Freeze (2008)
Due immagini apparentemente immobili e non comunicanti. Due situazioni di attesa e di vuoto senza tempo accomunate fra loro dal ronzio sempre più forte del motore di un freezer fuori campo che si sta caricando. Poi il motore stacca e le due immagini per un attimo trovano la loro relazione, il loro contatto. Il rumore cessa. Tutto torna calmo. Le due immagini sono di nuovo separate e incomunicanti.
Cercafase (2008)
Oggetti e luoghi che scorrono veloci e sui quali ci si “sintonizza” come per la ricerca di una frequenza che sfugge continuamente. Forme che si attivano a tratti in un flusso indistinto e irriconoscibili.
Codice a barre (2009)
Video costruito da immagini prelevate in contesti metropolitani e montate insieme come una serie d’impulsi alternanti. Immagini in movimento frenetico, organico e inorganico. La scansione è sincronizzata su frammenti ripetuti di messaggi in codice Morse che nella loro struttura a intermittenza rimandano a un altro sistema binario di codifica delle informazioni, quello del codice a barre.
Acqua cheta (2009)
Video composto da una doppia finestra. All’interno della prima si svolgono una serie di azioni quotidiane e comuni da parte di una famiglia qualsiasi. Questa scena banale e apparentemente innocua è affiancata da una seconda finestra con immagini prelevate da un contesto completamente diverso, acqua trasparente che diventa sempre più melmosa e paludosa e che nella relazione con l’altra situazione ne accentua la sensazione di torbidezza, di stagnazione, di oscuro e inquietante presentimento. Qualcosa di inaspettato potrebbe avvenire da un momento a un altro, qualcosa di irreparabile. Oppure no. Il rumore del passaggio di treni metropolitani sottolinea questa sensazione di apparente immobilità, di fragile equilibrio.
Arco riflesso (2010)
In Arco riflesso leggeri movimenti, impercettibili variazioni di luce, tenui passaggi di ombre e sottili vibrazioni (presenze?) animano le zone neutre di alcuni spazi interni. Una crescente energia si autoalimenta e si propaga come un riflesso incondizionato, per “simpatia” dalla prima all’ultima scena.
Essendo dati (2012)
Il video è costruito come un collage d’immagini. Con un atteggiamento di tipo voyeuristico, l’evento si manifesta “al di là” dell’osservatore, ossia nel guardare accadere i fatti come attraverso uno spioncino o il foro di un muro o un diaframma di separazione tra noi e il luogo della scena (come in Etant donnés di Duchamp, appunto). I dati/immagine costituiscono dei “campioni” prelevati da scene diverse ma tutte accomunate da uno smisurato sprigionarsi di energia dinamica fra persone in contesti diversi. Panico, incidenti, scontri, aggressività, violenza o tortura (sempre osservata da lontano e in modo passivo attraverso un binocolo o una finestra, come nel caso del frammento estrapolato dal film Salò di Pasolini) ci scorrono davanti quali forme anonime ed estranee, come fossero altre realtà o eventi che non ci toccano più di tanto. Osservati a distanza i comportamenti umani assumono spesso aspetti farseschi.
Borderline (2012)
Oggetti che prendono il posto di altri oggetti in una sequenza temporale fluida e continua. Una impercettibile e incessante fusione di un profilo dentro l’altro accompagna il transito di una forma in quella successiva tramite un processo costante che potrebbe continuare all’infinito. I confini e le identità degli oggetti sono, in questo scorrimento, continuamente ridefiniti nella loro essenza e stabilità. Realtà obiettive che scivolano costantemente verso il loro limite e che assumono ininterrottamente le sembianze di materialità borderline.
Quattro stanze (2014)
Quattro eventi distinti si susseguono all’interno di una stanza/contenitore. Quattro manifestazioni di intensa energia naturale ricreate in laboratorio, in forma di riproduzione della realtà, di suo duplicato, come in un emblematico trompe l’oeil. Lo spazio fra finzione e realtà si fa ancora più sottile per mezzo di sonorità particolarmente incombenti e funeste.
Filocontinuo (2015)
Il susseguirsi frenetico di elementi grafici che si avvicendano e si compenetrano assecondano il ritmo incalzante di un brano progressive-metal. Il video animato in stop-motion mette in evidenza il filo continuo che lega le molteplici strutture e le infinite combinazioni grafiche come possibili sovrapposizioni di un alfabeto in via di formazione continua. Un senso che si costruisce (o che fallisce costantemente) nel suo interminabile fluire