellegibile e ora sta vedendo la verità.

Lo schiavo comincia ad abituarsi gradualmente all’esterno, guarda prima i riflessi degli oggetti dentro l’acqua, poi guarda gli enti intorno a sé, poi vede il cielo illuminato dalle stelle e infine riesce a vedere il Sole, cioè il Bene.

Il Sole è il principio di tutto e rappresenta la perfezione che si manifesta nel Bene.

L’uomo ha fatto fatica ad abituarsi e a mettersi in discussione, la salita è stata aspra e ripida. Ora, avendo conosciuto il Bene, prova compassione per i suoi compagni che sono nel buio dell’ignoranza, ma non prova nostalgia per il passato. Uscito dalle vecchie abitudini e conquistata la conoscenza, non vuole tornare nell’ombra delle credenze.

I SIGNIFICATI

Il mito ha un significato che trova una corrispondenza nella dottrina delle idee e ogni allegoria ha una sua precisa funzione:

- la caverna buia è il mondo sensibile

- gli schiavi incatenati sono coloro che sono inconsapevoli dell’esistenza del mondo delle idee

- le catene sono le parti meno razionali dell’anima che non permettono all’uomo di conoscere la realtà e, pertanto, la verità e il Bene io avevo capito che fossero le abitudini

- le ombre sono l’immaginazione (eikasia)

- le sagome sono gli oggetti del mondo sensibile e raffigurano la credenza (pistis)

- la liberazione dello schiavo dalle catene è il momento in cui inizia l’educazione che porta alla conoscenza, la liberazione dai pregiudizi

- l’uscita dalla caverna rappresenta l’entrata nel mondo delle idee

- le immagini riflesse nell’acqua e le stelle sono le idee matematiche che portano alla ragione discorsiva (dianoia)

- il Sole è l’idea del Bene, l’assoluta conoscenza della verità

- il ritorno nel buio della caverna è la missione del filosofo che non si tiene tutto per sé, ma vuole educare e condividere la conoscenza anche con gli altri. Solo con questa azione l’uomo sarà un vero filosofo

- l’uccisione dello schiavo è il destino che viene riservato a chi vuole liberare gli uomini dalle loro passioni, causa del loro restare incatenati al mondo apparente.

CAVERNA Moderna

CAVERNA antica

Il mito della caverna è divenuta una metafora che simboleggia quanto i mass media influenzino e dominino l'opinione pubblica, interponendosi tra individuo e notizie, manipolando quest'ultima secondo necessità.

I COMMENTI

NIETZSCHE

Quello stupore che l’uomo prova dinanzi al mondo che lo circonda e con il quale il filosofo, in una dimensione autentica dell’esistenza umana, intrattiene un rapporto che va al di là della semplice conoscenza, rappresenta un vero e proprio sconvolgimento: il sentimento di sconvolgimento e di stupore che, secondo il mito della caverna l’uomo prova uscito all’aperto nel momento in cui é investito dall’abbigliamento luce del sole.

HEIDEGGER

L’uomo che esce dalla caverna non può non essere stravolto dal panorama dei nuovi orizzonti che gli si aprono dinanzi agli occhi sotto la luce del sole: il suo vedere è davvero disvelamento, un togliere le tenebre ai propri occhi, investiti dalla luce del sole che rappresenta l’idea di bene.