IL CANONE DEI DIECI ORATORI
Questo trattato è confluito nella tradizione manoscritta delle cosiddette Opere Morali (Moralia) di Plutarco: non si sa se si trovava fra le carte plutarchee al momento della confezione della raccolta o se vi sia confluito in seguito. L’autore adotta un «canone» di dieci oratori attici disposti in (quasi) corretta successione cronologica. È fondato in gran parte sul materiale di Cecilio di Calatte, il quale a sua volta si rifaceva all’erudizione pergamena (Apollodoro di Pergamo, forse, che era stato suo maestro)
Nel codice Palatino greco 88, che contiene tutta l’opera di Lisia, è presente tuttavia un altro «canone», cioè una diversa scelta di oratori
Nella tarda antichità e in età bizantina, si preferì salvare una scelta ampia di Lisia (trenta discorsi su diverse centinaia) tutto di Demostene e di Isocrate che erano i pilastri dell’educazione retorica e politica e una drastica selezione degli altri oratori, forse prelevando singole ‘sezioni’ – cause per omicidio di Antifonte; per eredità di Iseo - dai rispettivi corpora; sicuramente conservando le orazioni che si configuravano come ‘repliche’ ad orazioni dei più famosi Demostene e Lisia.