I problemi strettamente energetici riguardano essenzialmente la scelta della fonte energetica da utilizzare, la conversione dell’energia e l’utilizzo finale della stessa.
Ogni fonte energetica è adatta a certi usi; alcune si prestano ad essere impiegate in sistemi centralizzati di grandi dimensioni (carbone,nucleare), altre possono essere proficuamente utilizzate in sistemi decentrati (petrolio, gas naturale, energia solare, ecc…). Ovviamente nella scelta del tipo di fonte da utilizzare in un caso particolare non possono non essere tenuti in considerazione gli aspetti ambientali connessi con le relative tecnologie di sfruttamento ed i rischi indotti dalle stesse; è importante valutare il rapporto costi-benefici e rischi-benefici. Risulta quindi chiaro come una strategia vincente per il buon uso delle fonti energetiche sia la diversificazione. Un tale approccio porta anche ad ulteriori benefici, in quanto un sistema energetico diversificato è meno dipendente dai Paesi fornitori di energia primaria (e quindi meno dipendente da eventuali sconvolgimenti politico-sociali interni al paese esportatore della fonte), nonché la diversificazione consente uno sviluppo equilibrato delle diverse tecnologie, evitando la “monocultura” tecnologica ed energetica.
Per quanto riguarda la conversione dell’energia la strategia vincente sembra essere quella dell’elevato rendimento. In questo modo infatti a parità di energia fornita come output, tanto migliore è il rendimento, tanto minore è il quantitativo di energia primaria richiesta e quindi avremo una minor emissione di materiali e calore a bassa temperatura verso l’ambiente. Ovviamente la ricerca di elevati rendimenti deve essere globale e quindi non rivolta al solo componente o impianto, ma all’intero sistema; è inutile costruire un impianto di straordinaria efficienza se poi non lo si utilizza nelle sue reali potenzialità o in modo saltuario o a carico ridotto. Inoltre nel progettare un impianto di conversione si deve tener in considerazione il bilancio energetico come somma tra l’energia di processo, cioè quella spesa come input durante l’esercizio e tra l’energia d’impianto, cioè quella che è stata necessaria per costruirlo. L’ottimo si raggiunge quando, considerata l’intera vita attesa per l’impianto stesso e il volume totale di produzione, risulta minima la somma dell’energia di processo e dell’energia d’impianto. Quest’ultima considerazione può essere un vincolo molto limitante nello sviluppo di rendimenti sempre maggiori; oggi si raggiungono rendimenti del 50% con gli impianti a ciclo combinato gas-vapore, ma non sarà possibile andare molto oltre, perché a prescindere dal secondo principio della termodinamica, ciò causerebbe un inaccettabile incremento dell’energia dell’impianto.
Così come utilizzare la minore quantità di energia primaria a parità di risultato, anche produrre consumando il meno possibile è altrettanto importante. E’ chiaro quindi che il conseguimento di elevati rendimenti di conversione è inutile se non si applica una strategia di conservazione dell’energia anche nel suo utilizzo finale. Conservare energia significa anche preservare l’ambiente visto che gli sprechi vengono limitati. Un approccio di questo tipo è molto difficile da perseguire visto che tutti siamo utilizzatori finali dell’energia prodotta; vista l’impossibilità di effettuare dei controlli sugli sprechi energetici individuali su larga scala, l’unica possibilità sembra essere quella di intervenire attraverso la penalizzazione, da parte degli enti pubblici o produttori di energia, di comportamenti non corretti degli utilizzatori (favorendo l’utilizzo degli elettrodomestici in determinate fasce, agevolazioni fiscali per chi compra elettrodomestici ad elevato rendimento, ecc…) o attraverso una campagna di educazione energetica che sensibilizzi l’opinione pubblica sulle problematiche del risparmio e conservazione energetica. Alcune delle politiche energetiche cui si è fatto precedentemente riferimento sono spesso perseguite nei Paesi industrializzati: c’è la tendenza a migliorare i rendimenti, a diversificare l’uso delle fonti; ma l’ostacolo maggiore sembra essere la corsa verso la produzione ed i consumi. Il nostro sistema di vita è caratterizzato dalla ricerca della concentrazione energetica (che comporta anche la concentrazione degli insediamenti residenziali e delle attività produttive), della velocità, della produttività, della specializzazione. Tutto ciò finisce per attrarre energia in quantità sempre maggiori, anche se i rendimenti tendono a crescere. Siamo in un certo senso “condannati” a produrre. Un corretto impiego delle tariffe energetiche, degli incentivi economici e della tassazione potrebbero favorire le tecnologie ed i comportamenti che portano al risparmio energetico. Le tecnologie spesso esistono: basta renderle applicabili.