Percorso pellegrino: Milano QT8-Milano S. Celso
Accessibilità carrozzine mobilità ridotta: SI
Traccia GPS: clicca qui
Partenza: Il percorso è tutto cittadino e parte dalla Chiesa di S. Maria Nascente in QT8 (raggiungibile con linea MM1, fermata QT8).
Percorso: 8 km pianeggianti cittadini, da percorrersi con attrezzatura trekking leggera di stagione.
Logistica: Vengono visitate le due Chiese giubilari di S. Ambrogio e S. Maria dei Miracoli, per il rientro dal punto di arrivo finale utilizzare la più vicina stazione metropolitana MM3, Crocetta oppure i mezzi di superficie.
Basilica di S. Ambrogio, Milano
La basilica di Sant'Ambrogio è una delle più antiche chiese di Milano. Si trova in piazza Sant'Ambrogio e rappresenta non solo un monumento dell'epoca paleocristiana e romanica, ma anche un punto fondamentale della storia milanese e della Chiesa ambrosiana. È tradizionalmente considerata la seconda chiesa per importanza della città dopo il Duomo di Milano. Insieme alla basilica prophetarum, alla basilica apostolorum ed alla basilica virginum, la basilica martyrum è annoverata tra le quattro basiliche ambrosiane, ovvero quelle fatte costruire da sant'Ambrogio.
Edificata tra il 379 e il 386 in epoca romana tardoimperiale per volere del vescovo di Milano Ambrogio, nell'epoca in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402), venne quasi totalmente ricostruita assumendo l'aspetto definitivo tra il 1088 e inizio XII secolo. Della chiesa originale paleocristiana del IV secolo la nuova basilica dell'XI secolo ereditò scrupolosamente la pianta: tre navate absidate senza transetto con quadriportico antistante. Il suo complesso architettonico è composto dal monastero di Sant'Ambrogio, dalla canonica di Sant'Ambrogio, dalla chiesa di San Sigismondo e dalla basilica. È una delle basiliche paleocristiane di Milano.
Notevoli, da un punto di vista artistico, sono il portale dell'ingresso principale della basilica, che è caratterizzato da una minuziosa decorazione a rilievo, l'altare di Sant'Ambrogio, realizzato tra l'824 e l'859 da Vuolvino su commissione dell'arcivescovo di Milano Angilberto II e avente un prezioso paliotto aureo in rilievo con pietre incastonate su tutti e quattro i lati, il ciborio di epoca ottoniana, che si poggia su quattro colonne in porfido rosso e che presenta, sulle quattro facce, altorilievi in stucco, nonché il catino absidale, che è decorato da un mosaico che risale all'XI secolo, e il sacello paleocristiano di San Vittore in ciel d'oro, che risale al V secolo e che ha una volta completamente decorata da foglia d'oro. Il sacello di San Vittore in ciel d'oro ha le pareti laterali ricoperte da un mosaico dove sono raffigurati sei santi, tra cui sant'Ambrogio; quest'ultima è la più antica raffigurazione conosciuta del santo milanese.
L'antica Milano romana (Mediolanum) sovrapposta alla Milano moderna. Il rettangolo più chiaro al centro, leggermente sulla destra, rappresenta la moderna piazza del Duomo, mentre il moderno Castello Sforzesco si trova in alto a sinistra, appena fuori dal tracciato delle mura romane di Milano. Al centro, indicato in rosso salmone, il foro romano di Milano, mentre in verde il quartiere del palazzo imperiale romano di Milano. La basilica di Sant'Ambrogio è stata edificata tra il 379 e il 386 in epoca romana tardoimperiale per volere del vescovo di Milano Ambrogio, nel periodo in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 d.C. al 402 d.C.), venendo costruita fuori dalle mura romane di Milano, non lontano da Porta Vercellina romana, in una zona in cui erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane.
La basilica attuale rispetta scrupolosamente la pianta dell'antica basilica paleocristiana voluta da 000Ambrogio: tre navate absidate senza transetto con quadriportico antistante. La basilica paleocristiana possedeva un tetto di legno, con la parte centrale a doppio spiovente e le due parti laterali a spiovente singolo. Dell'antica basilica paleocristiana, oltre alla pianta, è rimasto molto poco: una base di una colonna della navata sinistra, l'ornato della porta d'ingresso, che è conservato al Museo diocesano di Milano, il sarcofago di Stilicone, le colonne che sorreggono il ciborio sopra l'altare e i resti della decorazione del coro, oggi conservate presso l'antiquarium del Tesoro della basilica. Le prime modifiche la basilica le subì nel V secolo, quando era vescovo di Milano Lorenzo I di Milano, che decise di elevare il pavimento del presbiterio dotandolo di lastre di marmo accostate con la tecnica di opus sectile e di realizzare due cappelle funerarie absidate, una delle quali è il sacello di San Vittore in ciel d'oro, che è giunto sino a noi.
Nel 784 l'arcivescovo di Milano Pietro I fondò un'abbazia benedettina, approvata da Carlo Magno nel 789. A questa fu aggiunta una canonica, che doveva servire le necessità della comunità laica della città. Il vescovo Angilberto II (824-859) fece aggiungere una grande abside, preceduta da un ambiente sovrastato da volta a botte, sotto il quale si svolgevano le funzioni liturgiche.
La basilica ha preso il definitivo aspetto tra il 1088 e il 1099 quando, sulla spinta del vescovo Anselmo III da Rho, venne radicalmente ricostruita secondo gli schemi dell'architettura romanica. Venne mantenuto l'impianto a tre navate (senza transetto) e tre absidi corrispondenti, oltre al quadriportico, anche se ormai quest'ultimo non serviva più a ospitare i catecumeni, trasformandosi in luogo di riunione. Gli interventi dell'XI secolo comportarono inoltre la realizzazione delle volta della navata centrale, in sostituzione di una precedente copertura in legno. Le volte delle navate laterali risalgono invece a un periodo precedente.[7] Tra il 1128 e il 1144[9] venne innalzato il secondo campanile, quello più alto a sinistra della facciata, detto dei canonici. Il tiburio fu aggiunto verso la fine del XII secolo ma crollò ben presto (6 luglio 1196): venne subito ricostruito, con la particolare conformazione esterna caratterizzata da gallerie con archetti pensili su due registri sovrapposti.
In epoca altomedioevale la basilica divenne la sede tradizionale dove avveniva l'incoronazione a re d'Italia degli imperatori del Sacro Romano Impero. Si ritiene che l'origine di questa tradizione risalga al 961, quando l'arcivescovo Valperto consacrò re d'Italia Ottone I nella basilica ambrosiana, prima di ottenere da papa Giovanni XII l'incoronazione imperiale, come narra il cronista milanese Landolfo Seniore. Il rito prevedeva che la cerimonia avvenisse il giorno dell'Epifania con la celebre corona ferrea che veniva posta sul capo del re d'Italia. Fra i suoi successori, furono incoronati nella basilica di Sant'Ambrogio Corrado di Lorena nel 1093 dall'arcivescovo Anselmo III, Ottone IV di Brunswick nel 1209, Enrico VII di Lussemburgo nel 1311 e Carlo IV di Lussemburgo, con testimone Francesco Petrarca, nel 1355. La basilica era anche la sede in cui si effettuava l'investitura dei nuovi cavalieri, detti per questo motivo militi di Sant'Ambrogio.
Inizialmente furono i Benedettini ad occuparsi dell'amministrazione della basilica e fu per loro conto che Donato Bramante nel 1492 ottenne l'incarico di progettare la nuova canonica, ricostruendo alcune parti del monastero, risistemando la disposizione delle cappelle nella basilica e realizzando i chiostri di Sant'Ambrogio. I Benedettini rimasero sino al 1497 quando vennero sostituiti dai Cistercensi dell'abbazia milanese di Chiaravalle, che promossero numerose iniziative culturali, tra cui l'apertura al pubblico della grande biblioteca monastica.
Santuario S. Maria dei Miracoli presso S. Celso, Milano
Santa Maria dei Miracoli presso San Celso è un antico santuario di Milano, posto in corso Italia al civico 37. È affiancato dall'antica chiesa di San Celso. Basilica minore dal 1950, rappresenta un notevole esempio dell'Architettura rinascimentale a Milano; la sua facciata è un capolavoro del manierismo italiano.
Iniziata da Gian Giacomo Dolcebuono e da Giovanni Battagio nel 1493, in pieno Rinascimento per accogliere un'icona miracolosa della Madonna, fu forse inizialmente prevista a pianta centrale, anche se nel proseguimento, piuttosto rapido dei lavori, venne dotata di una navata ed un atrio porticato antistante la facciata. La costruzione fu una delle prime architetture pienamente rinascimentali di Milano. La prima parte ad essere costruita fu infatti la cupola ottagonale, coperta all'esterno da un tiburio con un loggiato ad arcatelle, ornato da dodici statue in cotto di Agostino Fonduli secondo la tradizione architettonica lombarda. Nel 1494 venne richiesto a Giovanni Antonio Amadeo di fornire un modello e nel 1498 lo stesso si incaricò di procurare colonne e capitelli per il tiburio.
Nel 1506 all'impianto originario venne aggiunto, sempre ad opera di Amadeo, un corpo longitudinale con una navata, coperta da una monumentale volta a botte cassettonata e cappelle laterali, al presbiterio fu anche aggiunto un coro poligonale a deambulatorio, sul modello del Duomo di Milano. Nel primo XVI secolo, dopo un concorso vinto nel 1505 da Cristoforo Solari, fu aggiunto il classicheggiante quadriportico, costituito su tre lati dalla successione di semicolonne corinzie che inquadrano archi e sono sormontati da una trabeazione, secondo un modello ricavato dall'architettura romana, molto innovativo per l'epoca. Il prospetto esterno del portico, verso la strada è stato variamente attribuito a Cesare Cesariano oppure a Cristoforo Lombardo (il Lombardino) o allo stesso Solari.
Il primo disegno, non realizzato, di Vincenzo Seregni fu ripreso da Galeazzo Alessi che compose il progetto in stile manierista dell'imponente ed ornatissima facciata. Venne realizzata, in marmo di Carrara, a partire dal 1572 da Martino Bassi[1]. Le statue per le nicchie mediane e quelle distese sopra al portale si devono a Stoldo Lorenzi; quelle erette sopra il portale, quelle delle nicchie laterali e quelle del fastigio del timpano vennero eseguite da Annibale Fontana, come anche i bassorilievi con Storie evangeliche.
La decorazione pittorica fu realizzata in due fasi distinte: la prima, successiva al 1535, riflette le preferenze venete e manieristiche introdotte nel periodo della dominazione spagnola, mentre la successiva esibisce le tendenze controriformate espresse dal 1565 da Carlo Borromeo. Il primo momento testimonia di un periodo di transizione sia politico che artistico: con la morte dell'ultimo degli Sforza, Francesco II (1535), il Ducato entra a far parte dei possedimenti spagnoli di Carlo V d'Asburgo mentre, dal punto di vista pittorico, le morti del Bramantino (1530) e di Bernardino Luini (1532) evidenziano l'esaurirsi della precedente stagione pittorica.
L'egemonia anche culturale esercitata dai nuovi dominatori impone l'aprirsi della città al gusto della pittura veneta e manieristica. La chiesa, che per un decreto ducale del 1491 godeva di grande autonomia rispetto al clero ed era retta da un Capitolo di diciotto nobili, divenne uno dei luoghi centrali per le nuove tendenze e per i rapporti tra dominatori spagnoli e aristocrazia locale, come mostrano le visite di Carlo V (1541) e Filippo II (1548) durante i loro soggiorni trionfali a Milano.
Gli affreschi sotto la cupola della chiesa, coi quattro Dottori a fianco dei finestroni e i quattro Evangelisti nei pennacchi sono opera di Andrea Appiani. Vi si conservano inoltre numerosi affreschi e pale d'altare di artisti lombardi del Rinascimento e del Barocco: Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Camillo e Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, Antonio Campi, Bergognone, Callisto Piazza. Da segnalare soprattutto Giovan Battista della Cerva, e, all'altare del transetto destro, una bella pala di Paris Bordon. Il coro è decorato con stalli su disegno di vari artisti; il leggio ligneo è stato disegnato da Giuseppe Meda. Nel transetto sinistro, all'interno di un altare disegnato da Martino Bassi, si conserva la veneratissima statua marmorea dell'Assunta di Annibale Fontana (1586), completata in seguito da due angioletti reggicorona di Giulio Cesare Procaccini.
L'antico affresco della Madonna miracolosa (celebre per i miracoli e per l'apparizione del 30 dicembre 1485) si trova ora sotto un altare alla sinistra del presbiterio ed è visibile solo durante alcune feste. Nella navata sinistra è invece collocato un affresco della Madonna con Bambino del XIV secolo che nel 1620 fu visto lacrimare. Il Venerdì 30 dicembre 1485 si sarebbe verificato un altro evento miracoloso: di fronte a trecento persone circa, mentre celebrava la messa il presbitero G. Pietro Porro, da un'immagine della Madonna col Bambino coperta da una grata e da un velo, si vide la Vergine scostare con la mano sinistra il velo e mostrarsi viva e splendente ai presenti, "aprendo le braccia e giungendo più volte le mani".
Successivamente e con "rapidità incredibile" sparì la peste, che torturava Milano ormai da quattro anni e che aveva provocato la morte di oltre cinquantamila cittadini. I fatti miracolosi vennero sottoposti a regolare processo canonico presso la Curia, che il 1º aprile 1486 approvò la loro autenticità dopo aver ascoltato numerosi testimoni, le cui dichiarazioni giurate vennero messe in iscritto e conservate nell'archivio di San Celso. II miracolo portò una rifioritura di vita religiosa che impose la necessità di un ingrandimento della chiesa originale.
Da secoli è tradizione che le spose milanesi, subito dopo la celebrazione del matrimonio, portino un mazzo di fiori alla Madonna esposta in questa chiesa.
[fonte: Wikipedia]