Percorso pellegrino: Calolziocorte-Imbersago
Accessibilità carrozzine mobilità ridotta: NO
Traccia GPS: clicca qui per il pellegrinaggio e il percorso alla stazione di Olgiate Molgora
Partenza: Santuario della Madonna del Lavello, Calolziocorte (LC)
Percorso: 12 km agevoli lungo l'Adda, da percorrersi con attrezzatura trekking leggera di stagione.
Logistica : il percorso parte dal Santuario della Madonna del Lavello di Calolziocorte, raggiungibile tramite FF.SS. linea Milano-Sondrio, scendendo all'omonima stazione di Calolziocorte. Per il ritorno, Prendere a Imbersago linea bus C46 in via Provinciale 56, direzione Olgiate Molgora, ove transita la linea ferroviaria Milano-Sondrio, prendendo qui il treno in direzione Calolziocorte. In mancanza del bus, che non transita di Domenica, recarsi a piedi alla stazione di Olgiate Molgora, distante 5 km, indicata sulla mappa a fianco in colore giallo.
Il Santuario della Madonna del Bosco
Il santuario della Madonna del Bosco è un santuario seicentesco situato ad Imbersago, in provincia di Lecco. Appartiene all'arcidiocesi di Milano. La storia del santuario iniziò nel 1615, quando cominciarono a girare in paese voci di presunte apparizioni avvenute nel bosco soprastante. La figura apparsa veniva descritta come quella di una grande signora, accompagnata da luci celestiali e musiche armoniose.
Gli avvistamenti avevano luogo nei pressi della Sorgente del Lupo, nome dovuto agli animali che infestavano la regione. Attorno alla sorgente crescevano tre grossi castagni. La tradizione vuole che il 9 maggio 1617 tre piccoli pastorelli, mentre pascolavano il gregge, assistettero ad una di queste visioni. Alla fine, uno dei tre bambini, un certo Pietro, scorse tra i rami un riccio maturo, completamente fuori stagione. La scoperta fece gridare al miracolo e gli abitanti locali iniziarono a praticare il culto della Beata Vergine che, in pochi anni, attirò fedeli da tutto il milanese e dalla bergamasca[1]. Per i primi anni la manifestazione di fede si limitava alle preghiere e alla presenza di un quadretto sull'albero che aveva ospitato la visione. Il luogo divenne famoso col nome di Madonna del Riccio, o Madonna delle Castagne.
Un secondo miracolo, di poco successivo al precedente, faceva riferimento al salvataggio di un neonato. Un'intera famiglia stava pascolando il proprio gregge nei pressi della fonte descritta sopra, quando un lupo ne ghermì il figlio. La madre si rivolse alla Madonna che apparve sopra un castagno, facendosi consegnare dal lupo il neonato. Fu anche grazie a questo miracolo che la popolazione si decise a costruire la prima cappella che, infatti, rappresenta nell'affresco anche il lupo.
La costruzione non seguì immediatamente il miracolo del riccio, ma avvenne dopo 15 anni, nel 1632. Secondo il Dozio, il miracolo del lupo era privo di ogni fondamento, mentre quello del riccio veniva considerato veritiero, ma semplicemente occasionale, non miracoloso. Nel 1632 Gaspare Brambilla, di Imbersago, iniziò la costruzione di una piccola cappella, tuttora esistente, col nome di scurolo, sul luogo dell'apparizione. In questa cappella è ancora presente, oltre alla fonte presso cui ci furono i miracoli, anche un plastico in gesso raffigurante i due miracoli. Secondo Natale Perego la scelta del 1632 non fu casuale, visto che coincise con il termine dell'epidemia di peste. L'avvenimento rappresentava il momento per mantenere i voti presi durante il periodo nero; inoltre la fede religiosa stava subendo una grossa spinta dalla Controriforma.
Tra il 1641 ed il 1646 venne eretto il santuario, seguendo un progetto di Carlo Buzzi. Il terreno era di proprietà di Fabricio Landriani, che lo donò per la costruzione insieme ad offerte pecuniarie. Il primo progetto prevedeva una pianta a doppio ottagono, tipico degli edifici mariani del XV secolo. La scelta di Buzzi come architetto era sicuramente dispendiosa, visto che al tempo era già molto rinomato. La costruzione del primo ottagono durò dal 1641 al 1644. I lavori furono svolti da molte persone diverse, tanto che una procedura legale del 1712 parla di molte parti in causa. Giovan Battista Fontana fornì cinque colonne in marmo, mentre Silvestro Fossati venne incaricato di edificare il coro. L'ancóna venne commissionata a Giuseppe Villa nel 1654. Nel 1662 Giovanni Vannoto riparò alcuni cornicioni e nel 1656 Domenico Riva costruì una campana. Oltre alla sezione ottagonale si poteva trovare l'altare dell'Annunciazione nella parte settentrionale e la sacrestia in quella meridionale.
A partire dal 1668 venne nominato un cappellano che, tra le altre cose, aveva il compito di provvedere alle confessioni. La mancanza di fondi obbligò a limitare i lavori, salvo poi edificare un secondo lotto nel 1677, probabilmente sul progetto di Francesco Castelli. Questo ampliamento contemplò la strutturazione del presbiterio (anch'esso ottagonale) e di nuove decorazioni in stucco.
Quando il cardinale Giuseppe Pozzobonelli visitò il santuario nel 1754, l'edificio era in gran parte simile a quello visibile al giorno d'oggi. Sulla facciata erano presenti tre porte ed un sagrato, composto da un portico con quattro colonne in pietra. L'unica navata portava all'altare maggiore, dietro una balaustra in marmo. L'affresco dietro l'altare raffigurava la Madonna col Bambino. Erano presenti due altari laterali, dedicati all'Annunciazione e a Santa Maria Maddalena.
Il santuario venne ufficialmente benedetto il 9 maggio 1646, 29º anniversario del miracolo del riccio, con la prima messa, celebrata dal prevosto di Brivio, monsignor Giacinto Faggio.
Durante la dominazione austriaca e quella francese, gli edifici religiosi vennero chiusi con la forza perché ritenutili inutili e, soprattutto, non economicamente convenienti. I conti Castelbarco, signori di Imbersago, si assunsero il patronato del santuario, salvandolo così da una sicura chiusura.
Nel 1755 viene eretta una statua della Madonna nel piazzale, creata da Giudici di Viggiù[16]. Nel 1824 venne completata la costruzione della Scala Santa (349 gradini).
Nel 1888 venne eseguita un'opera di ampliamento a cura dell'ingegnere Giacomo Santamaria. I lavori non stravolsero la struttura della chiesa, a parte una riorganizzazione degli spazi nel presbiterio, e l'aggiunta di confessionali ed opere d'arte frutto, spesso, della devozione dei fedeli. Venne aggiunto il terzo ottagono, che avrebbe contenuto l'altare maggiore, ed una statua in legno della Vergine, scolpita dalla ditta Nardini di Milano.
Al XIX secolo risalgono anche la scalinata d'ingresso e il campanile, quest'ultimo comprensivo di statua in bronzo dorato della Madonna che campeggia sulla cima.
Attualmente, sopra l'altare, c'è una statua del 1888 raffigurante la Madonna col Bambino, mentre il presbiterio contiene un dipinto secentesco sulla Strage degli innocenti. L'interno è ora composto da tre navate, con quella sinistra che ospita come pala d'altare una Pietà[15]. La navata centrale ha una struttura trilobata e termina in un presbiterio, con l'altare maggiore, separato da una balaustra.
Le preghiere dei fedeli hanno portato ad una collezione di 112 tavolette di ex voto. Queste opere sono state studiate da Natale Perego che, tra le altre cose, scoprì che nel periodo 1862-1878 c'era un artista dedicato solo alla loro pittura. L'attuale gestione del santuario è affidata ai padri oblati dell'Istituto Sant'Ambrogio di Milano, che l'hanno ereditato dai precedenti cappellani nel 1898.
[fonte: Wikipedia]