Leonardo era un musicista di rara abilità. Nel 1482 viene inviato da Lorenzo il Magnifico a Milano presso Ludovico il Moro in qualità di musico; doveva infatti presentare una lira che aveva ideato egli stesso, in argento e a forma di teschio di cavallo, dal suono molto particolare.
Lo strumento veniva suonato con la tecnica del clavicembalo attraverso una tastiera, ma emetteva un suono simile a quello della viola. La clavi-viola veniva indossata attraverso un imbrago posto sul lato posteriore. Una leva laterale veniva legata alla caviglia del musicista; mentre quest'ultimo camminava il movimento della leva azionava un meccanismo interno che a sua volta metteva in moto un singolare nastro di crini di cavallo o una semplice fettuccia intrisa di pece. A questo punto il musicista, con entrambe le mani libere e sempre camminando, poteva azionare una tastiera e suonare brani polifonici a più voci.
È uno strumento musicale a mantice, conosciuto da molti come “La Fisarmonica di Leonardo”. Il suono della fisarmonica, vivace e brillante, è prodotto dalla vibrazione di ance in metallo. Nell'Organetto, invece, è prodotto dal passaggio dell'aria nelle canne - realizzate in legno o, come suggerisce lo stesso Leonardo, in cartone - che producono un suono caldo e morbido.
Lo strumento veniva indossato con delle bretelle e fissato alla vita con un gancio, molto probabilmente in ferro, chiaramente rappresentato nel disegno. Questa particolare configurazione permetteva al musicista di avere entrambe le mani libere e di poter camminare durante l'esecuzione dei brani. Con un braccio il musicista faceva oscillare l'intero strumento, imprimendo un moto alternato "destra-sinistra".
La tavola di legno tra i due mantici permetteva agli stessi di soffiare aria nelle canne, in maniera continua e costante, senza mai interromperne il flusso. Con la mano destra libera, il musicista poteva suonare agevolmente la tastiera posizionata al lato.
Il flauto doppio risale all'antica Grecia ma Leonardo ne ha migliorato l'emissione del tono e della vibrazione, dando di fatto allo strumento, un leggero eco che si estende come sottofondo alla nota musicale prodotta.
Leonardo studia quindi sia la lunghezza esatta del flauto che la sua incavatura interna che doveva soddisfare misure e profondità ben precise, facendo in modo di ricavarne la perfezione vibrazionale.
Crea quindi una singola bocca di fiato in cui si congiungono i due flauti. Il vertice dell'imboccatura non era fisso, ma mobile, in grado di creare un "effetto ventaglio" che potesse far muovere verso l'interno o verso l'esterno entrambi i flauti in contemporanea o solo uno, il tutto secondo le proprie necessità al fine di raggiungere la migliore diffusione del suono.
Leonardo lo descrive come “el vento fia continuo”, spiegando di fatto il suo scopo di creare uno strumento unico che utilizzasse il principio del moto continuo creando in un unico strumento la polifonia e la melodia. Nel progetto inserisce una guaina, molto probabilmente in cuoio o pelle animale a forma di V, cosi come ha fatto per il flauto doppio, creando di fatto una separazione delle parti tramite un asso centrale dove ogni metà corrisponde ad un mantice.
La tavola poteva essere mossa da un lato o dall'altro e di conseguenza uno dei due manici incamerava l'aria compressa e l'altro la espelleva in modo automatico generando quindi un flusso continuo d'aria che non interrompeva la melodia. In questo modo il musico che cantava e si "accompagnava" musicalmente da solo nello stesso momento con uno strumento a fiato.
Questo testo è tratto dal Codice Trivulzianus, un manoscritto di Leonardo da Vinci