Mozart e Parini si incontrarono a Milano almeno in un paio di occasioni, nel 1770 e nel 1771. Che cosa si dissero? Perché tali contatti non lasciarono una significativa traccia nelle loro opere? Non è possibile offrire risposte certe. Sembra quasi che i due si sopportassero, che siano stati costretti dalle circostanze a collaborare. Tra il geniale ragazzo austriaco e il poeta già famoso non nacque un' intesa, meno che mai un' amicizia, nemmeno qualcosa che assomigliasse alla simpatia.
Si può cominciare ricordando che Wolfgang Amadeus Mozart e papà Leopold arrivarono la prima volta a Milano il 23 gennaio 1770. L' invito giungeva dal conte di Firmian, ministro plenipotenziario della città e governatore di Mantova, giudicato ingenerosamente dai Verri «un tirolese mediocre». I due musicisti non riuscirono a incontrarlo subito, perché sua eccellenza soffriva probabilmente di un attacco di febbre terzana; comunque presero alloggio al convento di San Marco, nella foresteria, sita dove oggi sorge il liceo Parini. Il giovane Wolfgang Amadeus avrebbe compiuto 14 anni il 27 gennaio. Giuseppe Parini in quel tempo ha già superato i quaranta ed è celebre dal 1763, allorché Baretti, nel primo numero de La frusta letteraria, gli dedicò una critica positiva a Il Mattino , uscito anonimo presso il milanese Agnelli. Con Firmian ha ottimi rapporti, tanto che nel 1768 il conte lo aveva nominato poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro (la Scala non c' era ancora) e gli affidò la direzione della Gazzetta di Milano, l' organo ufficiale del governo austriaco. L' anno successivo, ai suoi introiti l' abate poteva aggiungere lo stipendio per la cattedra di eloquenza e belle arti alle Scuole Palatine, sempre grazie a Firmian. In una Milano filofrancese il giovane Mozart è accolto, rispettato, ma non riconosciuto. Il conte plenipotenziario, però, è attento: lo fa esaminare da Giovan Battista Sammartini, un' autorità musicale dell' epoca (fu maestro anche di Gluck), gli organizza accademie, lo presenta alla nobiltà, soprattutto gli fa avere un contratto per l' opera che avrebbe inaugurato la stagione del Ducale. Il titolo: Mitridate, re di Ponto. E qui occorre registrare un primo incontro tra il compositore e il poeta, se non di persona almeno idealmente: il giovane avrebbe lavorato sul libretto di Vittorio Amedeo Cigna-Santi, ricavato dall' omonima tragedia di Racine, e il letterato, in virtù dell' incarico, ne ritoccò il testo (è la tesi di Ermanno Paccagnini, contenuta nel saggio Parini poeta del Teatro Ducale , proferita in un convegno all' Ambrosiana nel maggio 2010). In ogni caso, Mozart doveva comporre la musica per il «carnovale dell' anno 1771», con debutto il 26 dicembre di quel 1770. Non ci soffermeremo sul tour italiano di Wolfgang e Leopold, che comincia dopo il primo soggiorno milanese, diremo che il Mitridate susciterà entusiasmo e sorpresa. Per essere informati dei fatti, conviene rileggere la recensione apparsa il 2 gennaio 1771 sulla Gazzetta di Milano . Un tempo si pensava scritta dal Parini stesso, ma questa tesi, che ha trovato ampia eco, è stata smentita da Arnaldo Bruni nella sua riedizione del giornale (Ricciardi 1981). Comunque l' autore, oltre le lodi a decorazioni, all' «eccellenza della musica» e all' «abilità degli attori», si dimenticò di Mozart. Per evitarlo, ricorse a una graziosa acrobazia: «Il giovine Maestro di Cappella, che non oltrepassa l' età d' anni quindici, studia il bello della natura, e ce lo rappresenta adorno delle più rare grazie Musicali». Qualcuno dirà che il nome del compositore allora non era d' obbligo. È vero, ma sul numero della Gazzetta del 23 gennaio si ricorda la Nitteti di Carlo Monza - opera e creatore oggi dimenticati - con uno spazio più grande e senza far sparire l' autore. L' anno successivo, il 1771, Mozart e Parini dovettero addirittura lavorare insieme per l' Ascanio in Alba , in scena il 17 ottobre per le «felicissime nozze arciducali» tra Ferdinando (uno dei figli di Maria Teresa) e Maria Ricciarda Beatrice d' Este. Il libretto era di Parini e la musica di Mozart ma, anche in tal caso, i due si incontrarono senza lasciare qualcosa all' umanità oltre questa festa o serenata teatrale. Anzi, poco prima della messa in scena, il 19 luglio da Salisburgo, c' è l' unica citazione del letterato milanese nell' epistolario mozartiano con la grafia sbagliata, sorta di inconscia vendetta di papà Leopold. Scrivendo al conte Pallavicini di Bologna, ricorda che «un tal Sgr. Abate Porini sta attualmente facendo la poesia». Era troppo presto per riconoscere Wolfgang? No, occorreva soltanto meno avversione per austriaci o tedeschi. A Milano il 16 ottobre, sempre per le «felicissime nozze» del 1771, andò in scena Ruggiero di Johann A. Hasse, su testo di Metastasio. Codesto musicista, che conosceva i Mozart e per loro era «il caro sassone», si recò all' Ascanio e poi - come riferisce Franz Kandler nella biografia che gli dedicherà poco tempo dopo - disse semplicemente: «Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti».
Il poeta Giuseppe Parini (1729-1799), ordinato sacerdote nel 1754, nel 1763 pubblicò «Il Mattino», prima parte de «Il giorno». Scrisse il libretto di «Ascanio in Alba» tra il 1770 e il ' 71 Il prodigio Wolfgang Amadeus Mozart e papà Leopold passarono quattro periodi a Milano (in tutto un anno): dal gennaio al marzo 1770, dall' ottobre dello stesso anno al febbraio 1771 (con un viaggio a Torino di due settimane), dall' agosto al dicembre 1771, infine dal novembre 1772 al marzo 1773. Tre le opere scritte per Milano: «Mitridate», «Ascanio in Alba» e «Lucio Silla».
Armando Torno
Corriere della Sera, 24 agosto 2011