Autore: György Kurtág
Data di composizione: 1993
Durata indicativa: 13 min
Editore: Editio Musica Budapest (nº Z. 14060)
Numero d’opera (opus): 33
Committente: Berliner Philharmoniker
Dedicataro: András Mihály
Data e luogo di prima esecuzione: 14 December 1994, Philharmonie, Berlino (Germania)
Esecutori: Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado
Strumentazione: 6 flauti (1 ottavino, 1 flauto alto, 1 flauto basso), 4 oboi (1 corno inglese), 6 clarinetti (1 clarinetto basso, 1 clarinetto contrabasso), 4 fagotti (1 controfagotto), 4 corni, 4 trombe, 4 tromboni, tuba contrabbassa, vibrafono (xilomarimba), marimba, percussioni, timpani, 2 arpe, cymbalum ungherese, pianoforte, celesta, pianoforte verticale , 16 violini I, 14 violini II, 14 viole (3 soliste), 12 violoncelli (3 solisti), 8 contrabbassi (3 solisti).
Kurtag: “Ci sono dei personaggi che, in momenti e situazioni particolari, riescono a creare contatti, a determinare una catena di eventi che arrivano a condizionare le sorti di una data epoca. E Nono e Abbado, per me, sono tra questi. Grazie a Nono ho scoperto Mahler, compositore che ho ritrovato a Berlino grazie ad Abbado. In entrambi ho trovato – direttamente o indirettamente – amici e passioni comuni, Tarkovskij, Beckett, Kafka […]. E’ vero, come scriveva Nono nel 1986, che “temevo” l’orchestra. Come è vero che Abbado mi ha aiutato a superare questa impasse. (…) Per alcune circostanze, legate piuttosto alla mia biografia personale che artistica, l’arrivo di questa analisi è stata una sorta di rivelazione, una illuminazione che mi ha portato a vedere Abbado quasi un angelo caduto dal cielo (…).
Adagio
Lamentoso - Disperato, con moto [Nicht zu schnell aber wild, gehetzt, ungeduldig]
Molto sostenuto
"[...Stele...è] La musica di qualcuno che giace ferito su un campo di battaglia. Il combattimento infuria intorno al lui ma egli vede solo un cielo molto terso, azzurro, egli sente che nulla è tanto importante come quel cielo”.
Il primo movimento di Stele [Adagio] inizia con lo stesso identico attacco della Leonore n.3, quel Sol in ottava che apre la terza versione dell’Ouverture del Fidelio di Beethoven. La citazione si riferisce probabilmente a quel primo gradino della scala che Leonora in Fidelio percorrerà per scendere nella cella dove è rinchiuso Florestano, imprigionato per il suo anelito alla libertà, che in Kurtag si può interpretare come l'inizio della discesa verso quell’uomo ferito sul campo di battaglia.
L'ottava poi si deforma e si sfalda per lasciare posto ad alcune melopee eseguite dai legni nei loro registri acuti ai quali rispondono gli archi, sezione che porta poi ad un finale simile ad un corale di ottoni in cui fanno da protagoniste quattro tube wagneriane, corni bassi che idenificano un chiaro omaggio di Kurtag al sinfonismo bruckneriano.
Il secondo movimento [Lamentoso - Disperato, con moto] descrive la battaglia vera e propria, inizialmente creando un clima strumentale agitato e ossessivo che portano ad un climax. Seguono poi gli echi di melopee del movimento precedente che fanno da sfondo ad un prepotente ed incisivo frammento tematico che l'orchestra pian piano trasforma e affievolisce spegnendosi.
Il terzo e ultimo movimento [Molto sostenuto] Inizia con una specie di eco di un accordo che si ripete in diminuendo e che determina, come un passo processionale, il filo conduttore dell'intero movimento.
Successivamente una sezione centrale di armonie di corni e archi allarga progressivamente la prospettiva sonora, come se quel cielo citato da Kurtag per un momento si schiudesse e si schiarisse, e con esso tornase anche la speranza di quell'uomo ferito sul campo di battaglia. Il movimento chiude con una ripresa dell'eco di accordi iniziale.