中国的世界遗产

  

Cinquantacinque è il numero di Patrimoni Mondiali dell’Umanità che sono stati riconosciuti alla Cina, che in questo modo si aggiudica il titolo di Paese con più Siti Unesco al mondo, insieme all’Italia. Le rovine archeologiche della città di Liangzhu e le riserve degli Uccelli Migratori lungo il Golfo di Bohai sono infatti entrate da poco a far parte della lista, solo nel 2019.

兵马俑

Il nostro viaggio alla scoperta dei Siti Unesco cinesi, inizia nella città più famosa della Cina centrale, Xi’an, antica capitale e sede dell’esercito di terracotta

兵马俑 (bīng mǎ yǒng) è il nome cinese di questo importante sito archeologico, composto da migliaia di statue di guerrieri e non solo, volti a proteggere la tomba di Qin Shi Huang (秦始皇), il primo imperatore cinese. Egli, infatti, voleva le cose in grande e per questo fece di tutto per assicurarsi una sepoltura dignitosa. Pensate che ancora prima di salire al trono aveva avviato la costruzione del suo mausoleo, e che mausoleo! La sua dimora per l'Aldilà copre un’area di ben 56 km² e per questo è considerata il più grande tesoro nazionale cinese. Ma perché tutto questo? Si dice che l’imperatore fosse ossessionato dal concetto di immortalità, e come lui lo erano la maggior parte dei popoli antichi. Vista l’inevitabilità della morte, secondo le credenze dell’epoca la vita eterna si poteva ottenere solo dopo essere deceduti e la tomba era quindi una sorta di ponte tra la dimensione terrena e quella ultraterrena. 

La scoperta di questo patrimonio culturale avvenne inaspettatamente nel 1974, ad oltre 2000 anni dalla costruzione. Ciò si deve ad alcuni contadini che scorsero la testa di uno dei soldati dell’esercito mentre erano intenti a scavare un pozzo presso un monte vicino a Xi’an.

E così iniziarono gli scavi che continuano tutt’oggi e che fino ad adesso hanno dato alla luce tre fosse contenenti più di 8000 statue, alcune rinvenute soltanto nel 2019.

Non sono poche le leggende che circolano riguardanti il mausoleo di Qin Shi Huang, queste dovute anche al fatto che del sito è stata scavata solo una minima parte.

Immaginatevi tesori nascosti, fiumi di mercurio, palazzi, pagode ed un ingegnoso meccanismo di difesa con balestre pronte ad uccidere chiunque violi il sonno del defunto: è così che uno storico di nome Sima Qian (司马迁) descrive il mausoleo. Lui però non cita l’esercito di terracotta, probabilmente perché affascinato dal resto del corredo funebre.

九寨沟

Ora spostiamoci invece nella regione del Sichuan, poco più a nord della città di Chengdu, in un luogo magico e incontaminato. Laghi cristallini, foreste verdeggianti e montagne innevate caratterizzano la valle di Jiuzhaigou (九寨沟), che in italiano significa “valle dei nove villaggi”. Il nome deriva dal fatto che ad abitarla sono popoli di origine tibetana, che con i loro costumi tradizionali contribuiscono a creare un’atmosfera da sogno.                                                                                                     

Secondo la gente del posto, in un tempo molto lontano, la zona era abitata da una dea e dal dio di una montagna. I due si erano innamorati perdutamente e in segno del loro amore il dio aveva regalato alla amata uno specchio fatto di vento e nuvole. Purtroppo però, un demone geloso della bellezza della dea, le fece cadere dalle mani lo specchio. All’impatto con la terra, si frantumò in 108 pezzi che si trasformarono nei laghi color turchese che caratterizzano il luogo, chiamati "海子" (hǎizi) dagli abitanti della valle.   

Il patrimonio naturale si estende per oltre 600 km² e ospita una grandissima varietà di piante e specie animali, tra cui anche alcune a rischio di estinzione, come la scimmia dal manto dorato e il panda gigante. Per chi non lo sapesse la regione del Sichuan è proprio la casa di questi affettuosissimi animali portafortuna bianchi e neri, a cui è dedicato il “lago xiongmao”. Qui, se si è fortunati, si possono osservare i panda bere e giocare presso le sponde del bacino d’acqua e si può ammirare la bellezza del paesaggio della valle di Jiuzhaigou.

莫高窟

La terza tappa del nostro viaggio si trova nella regione occidentale del Gansu, dove sorge uno dei tesori buddisti più importanti e preziosi della Cina: le grotte di Mogao.

 Queste sono composte da ben 492 caverne, che racchiudono oltre 45.000 m² di dipinti murali e più di 2000 statue di argilla, la cui grandezza varia dai 2 cm a i 34,5 m. È proprio per questo che il luogo è conosciuto anche con il nome di “grotte occidentali dei mille Buddha”. Costruire tutte le grotte non fu certo un lavoro semplice e immediato. Una leggenda narra che un monaco di nome Yue Zun, tornando a casa dopo un lungo viaggio, si fermò a riposare in una delle grotte. Mentre dormiva sognò 1000 buddha d’oro e una volta sveglio iniziò a dipingere la sua visione sul muro, sperando che i suoi sogni si trasformassero in realtà.

 Dopo di lui, le grotte vennero ampliate e modificate varie volte e da vari artisti, fino a quando non vennero abbandonate e dimenticate durante la dinastia Ming. Per fortuna però sono rimaste intatte e sono arrivate fino a noi grazie alla loro posizione strategica. 

Se volete visitare questo patrimonio culturale, dovete assolutamente fare un giro nel  “santuario del Buddha”, le cui pareti sono interamente ricoperte da bellissime illustrazioni colorate in stili e caratteri differenti, che vi lasceranno sicuramente a bocca aperta.

张家界

Vi siete mai chiesti dov’è ambientato il film “Avatar”? Quei monti fluttuanti immersi nella nebbia, che sembrano essere sospesi nel vuoto esistono realmente e si trovano proprio in Cina, nella regione centro meridionale dello Hunan. Stiamo parlando del Parco Nazionale di Zhangjiajie (张家界), che prende il nome dall’omonima città che sorge lì vicino. La città è oggi un’importante meta turistica, ma non è poi così facile da raggiungere: i voli sono limitati e per arrivarci in treno ci possono volere addirittura 25 ore! Però una volta a destinazione, ne sarà valsa la pena, specialmente se siete amanti della natura e dell'avventura. 

È bene che non soffriate di vertigini, perché per vivere un’esperienza indimenticabile e carica di adrenalina, dovete assolutamente provare il brivido di passeggiare sul ponte di vetro del Grand Canyon di Zhangjiajie, a pochi chilometri dal parco. Questo infatti non è un ponte da poco: con i suoi 300 m di altezza e 430 di lunghezza è attualmente uno dei più lunghi del suo genere e sicuramente il più alto al mondo. Inoltre potete stare tranquilli, non cadrete nel vuoto, perché è così resistente da reggere il peso di circa 2000 persone, grazie ai cavi d’acciaio che lo sorreggono. 

Anche se il ponte di vetro è una delle mete più gettonate, nel Grand Canyon si possono provare molte altre esperienze emozionanti, tra cui il Bungee jumping di Zhangjiajie. La piattaforma di lancio è stata inaugurata solo a dicembre 2020, ma è già la più bella e alta al mondo, tanto che conta 300 m di dislivello!

长城

La Grande Muraglia ha una storia molto lunga, di circa 2300 anni. Molti dicono che a farla costruire fu l’imperatore Qin Shi Huang, lo stesso a cui è dedicato il mausoleo a Xi’an. In realtà a lui si deve il merito di essere stato il primo ad unificare tutte le sezioni e fortificazioni, che però erano già presenti a partire dal VII secolo a.C., quando la Cina era ancora suddivisa in tanti piccoli stati. Lo scopo iniziale della muraglia era quello di difendere l’impero dall'invasione dei popoli del nord e successivamente per tutelare la Via della Seta; oggi invece è uno dei siti turistici più visitati al mondo ed è considerata simbolo dei valori del popolo cinese, tanto che è stata l'ispirazione di numerosi artisti per la creazione di dipinti, poemi e opere teatrali. 

Ci sono molte leggende circa questa imponente costruzione. Una di queste narra di una storia d’amore nata tra una ragazza di nome Meng Jiangnü (孟姜女) e Fan Xiliang (范喜良), un uomo costretto ai lavori forzati sulla muraglia. I due decisero di sposarsi, ma purtroppo Fan Xiliang venne catturato e condotto nuovamente sulla muraglia, da dove però non fece più ritorno. La ragazza, non sapendo della sorte che era toccata al marito, andò sulla muraglia per portargli dei vestiti pesanti che aveva cucito lei stessa in vista dell’inverno. Arrivata lì, venne a sapere che l’amato era stato seppellito tra i mattoni e la terra delle fortificazioni, una volta morto. Così Meng Jiangnü si abbandonò ad un pianto incessante che durò per vari giorni e notti, fino a che la muraglia stessa si commosse a tal punto da sgretolarsi e mostrare il corpo inanime dell’uomo. Ovviamente si tratta di una leggenda, ma ancora oggi c’è chi sostiene che i corpi degli operai morti durante la costruzione venissero sepolti tra le mura. Si tratta però di un mito di sfatare! Stesso discorso per quanto riguarda la leggenda secondo cui la Grande Muraglia sarebbe visibile dallo spazio. Anche se l’opera ha una vastissima estensione, non si può dire altrettanto della sua altezza e dei suoi 10 m di larghezza. 

[Eleonora Tomaciello e Elisabetta Boin, novembre 2021]