Elisa Bossi, Saul Ghiani, Fabio Oliva, Tommaso Ossola, Matteo Rigoli

“L'essere è e non può non essere


PARMENIDE DI ELEA

La via della verità

"L'essere è e non può non essere". Con questa spiegazione Parmenide spiega la via dell' aletheia, il disvelamento della verità. Da ciò si deduce che possiamo parlare e pensare solamente dell’essere perché è; se provassimo a parlare e a pensare il non essere, non penseremmo e non parleremmo di nulla.

Parmenide ha dedotto la via della verità da tre principi logici:

  • Principio di identità A=A - il soggetto è uguale al predicato e viceversa. "L'essere è essere"

  • Principio di non contraddizione A=A diverso da B - "L'essere è e non può non essere"

  • Principio del terzo escluso se A=A allora B=0- "se l'essere è essere, il non essere non è dato"





Le caratteristiche dell’essere






Parmenide per primo ha tematizzato il concetto di "essere" .

Di esso si può dire che «è e non può non essere», mentre il non essere «non è e non può in alcun modo essere».

Rispetto al mondo del divenire e del molteplice, esso rappresenta ciò che rimane stabile, univoco, che è e non può non essere, che non muta, non è generato, è finito e dunque perfetto, indivisibile, immobile ed eterno, cioè senza inizio né fine. È «la ben rotonda verità», che non muta con il mutare delle cose.

Grazie alla dimostrazione per assurdo si individuano le caratteristiche dell'essere:


  1. INGENERATO

  2. IMPERITURO

  3. IMMOBILE

  4. UNICO

  5. INDIVISIBILE

  6. FINITO



Ragionamenti di Parmenide per dedurre le caratteristiche dell'essere


• L'essere è, in primo luogo, ingenerato e incorruttibile: se fosse generato, sarebbe derivato da un non essere, il che è assurdo, dato che il non essere non è; oppure sarebbe derivato dall'essere, il che è ugualmente assurdo, perché, allora, già sarebbe.

L'essere non ha un "passato", perché il passato è ciò che non è più, e neppure un "futuro", che non è ancora, ma è presente, eterno, senza inizio né fine

• L'essere è anche immutabile e immobile, perché mobilità e mutamento avvengono nel tempo e suppongono un non essere verso cui l'essere dovrebbe muoversi o in cui dovrebbe mutarsi.

L'essere è indivisibile e indistinguibile in parti differenti, quindi è un continuo tutto uguale, in quanto ogni differenza implica il non essere e quindi non è.

• Parmenide, poi, afferma che l'essere è limitato e finito, nel senso che è compiuto e perfetto, perciò lo rappresenta come una sfera, la figura che già per i pitagorici indicava la perfezione.

• Una simile concezione dell'essere implica l'attributo dell'unità, che Parmenide menziona di passaggio, ma che sarà portato in primo piano soprattutto dagli allievi.



Doxa fallace


Secondo Parmenide, i sensi ti portano lungo la via dell’errore, che ammette anche il non essere. È la via percorsa da coloro che per conoscere utilizzano solamente i sensi e non sanno decidere tra essere e non essere, infatti li considerano entrambi.

Così facendo, essi ammettono l’esistenza del non essere, nonostante questo non sia.



Doxa plausibile


I cinque sensi percepiscono una molteplicità di enti che sono generati, corruttibili, mobili e o immobili, divisibili, cioè che hanno tutte le caratteristiche opposte all'essere. Dunque Parmenide deve trovare un accordo fra quello che stabilisce la ragione e ciò che dimostrano i sensi. Questo accordo lo troviamo nella terza via: la doxa plausibile. Ogni ente è essere perché esiste, quindi è una parte o manifestazione particolare di quell'intero unico, immobile, ingenerato, eterno, finito, indivisibile e sferico che è l'essere. Si cade in errore quando si crede che queste singole parti non facciano parte di un interno, ma che siano in sè e per sè.