Scavo

Descrizione del sito

L’Università degli Studi di Perugia e segnatamente la Cattedra di Urbanistica del Mondo Classico intendono riprendere a distanza di anni e con sistematicità gli interventi di scavo nell’area urbana di Saepinum e nelle aree di necropoli fuori Porta Boiano e fuori Porta Benevento.

In particolare gli scavi in corso del santuario italico di San Pietro di Cantoni di Sepino e del sito di Terravecchia di Sepino ripropongono in termini rinnovati e cogenti l’esigenza dello scavo di un edificio ecclesiale, la cosiddetta Chiesa dell’Annunziata, posto all’interno della antica cinta sepinate. Della chiesa, le cui murature d’alzato appaiono, almeno in parte, ancora apprezzabili sul terreno per quanto obliterate da una fitta vegetazione infestante, si conserva ed è nota una rilevante documentazione d’archivio (E. Cuozzo – J. M. Martin, Le pergamene di Santa Cristina di Sepino (1143-1463), “Sources et Documents d’histoire du Moyen Age publiés par l’Ecole Francaise de Rome”, 1, Paris 1998) e letteraria (trascritta e riportata da A. Zazo, in Samnium, XXXIV, 1961, pp. 176-177). E’, tuttavia, da sempre mancato un intervento di verifica archeologica del complesso e delle sue stesse immediate adiacenze. La sola cartografia ottocentesca (in particolare F. Di Iorio, Topografia dell’Altilia in tenimento di Sepino in Molise, del 1877) posiziona correttamente sul terreno, mediante riporto del solo ingombro planimetrico, l’edificio ecclesiale. Ma, a prova della visibilità del tutto parziale di quest’ultimo, la didascalia posta in calce al disegno laconicamente avverte “Fu quivi una Cappella della SS. Annunziata ora diruta”. Il disegno, però, sembra suggerire l’esistenza di una più estesa struttura di base su cui si sarebbe impostato lo stesso alzato perimetrale della chiesa. La medesima didascalia difatti avverte anche: “Sito ove si suppone esistesse l’antico tempio di Giove”, stante il reimpiego ad angulum aediculae di CIL XI 2441. Come sia, corretta o meno, la menzione sembra, senza forse neppure troppo forzare il dato in sé ed anzi con qualche presumibile attendibilità, suggerire per il complesso e per la situazione specifica dell’Annunziata una possibile materiale sovrapposizione strutturale ad un più antico luogo di culto e un ruolo di continuità di destinazione e di tradizione. Così come risulta ormai con oggettiva certezza acclarato dallo scavo per la situazione dell’edificio ecclesiale di San Pietro di Cantoni di Sepino e verosimilmente, tuttavia con più labili margini di attendibilità, anche in ragione di uno scavo appena intrapreso, per la situazione della chiesa forse titolata a S. Martino di Terravecchia di Sepino.

Insomma, lo scavo dell’Annunziata consentirebbe un riscontro importante, immediato e topograficamente e culturalmente ravvicinatissimo fra situazioni che sembrano (e possono, dunque, ipotizzarsi come) analoghe. Anche se queste, sulla scorta della documentazione attualmente disponibile, non sembrano presentarsi cronologicamente con sicurezza fra loro perfettamente sovrapponibili.

La richiesta di una ripresa degli scavi anche delle aree sepolcrali sepinati urbane da parte dell’Università degli Studi di Perugia a distanza di molti anni intende riproporre non velleitariamente un’iniziativa mai portata a compimento. Né per quanto concerne gli interventi di campo né per quanto concerne la presentazione dei risultati, ancorché parziali, conseguiti in un passato ormai remoto. Al di là di pochi cenni solo riferiti o, ancora più raramente, scritti.

Lo spoglio analitico delle carte d’archivio consente ora di imbastire una assolutamente più completa trama e storia degli interventi occorsi nel tempo a ridosso ed all’esterno delle porte della cinta urbana sepinate e lungo lo stesso asse tratturale. Se a questo aggiungiamo la dovuta, per quanto assolutamente tardiva, riflessione sugli esiti importanti degli scavi eseguiti fra 1981 e 1983 fuori Porta Benevento e fuori Porta Boiano dalla Cattedra di Topografia e Urbanistica del Mondo Classico dell’Università degli Studi di Perugia, allora ne scaturisce delle necropoli sepinati già ora un quadro complessivo documentato e articolato che a partire dalla genesi stessa del municipio sembra inoltrarsi fino alla media e alla tarda antichità. Come peraltro è ovvio che sia.

Questo quadro è, tuttavia, con evidenza, estremamente frammentario, dunque fragile e discontinuo. Non solo sotto il profilo cronologico, ma anche e soprattutto ovviamente sotto il profilo topografico e distributivo. Delle tombe, per di più diversissimamente caratterizzate, e degli stessi interventi di scavo e di ricognizione eseguiti in superficie. Lo stesso dicasi per le componenti strutturali degli edifici funerari disperse sul terreno o reimpiegate in Altilia o nelle contrade degli immediati dintorni, soprattutto lungo i margini della fascia tratturale. Di queste, per quanto spesso ultimamente censite e schedate, è mancato a tutt’oggi un generalizzato e sistematico rilievo che permetterebbe, invece, almeno in molti casi con attendibile sicurezza, opportunità di riscontrare pertinenze e di ipotizzare, di conseguenza, anche corrette ricomposizioni d’assieme.

Il lavoro che attende necessita, dunque, di una tempistica e di procedure d’intervento, sia in fase di scavo sia in fase di rilievo di campo, adeguate ed è questa la ragione per cui si è presentata al Ministero richiesta di Concessione triennale.

Per gli esiti della campagna di scavo 2014: FastiOnline