Autore: Pierre Boulez
Data di composizione: 1945
Durata indicativa: 10 min
Editore: Universal Edition
Data e luogo di prima esecuzione: 12 Febbraio 1946, Parigi (Francia)
Esecutore: Yvotte Grimaud.
Strumentazione: Pianoforte
Struttura della composizione: il ciclo delle notazioni comprende dodici brevi pezzi di dodici battute ciascuno.
1. Fantasque - Modéré
2. Très vif
3. Assez lent
4. Rythmique
5. Doux et improvisé
6. Rapide
7. Hiératique
8. Modéré jusqu'à très vif
9. Lointain - Calme
10. Mécanique et très sec
11. Scintillant
12. Lent - Puissant et âpre
Il materiale che sta alla base di tutte le notazioni è la seguente serie dodecafonica:
La serie, nei diversi brani subisce una permutazione circolare in modo che ogni notazione si caratterizzi per l’ingresso incisivo di nuovi suoni della serie. Gli intervalli caratteristici dati dalla permutazione, quindi, uniti ad un particolare carattere ritmico e d’agogica, vanno a determinare la qualità espressiva di ogni aforisma.
Come prevedibile, la prima notazione inizia esponendo la serie dal principio e si caratterizza per un’agogica moderata e un inciso iniziale, a detta dello stesso Boulez, ad “arabeque” su pedale di LAb, prima nota della serie. Segue poi un arpeggio discendente che espone le restanti note della serie dodecafonica, tranne l’ultimo suono, SI, che entrerà in maniera prepotente nel fortissimo martellato, nel range acuto del pianoforte, solo alla battuta seguente.
Nella seconda notazione invece, Très vif, il SIb (seconda nota della serie) costituisce il centro di un piccolo cluster nel range più grave del pianoforte. Il suono più grave del cluster è quindi punto di partenza di un rapido glissando verso la zona centrale della tastiera. Lo stesso avviene a conclusione del brano. Il SIb è anche la nota di partenza del grande arpeggio della mano sinistra nella parte centrale del brano.
La terza notazione, di carattere completamente contrastante (Assez Lent), espone la serie partendo dalla terza nota, MIb, mentre la mano sinistra in senso retrogrado, espone partendo dalla nota precedente (SIb) e permutando. Il retrogrado dello stesso procedimento lo troviamo a ruoli invertiti, partendo dalla fine del brano, dove le note della destra passano alla mano sinistra ed il bicordo iniziale in posizione di 2a maggiore si apre in un intervallo di 9a maggiore.
La quarta, Rythmique, divide invece la serie in due parti, prendendo come asse di divisione la linea centrale del pentagramma in chiave di violino. Le note della serie al di sotto di tale linea vengono affidate alla mano sinistra che svolge un ridondante ostinato ritmico che si risolve ad ogni ripetizione in un pedale di LAb di flessibile durata, mentre la mano destra sviluppa una melopea che, partendo dal RE, quarta nota della serie, conquista man mano le note della serie stessa, poste sopra la linea centrale del pentagramma.
Secondo la logica costruttiva dei brani precedenti, in questa quinta notazione ci si dovrebbe aspettare un caratteristico inciso o disegno che metta in risalto il suono LA, quinta nota della serie. Tuttavia, in questo brano Boulez sembra evadere il più possibile la percezione del LA, che viene fatto udire in modo del tutto evasivo, mentre tutti gli altri suoni della serie compaiono regolarmente. Questa scelta, che potremmo definire come una sorta di “sottolineatura per sottrazione” può essere determinata dal fatto che nella notazione precedente il LA andava a costituire il punto di partenza dell’ostinato.
Nella sesta notazione, Rapide, invece un canone a due voci all’ottava della serie arpeggiata inizia e termina la sua esposizione con il sesto suono della serie ( MI ). Il canone all’ottava si sviluppa sino a circa metà del brano [m] per poi trasformarsi in un canone per moto contrario.
La settima notazione è basata sulla permutazione della metà esatta della serie. Un clima “ieratico” vede contrapposti tre atteggiamenti: la mano sinistra rintocca imperturbabile l’alternarsi di due bicordi in un perenne mf, mentre la mano destra giustappone un potente inciso accentato ricorrente con momenti di sospeso lirismo.
Il procedimento che sta alla base dell’ottava notazione è invece un progressivo accelerando ed un crescendo ed addensando armonico della sonorità su di un ostinato ritmico terzinato di due note. Le note 2 e 3 della serie originale quindi accompagnano, come in una perenne risonanza, l’ingresso progressivo dei suoni della serie permutata all’ottava nota ( FA ). I suoni compaiono in senso armonico con variabili sfasamenti, prima a coppie di due, poi di tre, trovando verticalità assoluta solo nella penultima battuta, punto in cui il brano raggiunge la massima sonorità dinamica e la massima rapidità. La sovrapposizione delle note della serie è distribuita secondo un processo di aumentazione armonica che va dal bicordo (che sembra voler riecheggiare i rintocchi della notazione precedente), fino alla risonanza contemporanea delle dodici note.
La nona notazione inizia sul suono FA, ottava nota della serie, ma è il DO# (nono suono della serie) a spiccare sopra ogni altro, per due volte con un valore di semibreve come suono più acuto dell’intero brano. In un clima calmo e lontano i suoni arpeggiati vanno a costituire armonie risonanti, mentre alcuni elementi risaltano in maniera incisiva dall’eterea risonanza armonica, risonanza che viene spezzata dagli isolati rintocchi di un cluster interrotto nel registro grave del pianoforte che inesorabili tornano a spezzare il clima di calma risonanza delle sovrapposizioni armoniche. L’intera notazione sembra voler riecheggiare da lontano alcuni degli elementi caratteristici delle notazioni precedenti. Il piccolo cluster che funge da pedale nel grave è il medesimo che inizia la seconda notazione, e il suo rintocco ricorda inevitabilmente il pedale di SOL grave della prima notazione, mentre le singole note acute e i brevi frammenti e incisi melodici nell’acuto riecheggiano elementi motivici delle altre notazioni già udite, come l’arpeggio in semicrome della penultima battuta che riporta alla memoria inesorabilmente il carattere della quinta notazione.
La decima notazione inizia con il suono SOL, decima nota della serie, e si presenta con un carattere del tutto nuovo rispetto alle precedenti. Un andamento meccanico, rapido, secco e martellato di tutte le note, alternate tra le due mani, ed a tratti sovrapposte, si sviluppa attraverso l’intero brano fino alla conclusione che avviene su uno sforzatissimo accordo di nove suoni. La struttura fraseologica della notazione è caratterizzata da una rapida quintina arpeggiata discendente, che comincia e da slancio ad ogni semifrase.
Nell’undicesima notazione è come se i caratteri del primo, del terzo e del quinto brano venissero fusi in un unico gesto, rapido e scintillante. Il FA#, undicesima nota della serie, che qui dovrebbe costituire l’elemento caratteristico del brano, come avvenne nella quinta notazione, viene quasi del tutto evaso e fatto udire solo in posizioni secondarie e quasi insignificanti. L’arabesque che apriva il ciclo delle notazioni qui diventa un arpeggio più ampio ed elaborato, e le note discendenti semicrome del primo brano, qui si qui trovano imitazione in una terzina di crome. La partitura indica con chiarezza di far risaltare le note del “canto”, tuttavia l’unica nota che non compare mai tra quelle da marcare è proprio il FA#, undicesima suono della serie.
L’ultima notazione è un’esaltazione dell’incisività accordale e dell’improvvisa mutazione armonica. Qui le notazioni arrivano all’estremo della potenza sonora in termini di dinamica, raggiungendo il fortissimo “fff ” ed al massimo della sovrapposizione e risonanza sonora. Impossibile qui non riconoscere alcuni atteggiamenti già visti nelle notazioni precedenti, come il SOL d’inizio che va ad anticipare l’accordo, procedimento caratteristico nella parte centrale della prima notazione. Ritorna anche il cluster delle note più gravi del pianoforte, già udito nella seconda e nella nona notazione, che qui va a chiudere l’intero ciclo aforistico.