Ciao, sono Fabio
Mi chiamo Fabio Pravettoni, sono Architetto, dal 2001, e PhD del Politecnico di Milano in composizione architettonica dal 2006. Dal 1994 sono allenatore di pallacanestro, dal 2000 anche istruttore di Minibasket e dal 2023 preparatore fisico della Federazione Italiana Pallacanestro. Tra i soci fondatori di UPN, da qualche anno sono Presidente della nostra bella associazione.
In questa veste, di presidente, colgo l'occasione per salutarvi e per dirvi che UPN nel 2025 compie 30 anni. UPN non è il risultato di una o due persone, o di un gruppo di amici, ma UPN è il risultato di tutta una serie di fattori, che uniti hanno formato e continuano a formare la nostra grande e bella realtà. Innanzitutto l'amicizia, la collaborazione, il sentirsi famiglia, il voler bene ai più piccoli, il credere che lo sport, soprattutto in questo periodo, sia fondamentale e alla base del benessere fisico e psichico sono da sempre alla base del nostro credo. Far parte di UPN significa poi far parte di un cammino educativo condiviso, di un cammino educativo che parte da lontano, dal progetto pastorale degli oratori di Garbatola e S.Ilario di fine anni '90, ma che aggiornato e rivisto, continua a essere il letto entro cui il nostro fiume scorre. Far parte di UPN significa far parte di una grande famiglia, la famiglia degli oratori di Garbatola e S.Ilario sicuramente, ma anche una famiglia allargata di simpatizzanti, di persone che credono nei valori cristiani e nel valore educativo dello sport.
UPN da sempre aiuta gli ultimi, gli scartati dalle società 'professionistiche', ma contemporaneamente cerca di lavorare in modo sempre più professionale con allenatori qualificati, obbligati ad aggiornarsi, istruttori federali in regola con i vari tesseramenti ecc.
UPN infine è aiuto alle famiglie bisognose. E questo aiuto cerchiamo di attuarlo mantenendo prezzi calmierati, in un momento in cui tutto sta aumentando a vista d'occhio e le famiglie fanno fatica ad affrontare i bisogni primari è giusto aiutarle. Ecco noi riteniamo che lo sport sia un bisogno primario per un fanciullo di oggi, in primis, ma anche per le famiglie dei bambini. Mamme e papa' lavorano fino tardi, i nonni spesso o lavorano ancora (l'età pensionabile si alza sempre più), o sono anziani (più anziani dei nostri nonni degli anni '80) e così diventa complicato affrontare i bambini a casa dopo la scuola. Risultato? Un ipad o una serie di video su Youtube e i bambini si tranquillizzano... Ecco UPN cerca di combattere questa deriva sociale impostando corsi pomeridiani facilmente accessibili ai nostri piccoli, in modo da dare tempo a papa' e mamma di tornare o ai nonni di rilassarsi un paio di giorni.
In quest'ottica, cioè nell'ottica di uno sviluppo psico-motorio del bimbo sostenibile dalle famiglie, crediamo che offrire la possibilità di fare più sport contemporaneamente al prezzo di uno sia un occasione da non perdere. Così iscrivendo i tuoi figli a basket (per esempio) potrai far fare anche calcio, o pallavolo, o danza.
Iscrivetevi a UPN, entrate a far parte della nostra grande famiglia, UPN: più di un club!
Direttivo 2023-26
Presidente
Fabio Pravettoni
Vice presidente
Andrea Marafioti
Consiglieri
Antonio Teramo
Fabio Sprocatti
Mirco Diani
Giacomo Re Cecconi
Angelo Parati
Luciano Rollo
Tesoriere
Cecilia Re
Certificato iscrizione RASD
Certificato registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche
Carta etica
L’attività sportiva si inserisce nelle proposte che la Parrocchia formula per i più giovani: bambini e
ragazzi, quindi è da collocarsi coerentemente con l’annuncio del Vangelo.
Questo documento si pone l’obiettivo di delineare alcune linee guida che ispirino questa attività e siano di consiglio a quanti la praticano, sia per svilupparla nell’insieme della attività parrocchiali ed all’interno del progetto educativo dell’oratorio, sia per delinearla nelle sue caratteristiche.
1. Un primo elemento dell’attività sportiva è la capacità di “fare gruppo”, di socializzare, superando atteggiamenti individualistici, per educarsi alla partecipazione e condivisione di obiettivi, e dei comuni sacrifici per ottenerli. La partecipazione è essere comunità: di bambini/ragazzi, insieme alla comunità dei genitori ed educatori/allenatori. In questo quadro, atteggiamenti che escludono o discriminano gli altri, in particolare razzismo e antisemitismo, sono da bandire. Praticare comportamenti discriminatori, o inneggiare tali ideologie, non è accettabile. In tali casi le attività
sportive saranno immediatamente sospese.
2. Un secondo elemento è riassumibile nel concetto “crescere insieme”, individuando un percorso, anche di piccoli gesti, al quale contribuiscono tutti, in misura delle diverse età e condizioni.
3. Una caratteristica tipica dello sport è la sua struttura in distinte “discipline”: ovvero attraverso lo sport cogliere il senso della “disciplina”, intesa come educazione al miglioramento di se stessi, un esprimersi all’interno di “regole”, con impegno e costanza. Educazione al controllo del fisico per conoscersi e migliorarsi. Conquistare la conoscenza dei propri limiti come delle proprie risorse (autostima) nel rapporto con il gruppo.
4. Mettersi alla prova in relazione agli altri e con gli altri. Questo porta al rispetto dell’altro, anche e “soprattutto” dell’avversario, che non è mai un nemico ma un occasione per misurarsi, al saper dare ed al saper ricevere. Il valore della persona è sempre prioritario rispetto al “risultato”. Lealtà e comportamento corretto devono comunque essere presenti: un buon atleta è un buon studente, un buon cittadino ed principalmente buon cristiano. La lealtà, innanzi tutto, si pratica nei confronti di se stessi, delle proprie capacità. Ancor prima che sleale non è abile, giocando a calcio, chi ferma la palla con la mano. Ricorrere ad atteggiamenti non corretti è gravemente diseducativo e nega il valore della sportività: che esige il rispetto delle regole. La vittoria ottenuta non per meriti ma grazie a comportamenti sleali (come simulare falli), non è una vittoria ma una sconfitta della propria dignità.
5. La competitività come emulazione del migliore e come stimolo a trovare le proprie risorse, a “sapercela fare”, a quel sacrificio gioioso dell’allenamento per fortificare i muscoli in vista della gara (metafora della propria sfida con la crescita e con le sue difficoltà).
6. La condivisione dell’esperienza sportiva costruisce la base del legame e del rispetto tra individui: saper contare nell’altro. Quindi ciò presuppone attenzione all’altro, “ai bisogni” dell’altro, alle sue difficoltà, aiutarlo per “vincere” insieme la sfida con se stessi, vincendo sul campo.
7. In questa relazione l’aspetto della gratuità, del dono, è elemento essenziale, a partire dall’esempio degli educatori /allenatori, sino al contributo di “lavoro” di ognuno al buon svolgersi dell’attività (p.e. rimettere in ordine, pulire/non sporcare, lasciare meglio di come si è trovato, ecc.).
8. Gli allenatori devono essere prima di tutto degli educatori, aderendo quindi al progetto educativo della Parrocchia. Per questo è opportuno che si mantengano in relazione con gli altri soggetti educativi della parrocchia: catechiste e giovani impegnati nelle attività dell’oratorio.
9. Lo sport lo si intende come gioco e divertimento: stare bene insieme. Si darà valore alla relazione: verso i coetanei, verso i genitori, verso gli allenatori, verso gli avversari.
10. Potranno anche determinarsi situazione nelle quali si scelga di “perdere a tavolino” (p.e. non convocando giocatori scorretti anche se sono i migliori, e giocando con gli altri) come conseguenza di una corretta applicazione dei principi prima esposti.
11. L’attività sportiva non è mai prioritaria rispetto agli obblighi scolastici. Il cattivo rendimento scolastico potrebbe determinare scelte di esclusione dalla competizione.
12. Le attività sportive saranno promosse nella misura in cui saranno coerenti e finalizzate a questi valori, come il richiamo al rispetto delle festività domenicali ed in particolare, in termini rigorosi, della Settimana Santa e del Natale.