Buona Pratica

Possiamo definire buone pratiche quelle attività che hanno lo scopo di prevenire/superare difficoltà di apprendimento della matematica utilizzando le tecnologie digitali. 


È emersa la necessità di descrivere le buone pratiche in un opportuno quadro teorico, di cui in una certa misura gli insegnanti dovrebbero essere consapevoli. 

Alla luce di un quadro teorico di riferimento, si possono presentare agli insegnanti degli esempi  e controesempi paradigmatici di buone pratiche. 


Nel nostro ambito di interesse, le tecnologie digitali giocano un ruolo importante nella definizione e realizzazione di buone pratiche. 

Abbiamo riscontrato due diversi utilizzi della tecnologia:

a) tecnologia digitale per mediare un sapere matematico;

b) tecnologia digitale per favorire la comunicazione, il confronto e la condivisione.

L’uso (a) prevede una relazione diretta tra tecnologia digitale (per es. geogebra o un foglio excel) e il contenuto matematico che si intende insegnare (per es. la classificazione dei quadrilateri in geometria piana o liste di multipli di numeri naturali) ed è assolutamente necessaria una progettazione che ne tenga esplicitamente conto e che descriva precisamente le relazioni tra consegne, tecnologia digitale e sapere matematico. 

Un aspetto chiave della tipologia (a) è il fatto che la tecnologia digitale consenta di rappresentare degli oggetti matematici (e le attività sono costruite proprio intorno a queste rappresentazioni, sfruttando al massimo questo potenziale semiotico).

L’uso (b) prevede una varietà d’usi di tecnologie digitali a supporto di attività formative, senza giocare un ruolo diretto nella mediazione di significati matematici. Si pensi per esempio all’uso di un doc condiviso che permetta il lavoro di un gruppo in modo sincrono o asincrono, oppure all’utilizzo di diverse funzionalità delle piattaforme tipo Moodle (es: l’ambiente “Workshop”), oppure ancora l’utilizzo di sistemi per le videoconferenze. In questo caso l’uso della tecnologia non e’ strettamente collegato all’attività matematica, quanto piuttosto alla possibilità di promuovere interazione e più in generale strategie di valutazione formativa. La tipologia (b) non prevede necessariamente la realizzazione di rappresentazioni di oggetti matematici nella tecnologia digitale in questione, anche se sicuramente le può prevedere (e le attività sfruttano le potenzialità comunicative/interattive che la tecnologia digitale offre ai partecipanti all’attività).


Verso una definizione di buona pratica


Pratica per noi vuol dire situazione didattica con descrizioni di attività da fare, in cui preferibilmente entri la tecnologia.

Ci sono tre aspetti da tenere in conto per la definizione della ‘buona pratica’:

Le pratiche proposte sono  legate a delle difficoltà (statisticamente) rilevate in certe situazioni rispetto a certi scopi. Difficoltà può significare che gli allievi rispondevano male o non rispondevano, ma nelle pratiche che noi proponiamo queste difficoltà vanno inquadrate entro teorie didattiche (o frammenti di teorie didattiche), e qui si può fare riferimento da un lato ad argomenti matematici ma dall'altro anche a problemi di apprendimento rispetto a degli obiettivi più o meno specifici. Tali teorie saranno alla base della pratica che noi riteniamo ‘buona’ per ovviare a quella difficoltà. 

Qualunque buona pratica non può ridursi alla sola descrizione della situazione didattica e degli strumenti, ma deve contenere delle ‘istruzioni’ per l’insegnante, esplicitando gli obiettivi, dicendo a che cosa dovrebbe stare attento, che cosa dovrebbe fare usando quel certo materiale che sarà fornito, etc.

Qualunque buona pratica non può ridursi alla descrizione delle tecnologie coinvolte e del loro utilizzo pratico, ma deve mettere in chiaro il potenziale della tecnologia sia dal lato studente che dal lato docente. Per il primo, significa esplicitare quali sono gli obiettivi didattici per cui lo specifico strumento tecnologico (o insieme di strumenti) viene utilizzato. Qualora la tecnologia scelta inglobi conoscenza matematica, bisogna esplicitare le relazioni tra consegne, tecnologia digitale e sapere matematico. Per il secondo, significa declinare come la tecnologia in gioco può informare il docente sui processi di apprendimento dei suoi studenti nel corso della situazione didattica. Devono in sostanza essere esplicitate quali sono le funzionalità didattiche delle tecnologie scelte, in che modo queste ultime vengono orchestrate per raggiungere uno specifico obiettivo didattico (lato studente) e quali informazioni  possono fornire al docente per monitorare e regolare l’andamento della situazione didattica, permettendogli anche una regolazione in itinere. 

La presentazione di una ‘buona pratica’, oltre alla descrizione degli aspetti sopra detti, dovrebbe essere corredata da:

Non devono mancare esempi emblematici simulati.