Percorso pellegrino: Legnano-Rho
Accessibilità carrozzine mobilità ridotta: NO
Traccia GPS: clicca qui
Partenza: Santuario di S. M. delle Grazie di Legnano (MI) o Santuario di Dio il Sà di Parabiago (MI)
Percorso: 17 km pianeggianti, da percorrersi con attrezzatura trekking leggera di stagione. Percorso eventualmente parzializzabile al Santuario di Dio il Sà di Parabiago (MI).
Logistica : il percorso parte dal Santuario di Legnano, raggiungibile da Milano tramite linea FF.SS. Milano-Varese. Per il rientro, Fare riferimento alla Stazione FF.SS. di Rho, dalla quale partono treni frequenti con fermata sia a Parabiago che a Legnano.
Santuario della B. Vergine Addolorata, Rho (MI)
Sul luogo dove oggi si trova il santuario nel 1522 venne eretta una piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve, in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta da un aristocratico dell'epoca. Sul piccolo altare venne posto un quadro, il cui autore ci è oggi sconosciuto, raffigurante una Pietà. Il 24 aprile 1583, secondo i resoconti dell'epoca, quel quadro fu protagonista di un evento miracoloso: pianse lacrime di sangue.
Dopo un'indagine sull'accaduto, l'arcivescovo, il futuro San Carlo Borromeo, ordinò all'architetto Pellegrino Tibaldi la progettazione di un santuario per il culto mariano allo scopo di commemorare il miracolo. La posa della prima pietra avvenne solo un anno dopo, il 6 marzo 1584, e il nuovo luogo di culto avvolse la piccola cappella, che pure oggi è ancora accessibile dall'esterno. Nell'ottobre di quell'anno San Carlo tornò nuovamente a Rho, ospite dei conti Simonetta, e prese alcune decisioni riguardo al Santuario in costruzione: metà delle elemosine sarebbero andate ai sacerdoti del Collegio dei Padri Oblati, ai quali venne conferito il compito di supervisionare la costruzione della struttura e la loro futura gestione. Non molti giorni dopo San Carlo morì e gli succedette Gaspare Visconti, che con un decreto confermò la volontà dell'illustre predecessore. La parrocchia di Rho non accettava questa soluzione, desiderando il controllo della situazione, ma a favore degli Oblati si schierò anche il papa Gregorio XIV.
Nel 1586 il santuario, sebbene ancora in lavorazione, venne già aperto al culto dal cardinale Visconti e Federico Borromeo: l'affresco della Pietà fu posto sull'altare maggiore, dove si trova tuttora. Da quel momento in poi però l'edificazione del luogo di culto fu lenta e richiese in tutto circa tre secoli. Nel 1694 vennero poste le fondamenta per il peristilio che avrebbe dovuto abbellire il santuario secondo il progetto del Tebaldi. Il 4 aprile 1721 fu ufficialmente costituito il Collegio dei Padri Oblati, per la cui edificazione viene prescelto il terreno accanto al Santuario, impedendo di fatto la realizzazione del peristilio. Nel 1751 sorsero problemi per un'altra intuizione del Tibaldi: la cupola venne considerata troppo costosa dal rettore del collegio, padre De Rocchi, perciò l'architetto Giuseppe Merlo fu incaricato di rivedere il progetto. Le quattro colonne del progetto originale furono sostituite con quattro archi appoggiati su otto pilastri, riducendo gli ornamenti esterni della cupola e del lucernario. I fondi andarono comunque esauriti e i lavori poterono ricominciare solo dopo qualche anno, quando venne completata la cupola, alta 54 metri con un diametro di 18.
Il 4 aprile 1755 la chiesa fu consacrata in una cerimonia dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli, che la intitolò alla Regina dei Martiri. Lo stesso cardinale diede una forte spinta alla conclusione dei lavori di edificazione del santuario, sia per quanto riguarda la cupola, di cui si è detto sopra, sia per quanto riguarda la torre campanaria, progettata da Carlo Giuseppe Merlo e Giulio Galliori, costruita nel 1759[2] ed alta 75 metri, grazie a questa altezza è la costruzione più alta di Rho e uno dei campanili più alti dell'Arcidiocesi di Milano. Al termine dell'era napoleonica, anche la facciata venne ridisegnata, lavoro compiuto dal neoclassico Leopold Pollack.
Nel 1876 vennero finalmente avviati del collegio (in attesa da un secolo e mezzo), ultimato nel 1911. La costruzione del santuario invece risultò compiuta nel 1888 quando venne montato l'ultimo insieme di campane. Il santuario fu inaugurato ufficialmente e solennemente dal cardinale Andrea Carlo Ferrari nel settembre 1895; nel 1923 Papa Pio XI lo promosse al grado di Basilica romana minore.
Il santuario presenta una pianta a croce latina, a navata unica con quattro cappelle per lato, con una lunghezza di 74 metri ed un transetto di 43 metri; queste misure lo rendono una delle più grosse basiliche della Lombardia. La cupola è alta 54 metri, il campanile 75 metri. La struttura ricalca sostanzialmente il progetto iniziale di Pellegrino Tibaldi, a parte la rinuncia al quadriportico che doveva essere eletto di fronte alla facciata. La cupola, decorata da lesene binate in stile corinzio e da otto finestroni, fu progettata da Carlo Giuseppe Merlo e costruita fra il 1752 ed il 1764. La facciata è stata invece realizzata sul progetto neoclassico di Leopold Pollack, preferito ad altri di Carlo Benedetto Merlo e Luigi Cagnola; è ornata da due gigantesche statue di profeti e da bassorilievi neoclassici di Grazioso Rusca.
Il santuario dell'Addolorata conserva numerosi dipinti di celebri pittori barocchi lombardi. Risale al 1603 la decorazione della cappella di San Giuseppe per mano di Camillo Procaccini e della sua scuola, compresa una pala d'altare raffigurante il Riposo nella fuga in Egitto. Nella cappella di San Giorgio invece si possono ammirare affreschi del Morazzone, realizzati fra il 1614 ed il 1615, ed una pala d'altare di Giovanni Ambrogio Figino raffigurante San Giorgio e il drago (1606). La cappella di San Carlo fu decorata Andrea Lanzani in stile barocco nel 1684. Nella cappella dedicata a san Giovanni Battista la pala d'altare è opera della mano del Fiammenghino, in quella di Sant'Anna il dipinto è stato realizzato da Carlo Vimercati (1714). Nella navata si trovano affreschi eseguiti da Giuseppe Carsana (1868-1889) e da Luigi Morgari (1890-1895) con la collaborazione di Achille e Angelo Secchi. Numerosi altri dipinti sono distribuiti in diverse parti del santuario, fra cui un Martirio di santa Caterina del Procaccini.
L'altare viene realizzato nel XVII secolo e poi ampliato su progetto di Gaetano Moretti verso la fine del XIX secolo, decorato con statue in marmo di Antonio Carminati e in bronzo di Eugenio Bellosio e Giovanni Lomazzi. La pala d'altare, seicentesca, è di Cristoforo Storer e ritrae la posa della prima pietra del Santuario da parte di San Carlo. Il coro in legno è opera di Antonio Maria Pozzi (1747), mentre di poco posteriori sono i pulpiti e gli organi, realizzati dal maestro Benedetto Cazzaniga. Lavori di riammodernamento dell'altare sono stati conclusi il 24 aprile 1998 con una cerimonia di riconsacrazione presieduta dal cardinale Carlo Maria Martini; la nuova struttura, in marmo di Candoglia, presenta statue disegnate da Floriano Bodini. All'arco sovrastante il presbiterio è fissato un Crocifisso intagliato in legno con angeli, creazione di Giuseppe Antignati (1765).
[fonte: Wikipedia]