A sociological blog  / un blog sociologico

4 febbraio 2023 

Proteste radicali e dirompenti: solo costi?

L’imbrattamento di muri di case, vetrine e sedi istituzionali durante il corteo anarchico il 20 gennaio 2023 a Trento in difesa di Alfredo Cospito detenuto con il regime 41-bis è un avvenimento che tocca da vicino i cittadini di Trento ma simili eventi avevano già coinvolto altre città in questo primo mese dell’anno. Ne contiamo tre solo nel mese di gennaio se consideriamo le azioni di protesta da parte dei giovani di Ultima Generazione: il 2 gennaio l’imbrattamento della facciata di Palazzo Madama sede del Senato, il 15 gennaio l’imbrattamento di 'Love', la scultura di Maurizio Cattelan comunemente nota come 'Il Dito' davanti al palazzo della Borsa in piazza Affari a Milano e più recentemente, il 22 gennaio l’imbrattamento della sede del Mef a Firenze. Cosa hanno in comune le azioni degli anarchici trentini (l’imbrattamento e non le azioni di cui siamo stati testimoni successivamente) con quelle di Ultima Generazione? Entrambi gli attori hanno utilizzato forme di protesta radicali o dirompenti. Inoltre, il giudizio da parte di chi ha subito le conseguenze degli imbrattamenti, proprietari privati o istituzioni, ma anche quello espresso da parte della maggioranza dei cittadini, è stato pressoché unanime e di condanna verso tali atti e i protagonisti di tali atti. Utilizzando alcune categorie e teorie sociologiche sull’azione collettiva in queste righe vorrei tuttavia offrire qualche spunto di riflessione cercando di capire cosa c’è al di là dei costi necessari per ripulire edifici e opere d’arte.

 

Per capire perché gli attivisti ricorrono a forme di protesta dirompenti o radicali ci sono due tipi di argomentazioni a cui ricorrere. La prima, colloca l’uso di queste forme di azione all’interno di un repertorio più ampio dal quale gli attivisti scelgono strategicamente l’una o l’altra forma. La seconda argomentazione mette in relazione l’uso di queste forme di azione collettiva con il ruolo giocato dalle istituzioni.

Se consideriamo il primo punto, il repertorio delle proteste attuali è piuttosto ampio. Le varie azioni a disposizione degli attivisti includono sia forme di protesta convenzionale, cortei, firme di petizioni, assemblee o forme di partecipazione online, che forme dirompenti che possono arrivare fino all’uso della violenza politica. Se ci concentriamo su queste ultime è cruciale distinguere quelle azioni che riguardano danni a persone fisiche (le forme di violenza politica i cui target sono gli individui, per esempio, il sequestro di persona adottato da alcune organizzazioni politiche clandestine come le BR) da quelle che riguardano danni a oggetti o proprietà - proprietà private tra cui negozi, abitazioni, automobili o proprietà pubbliche come nel caso di opere d’arte, di edifici e spazi istituzionali. Escludendo le forme di violenza politica contro le persone, che necessiterebbero altre argomentazioni, perché scegliere una o l’altra azione all’interno di un repertorio così vasto? Una ragione è collegata a motivazioni e scelte delle organizzazioni coinvolte. L’obiettivo di Ultima Generazione, per esempio nel caso specifico dell’imbrattamento del Dito, è di far conoscere all’opinione pubblica che la Borsa di Milano, “è un luogo simbolo dell'indifferenza rispetto al collasso climatico ed ecologico”. Nel caso degli anarchici a Trento, l’obiettivo riguarda la richiesta di revisione della condanna inflitta a Cospito, il regime di pena 41-bis utilizzato per alcuni reati di mafia. In entrambi i casi con la scelta di azioni dirompenti gli attivisti hanno maggiore probabilità di rendere visibili le loro rivendicazioni attraverso i mass media. Le organizzazioni di movimenti agiscono quindi strategicamente nella scelta del repertorio, preferendo una o l’altra azione. E nei vari casi citati è evidente che sia le proteste di Ultima Generazione che quelle degli anarchici a Trento hanno raggiunto l’obiettivo di veder riconosciuto nel dibattito pubblico temi altrimenti marginali. 

La scelta di azioni dirompenti ha conseguenze importanti in termini di costi e benefici relativi a tali azioni. I costi sono evidenti e agli occhi di tutti: la necessità di ripulire e riportare in ordine lo spazio pubblico e le ricadute economiche sulla collettività. I benefici sono meno evidenti perché meno tangibili rispetto ai costi economicamente misurabili. Anche se la narrazione dominante non ne discute, un importante beneficio si riflette tuttavia nell’allargamento del dibattito pubblico a temi che risulterebbero marginali se queste azioni non li avessero portati sulle prime pagine dei quotidiani. E qui tocchiamo una seconda argomentazione proposta dagli studi sull’azione collettiva. L’uso di forme di protesta dirompenti è infatti anche il risultato dell’interazione degli attivisti con le istituzioni. In particolare, è direttamente connesso al livello di inclusione e esclusione di gruppi della società civile dal dibattito pubblico e dalla sfera politica. Tale esclusione può essere volontaria come nel caso degli anarchici che non riconoscono le istituzioni stesse, ma può essere anche causata dal mancato coinvolgimento da parte delle istituzioni nel caso di altri gruppi e organizzazioni. Le evidenze empiriche mostrano che l’esclusione politica provoca varie reazioni tra gli attivisti: la marginalizzazione e l’isolamento politico (come è soprattutto evidente nei contesti non democratici) ma anche azioni reattive che possono esplicitarsi in una radicalizzazione della protesta ed un uso più frequente di forme di azione dirompente. Le azioni di imbrattamento possono quindi essere interpretate anche come reazione alla marginalizzazione di alcuni gruppi e soprattutto dei temi di cui sono portatori. Se l’agenda e il dibattito politico si fossero concentrati sui temi promossi da questi attivisti – la catastrofe climatica o il regime detentivo del 41-bis a cui è sottoposto Cospito– saremmo stati testimoni di questi scempi?




8 marzo 2024 


Fonte: UNITN, Bilancio di Genere 2021, https://www.unitn.it/alfresco/download/workspace/SpacesStore/296cece2-c6f6-40e4-9ed1-c227a86989fe/Bilancio_di_Genere_2021_03.pdf