Hai vissuto quasi cento anni!
Sei nato ad Atene, nel demo di Erchia, nel 436 a.C., in una fase di grande espansione e potenza della città, e sei morto nel 338, nell’anno della battaglia di Cheronea, in cui Atene fu sconfitta da Filippo di Macedonia e perdette la sua libertà.
La tua famiglia apparteneva alla classe di censo dei cavalieri e dunque hai ricevuto una buona educazione: furono tuoi maestri Prodico e Gorgia (sul tuo sepolcro pare ci fosse un bassorilievo in cui erano raffigurati i tuoi maestri fra cui appunto Gorgia)
Hai condiviso il destino di Lisia e di altri che perdettero i patrimoni familiari alla fine della guerra del Peloponneso e sei stato costretto ad esercitare il mestiere di logografo (che in seguito hai negato di aver esercitato, vergognandotene)
Eri legato politicamente a Teramene, cioè ad una posizione moderata, equidistante dagli eccessi della democrazia radicale e dall’esperienza oligarchica dei Trenta Tiranni.
Hai compreso ben presto di non avere le doti fisiche e caratteriali per intraprendere la carriera del retore di professione (come Demostene ed Eschine); ti sei dedicato pertanto all’insegnamento e hai fondato (verso il 390 a.C.) una scuola di straordinario successo, rivaleggiando con l’Accademia di Platone e, più tardi, con il Liceo di Aristotele.
Negli anni della ricostruzione della seconda lega marittima, ha collaborato con Timoteo, lo stratega figlio del più celebre Conone. Nel Panegirico, del 380, hai propugnato l’idea di un’alleanza fra Atene e Sparta contro il nemico storico: la Persia.
Con l’orazione Areopagitico, hai proposto di ridare al consiglio dell'Areopago, composto da ex magistrati, il potere che aveva anticamente, prima delle riforme di Efialte. Dopo la sconfitta di Atene nella guerra sociale e la fine della Lega, hai fornito una serie di consigli al nuovo governo di Eubulo, moderato e riformatore.
Quando sul panorama politico greco si affacciò la figura di Filippo II, tu, inizialmente contrario, hai finito con l’accettare l’egemonia macedone, che ti sembrava l’unica a poter garantire l’unità dei Greci e la lotta contro i Persiani.
Approfondisci le fonti
Hai scritto moltissimo!
21 orazioni (giudiziarie ed epidittiche) e 9 lettere.
Le orazioni epidittiche non furono mai pronunciate: furono concepite per iscritto e destinate alla lettura e alla circolazione libraria (vengono pertanto chiamate anche pamphlet)
Le orazioni giudiziarie si occupano di processi per questioni di eredità, contese patrimoniali e litigi.
Un gruppo di discorsi - Contro i sofisti, Encomio di Elena, Busiride - affronta il tema dell’educazione, a te caro negli anni della fondazione della scuola. Essi avevano due funzioni: sul piano contenutistico, chiarire i fondamenti di quella che, polemizzando con sofisti e maestri di retorica, tu definivi la tua ‘filosofia’ (l’educazione non è una questione esclusivamente di tecnica, di regole o di conoscenze astratte. Accanto a queste deve esserci lo studio dei modelli, cioè dei discorsi altrui); sul piano formale, fungere da modelli per gli alunni. I temi scelti sono dunque funzionali a svolgere questa duplice funzione. Il fine è quello di formare uomini che abbiano conoscenza concreta di cosa è utile, intervenire direttamente nella vita politica e influenzarla.
In Panegirico, Nicocle, Sulla pace, Areopagitico, Filippo, esponi il tuo pensiero politico: auspichi la restaurazione degli antichi equilibri, l’unità del mondo ellenico sotto la guida di Atene, allo scopo di difendere la propria identità, opponendoti all’avanzata dei Persiani (con i quali era statastipulatanel 386 a.C. la Pace di Antalcida). Perché questo avvenga, è necessaria una guida degna, che identifichi:
con la città di Atene, se questa recupererà i suoi antichi splendori (negli anni della ricostituzione delle Lega);
Con un possibile governo illuminato, di un ‘principe’. Su quest’ idea insistono i discorsi ‘ciprioti’ rivolti cioè ai regnanti dell’isola di Cipro: Nicocle ed Evagora, cui fornisci consigli sul doveri del buon principe;
A Sparta, nell’Archidamo prima della battaglia di Mantinea, in cui Tebe sconfigge la coalizione spartana;
Nell’Areopagitico e nel discorso Sulla pace, consapevole del ruolo marginale ricoperto ormai da Atene, propugni un ritorno alle antiche istituzioni e respingi come fallimentare ogni tentazione imperialistica.
L’avvento sulla scena di Filippo II ti convince che egli possa svolgere il ruolo di fautore della concordia fra le poleis greche; nel Filippo, ti rivolgi direttamente a lui per sollecitarlo ad attuare il vecchio programma di lotta contro i Persiani.
Il tuo testamento politico è costituito dal Panatenaico, una sorta di elogio funebre per la passata grandezza di Atene
Credi che alla base dell’educazione debba esserci il λόγος: esso è per te "un dono naturale, artefice di molti beneficî ed unico elemento che assicura agli uomini la superiorità sulle fiere. Grazie ad esso gli uomini sono usciti dalla ferinità, hanno gettato le basi per una vita sociale, si sono dati leggi e hanno trovato tecniche. Il λόγος ha gettato le basi perché, con la legislazione, si indicasse ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ovvero i principî costitutivi del vivere civile; inoltre esso serve a confutare chi è nel torto, ad elogiare chi si comporta con virtù, a educare e a mettere alla prova i saggi. La parola è così strumento di παιδεία e di riconoscimento della φρόνησις. Ora, un λόγος opportuno – in base alle circostanze e al contenuto – ha titolo per assurgere a guida etica, è emanazione di uno spirito assennato ed è veritiero Per questo, il λόγος consente di deliberare su ciò che è controverso e opinabile e indagare ciò che è ancora ignoto. Conseguentemente, il λόγος, non essendo autoreferenziale, nella sua dimensione più piena trascende la mera abilità oratoria per trovare il suo pieno compimento nella saggezza decisionale "
Devi conoscere il lessico giudiziario: ti sarà chiesto di usarlo correttamente. Per esempio a parola che designa il giudice è δικαστής, -οῦ, ὁ maschile della prima declinazione. Esercitati!
È importante conoscere bene la sintassi. Per esempio, impara a usare bene i verba timendi: in greco, come in latino ma diversamente rispetto all’italiano, i verba timendi esprimono l’idea di desiderio, positivo o negativo.
‘Temere’ infatti può significare:
non desiderare, come nella frase “temo di sbagliare” (= non desidero sbagliare);
desiderare, come nella frase “temo di non riuscire” (= desidero riuscire).
Essi reggono una proposizione subordinata introdotta da:
μή, se il desiderio è negativo (= non desidero che, desidero che non);
μὴ οὐ, se il desiderio è positivo (= desidero che).
Talvolta, il verbum timendi può essere sottinteso e la completiva può essere introdotta direttamente da μή/ μὴ οὐ senza il verbo reggente.
importante anche conoscere la geografia, ecco per esempio una mappa della Grecia. Memorizza regioni e città
Il Ponto, come puoi vedere, è la regione nordorientale dell'Asia Minore