È qui che mi voglio fermare. Voglio guardare questo immenso verde, queste montagne,questo immenso cielo blu, dove il vento soffia, dove c'è silenzio e pace. I miei pensieri sono rivolti a te lunigiana, dove il sole mi scalda. Che gioia sto provando a vivere in questa terra.
Giancarlo Lorieri
In questo silenzio di questa mia solitudine un sogno mi prende per mano,mi porta in questa terra, terra magica terra esoterica riesco a sentire il cuore della terra il respiro del vento e la voce del silenzio,terra magica si ti sogno sempre.
Giancarlo Lorieri
Voglio farmi trasportare dal vento in un luogo dove non esistono rumori, dove il volo degli uccelli fa da cornice,dove sento il canto dei grilli,dove il sole con il suo splendore nutre i frutti della terra, dove posso vedere il verde dei prati e lazzuro del cielo.
Giancarlo Lorieri
Le montagne della Lunigiana
Tra natura e storia
Un itinerario tra bellezze naturali e testimonianze storiche
Nonostante disti pochi chilometri dal mare, la Lunigiana offre un’interessante area montana con gli splendidi paesaggi con i bastioni rocciosi appenninici e i profili aguzzi delle Alpi Apuane, che ci ricordano le lontane Dolomiti.
MONZONE
I principali gruppi montuosi sono l’Appennino tosco-emiliano, che attraversa la Lunigiana da nord ovest a sud est dividendola dall’Emilia-Romagna, e le Alpi Apuane, che la chiudono a sud verso la costa e la Garfagnana. Entrambe le aree hanno un notevole interesse storico e naturalistico e consentono agli amanti della montagna di praticare le loro attività preferite durante tutto l’anno. Il crinale appenninico fa parte del territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e il suo paesaggio varia dai secolari castagneti delle colline fino alle brughiere di mirtillo e paleo che ricoprono le alture che sfiorano i 2000 metri. Qui gli appassionati di trekking trovano una vasta area escursionistica con sentieri di facile percorrenza, mantenuti dai volontari del CAI delle sezioni di Filattiera, Fivizzano, Pontremoli e della vicina Emilia.
Lungo la strada che porta la Passo del Cerreto, spartiacque fra la Lunigiana e l’Alta Val Secchia troviamo imponenti castelli e pievi millenarie fino a raggiungere Sassalbo, antico paese che la leggenda vuole fondato da
SASSALBO
pirati scappati sui monti. Qui troviamo la sede del Parco Nazionale e una fitta rete di sentieri che conducono al crinale attraverso antiche vie, come la cosidetta “Via Modenese” che dal centro porta al valico dell’Ospedalaccio, che deve il suo nome ad un hospitale che qui sorgeva sulla principale via di comunicazione con la pianura padana. Altri sentieri partono dal Passo del Cerreto verso le cime del Monte La Nuda, di Monte Alto e i duemila metri dell’Alpe di Succiso. Qui durante la stagione invernale si possono fare interessanti escursioni con le racchette da neve verso il vicino Lago Pranda dove troviamo anche un anello per lo sci di fondo, oppure praticare i classici sport invernali nella stazioni di Cerreto Laghi.
Di grande importanza è anche il Passo del Lagastrello che divide la provincia di Massa e Carrara da quella di Parma. Anche lungo i suoi tornanti troviamo le rovine dell’antico convento e ospitale di Linari, a testimonianza dell’importanza storica della montagna lunigianese, passaggio obbligato per molti commercianti e pellegrini in epoca medievale. Da qui oggi partono numerosi sentieri verso il suggestivo Lago di Monte Acuto, vicino al Rifugio “Città di Sarzana” e verso i molti laghi di origine glaciale che caratterizzano questa zona.
Spostandoci ancora più a nord consigliamo un’ escursione per comprendere ancora meglio il rapporto che lega da sempre gli abitanti di queste valli alla montagna. Dal paese di Iera nel comune di Bagnone, saliamo agli antichi alpeggi dei Tornini, recentemente restaurati dal Parco e a disposizione degli escursionisti che qui vogliono passare una notte. Queste antiche costruzioni sono da sempre stati bivacchi e giacigli per pastori, carbonai e contadini che lì usavano durante la pulitura dei boschi e la raccolta delle castagne, fondamentali per il sostentamento della popolazioni durante periodi difficili di guerre e carestie.
Altre interessanti escursioni partono dal Passo del Cirone, lungo l’antica Via del Sale, cioè quel percorso che attraversava gli Appennini e che nel medioevo era utilizzato per contrabbandare il sale dalla Toscana all’Emilia. Da qui possiamo raggiungere la vetta del Monte Marmagna con la sua imponente croce in ferro o il Monte Sillara, splendido balcone sulla Lunigiana con i suoi pittoreschi laghetti sul versante nord.
Gli amanti dei grandi trekking di più giorni posso racchiudere tutte queste gite percorrendo il sentiero 00 o G.E.A. (Grande Escursione Appenninica), una grande attraversata che parte da Bocca Trabaria al confine fra Toscana, Umbria e Marche e si conclude in Lunigiana al Passo dei Due Santi nel comprensorio di Zeri, piccolo comune montano formato da un insieme di località dove troviamo una stazione sciistica e altri interessanti itinerari sulle tracce degli antichi liguri che qui abitavano.
Ma la presenza del popolo ligure è forte anche sull’altro sistema montuoso della zona ovvero le Alpi Apuane, conosciute in tutto il mondo per le cave di marmo, peculiarità unica di questo paesaggio da conservare e salvaguardare da frenetiche escavazioni del prezioso marmo. Il profilo del Pizzo d’Uccello con la sua celebre parete nord, leggenda nel mondo dell’alpinismo contraddistingue il paesaggio della Lunigiana Orientale. Ai suoi piedi merita una visita il paesino di Equi Terme con i suoi scorci degni di un presepe e le antiche grotte. Gli amanti delle camminate potranno trovare splendidi percorsi nella valle di Vinca, paese ai piedi del Monte Grondilice da dove partono numerosi sentieri, non tutti semplici, verso queste montagne.
Consigliamo per la bellezza e la facilità la salita al Monte Sagro, che deve il suo nome alle antiche popolazioni della zona che lo consideravano una montagna sacra nei loro riti. Dalla sua cima possiamo osservare un panorama unico, che nelle giornate più limpide spazia dalla Corsica alle cime delle Alpi Marittime. Secondo un’altra leggenda invece il nome deriva dai alcuni profughi dell’antica città romana di Luni che per scampare ad un attacco si rifugiarono sul monte e, poiché fra di loro c’erano alcuni cristiani, qui celebrarono una messa per lo scampato pericolo. Da allora il monte divenne sacro e quel manipolo di sopravissuti colonizzò la Lunigiana, mantenendo un legame profondo con le montagne della zona che ancora oggi resiste ed aspetta solo di essere scoperto e appreso da chi non conosce questi luoghi.
Che dire di questa terra lunigiana! per tante persone sei molto lontana,ma noi che l'abitiamo a volte abbastanza
non l'apprezziamo.Io ti vedo la piu bella del mondo è inutile pensarci molto.Misteriosa e affascinante è la tua
storia,senza tralasciare la bellissima garfagnana,per me siete due stelle del alta toscana.
Giancarlo Lorieri
La Lunigiana è un'area al confine con la Garfagnana, compresa tra le provincie di Massa Carrara e La Spezia. È una terra che raccoglie elementi caratteristici dei paesaggi liguri, toscani ed emiliani, senza che nessuno dei tre prevalga sull'altro in maniera decisiva.
La Lunigiana è caratterizzata da un variegato paesaggio naturale che risente della sua vicinanza all'Appennino Toscoemiliano e alle Alpi Apuane, che la chiudono in una vallata attraversata dal fiume Magra e dai suoi affluenti.
Questo territorio offre quindi numerose possibilità di scelta a chi lo esplora. Si può puntare sulle sue bellezze naturali, dai parchi ai laghi, dalle grotte ai prati fioriti, oppure si può decidere di visitare i numerosi borghi medievali, i castelli o gli importanti siti archeologici che testimoniano i vari insediamenti umani che si sono succeduti e il transito dei pellegrini sulla rotta della storica via Francigena.
Si può infine optare per le vie dell'antica civiltà rurale lunigiana, attraversando i pascoli di montagna attraverso le mulattiere cosparse di maestà, termini e fonti o inoltrandosi per i castagneti, che si affacciano dai terrazzamenti abilmente realizzati dai contadini lunigiani.
Il nome dell'area deriva da Luni, città fondata dai Romani nel 177 a.C. in prossimità del fiume Magra, dalla quale partirono alcuni dei coloni che occuparono le aree delle Alpi Apuane e della Versilia, dopo la deportazione dei Liguri.
Con la caduta dell'Impero Romano fu saccheggiata dai Vandali e occupata dagli Ostrogoti e successivamente da Bizantini, Longobardi e Franchi. Sotto il dominio di questi ultimi, all'epoca di Carlo Magno (VIII-IX secolo), il territorio della Lunigiana fu assegnato agli Adalberti.
Intorno al Mille la Lunigiana era un'amministrazione ed una potente diocesi che raggruppava sotto la sua giurisdizione centri del ligure, dell'alta Toscana e dell'attuale provincia di Parma. Intorno al XII secolo gli Adalberti presero il nome di Malaspina e, nel 1220, la famiglia si divise in due rami. Vennero allora fondati i due feudi di Mulazzo e Filattiera, sempre fedeli agli imperatori tedeschi. Solo una piccola parte della Lunigiana apparteneva invece, sempre per volontà della corona tedesca, ad un rappresentante degli Estensi, famiglia emiliana.
La Lunigiana fu poi terra contesa da Genovesi, Lucchesi, Pisani, Fiorentini, Parmigiani e Milanesi. Dopo il Congresso di Vienna del 1814 fu spartita tra il Regno di Sardegna, sotto il dominio dei Savoia, e i Ducati di Modena e di Parma, prima che l'Unità d'Italia riportasse l'intera zona sotto un'unica bandiera.
Ancora oggi, lungo il territorio della Lunigiana, è possibile individuare la traccia del passaggio della Via Francigena, una grande strada percorsa da pellegrini e commercianti che dal nord Europa si spingevano verso Roma. Dichiarata nel 1994 "Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa", è ritenuta un tracciato sviluppato dai Longobardi, originariamente chiamato via di Monte Bardone, che garantiva le comunicazione con la capitale Pavia.
Nacque principalmente per evitare alle carovane longobarde di percorrere le strade ad est, controllate dai nemici Bizantini, e ad ovest, lungo il tratto costiero ligure dove ai loro tradizionali rivali si aggiungevano i pericoli delle incursioni piratesche. L'impaludamento di larghe aree della Maremma aveva inoltre reso impraticabile la via Aurelia per coloro che si volevano mettere in marcia verso Roma.
Nel IX secolo la strada prese il suo attuale nome per rimarcare il dominio dei Franchi. Lungo la via, nel corso dei secoli furono fondati monasteri ed abbazie, a rimarcare la natura "spirituale" di quel percorso, sebbene fosse un collegamento importante anche per i commerci e il controllo politico su Roma da parte del Sacro Romano Impero.
MULAZZO
Vi sono paesi che paiono "l'isola che non c'è". Paiono inventati da un sogno di Peter Pan. Invece esistono, hanno realtà solide, vedono i marmi innevati dell'Appennino ed il mare azzurrissimo dopo Carrara.
Sono paesi della Lunigiana, una terra che fu di passaggio obbligato con la via Francigena tra Emilia e Toscana, un luogo che direi magico, paesi sognanti, cucuzzoli di monti abitati dai daini e dai cinghiali, paesi di castagna dove si divorano farinate, torte, tortelli, e quando ci arrivi, dopo curve tortuose e spalanchi di valli, ti offrono un vino che ha il sapore dei racconti, un vino che trascende e fa diventar tutto possibile. Poiché in paesi come Mulazzo, come Montereggio, provincia di Massa-Carrara, pochi lo direbbero, sono nati i più grandi i più importanti e informati librai italiani, gente che ha aperto librerie a Milano, a Venezia, a Pesaro, a Bologna, a Barcellona, a Città del Messico. Partendo con una gerla di libri caricata sulle spalle, cuore e pazienza enormi, sicché divennero i "librai pontremolesi"; anche Arnoldo Mondadori, il più prestigioso editore, li cercava e li usava per i sondaggi di mercato. La loro parola faceva legge e quando idearono il "Premio Bancarella" si vide che avevano avuto sempre ragione perché il Bancarella, dal 1953, segnalò Hemingway e Guareschi, Pasternak e Montanelli, la Fallaci e Cassola, De Crescenzo e Camilleri. Non ne sbagliarono uno.
Per salire a Mulazzo si lascia la comoda autostrada che va sulla Cisa, si esce a Pontremoli, ci si indirizza Aulla dopo un bivio circondato di boschi e sparsi casolari. Qui attende un editore che è una comunità. Mulazzo avrà sì e no duecento abitanti, qualche gatto, un alberghetto-trattoria (famoso per i testaroli e l'arrosto di caccia). Però l'editore, Franco Muzio, veneto, con un glorioso passato milanese, ha abbandonato la metropoli, è salito qui e da un piccolo resort, quattro stanze spalancate al sole e al panorama, con due attivissime animatrici, Emanuela Luisari (anche lei di Milano) ed Emanuela dell'Orco (di Roma), s'è inventato e mantiene viva una casa editrice (s'intitola "Tarka") come altri si ritirano e fanno olio e pecorino. A Mulazzo, invece, il ritorno alla natura è nei libri perché di libri è fatta la civiltà di Lunigiana. Almeno dall'Ottocento.
Tutto nacque a Mulazzo, lo narra Gian Battista Martinelli. In inverno sui monti faceva freddo e si faceva la fame. Allora molti giovanotti, siamo nel secolo romantico, lasciavano casa e famiglia ed a piedi, risalendo la Francigena, se ne andavano in Emilia, in Lombardia. E vendevano, soprattutto, pietre per barbieri, quei sassi levigati dove si arrotavano i rasoi. Vendevano anche bottoni, stringhe, immaginette sacre. Erano accorti, erano furbi e svelti a capire i giovanotti. Si chiamavano Fogola, (una dinastia), Tarantola (un'altra dinastia), Lorgna, Giovannucci, Lazzarelli, Maucci (altra dinastia), Genarelli, Ghelfi, Bardotti, Bertoni. Quando entravano nelle masserie molte contadine chiedevano loro anche almanacchi, anche libri, non romanzi, non saggi, piccoli libri per imparare a far conserve, a curar febbri e togliere il malocchio. Così accanto alle pietre cominciarono a portar dietro, fino in Francia, fino a Cannes, fino a Lione, anche manuali e calendari e dispense. E da Montereggio a Parana, dove avevano le case, si intessè un forte rapporto tra loro, venditori, e gli stampatori, prima a Pontremoli e Fivizzano (dove dal '400 già si stampavano Virgilio e Cicerone, Sallustio e Giovenale) poi con editori di ogni dove.
L'occasione fece il mestiere, il mestiere ebbe insperati successi. Nel Novecento con l'espandersi dei mercati, i giovanotti del porta-a-porta divennero bancarellai. A Genova, a Bologna, anche a Napoli, a Palermo perfino, i pontremolesi presero a smerciare i primi best-sellers, Carolina Invernizio, la Dellì, Liala, tante storie lacrimose ma di successo. E dalle bancarelle passarono alle librerie, i Bertoni a Venezia, i Fogola a Torino, ad Ancona i Ghelfi, a Piacenza, a Cremona, a Ferrara, a Verona, i Giovannacci a Biella, i Tarantola a Milano, a Belluno, i Vannini a Brescia. Tutti nati in Lunigiana, tutti nati casa a casa a Mulazzo, a Montereggio, in una terra che non ha fabbriche,non ha campagne, un'isola che c'è, sorge e prospera solo grazie ai libri. Pare una novella. La famiglia più intraprendente furono i Maucci. Emanuele nasce nel 1850, è figlio di un venditore "con gerla" che ha lavorato in Francia e fin da piccolo impara l'arte. Poi a diciotto anni balza in Argentina, a Buenos Aires ,apre una libreria, sposa una Pagni di Milano. Trasferisce la libreria al fratello, se ne viene a Barcellona, in Spagna, diviene editore, un passaggio obbligato.
Da editore Emanuele Maucci stampa addirittura l'Enciclopedia illustrata Europeo-Americana (Espasa). Nel 1905 all'esposizione di Vienna lo premiano e lo encomiano. Intanto fratello e cugini divengono librai ed editori in Argentina ed in Messico. 1nsomma un trionfo familiare, che è un trionfo generazionale. Divengono editori anche i Rinfreschi a Piacenza (casa editrice la Bolognina), Bertoni a Parma, Tarantola a Piacenza, Ghelfi a Cremona. Da ambulanti i pontremolesi che hanno la religione del libro nel cuore e nel sangue, si trasformano in manager. Puntuali però ogni anno tornano in Lunigiana, tornano a Parana, a Montereggio, a Mulazzo. Tornano in estate, sono scorpacciate di tortelli, testaroli e torte salate, e grandi bevute. Il Premio Bancarella più che famoso, nasce per quest'entusiasmo del ritorno alla patria. Ora ne è presidente Giovanni Tarantola. Si fa trovare a prendere il sole nella piazzetta di Montereggio, davanti ad una chiesa che è consacrata agli eventi. Con lui si percorrono le viuzze accoglienti di un paese tutto pietra e tutto dediche. Vie e piazze onorano grandi nomi dell'editoria, da via Mondadori a via Rizzoli a via Bompiani. La cosa incuriosisce, eccome.
Ne scrissero Montanelli, Enzo Biagi e Oriana Fallaci. Il "paese dei librai" adesso ha anche molti "confratelli". Già nel 1961 nel Galles nacque il fenomeno ed oggi si hanno paesi di libri in Belgio (Redu), Francia (Montolieu). Olanda (Bredevoott), Norvegia (Fjaerland),Svizzera (St Pierre de Clages). Con scambi di esperienze, raduni,bisbocce, convegni.
Dal 21 al 29 agosto a Mulazzo si rifarà puntuale la gran festa sulla cima dei monti da dove si scorgono i marmi innevati dell'Appennino ed il mare azzurrissimo oltre Carrara. La Lunigiana è unica.
Cosa possiamo dire di questa terra Lunigiana!
Giancarlo lorieri Olga Maksymenko
Di Adolfo Lippi
Inserto del tirreno giovedi 13 04 2013
A due passi da Carrara la mulattiera che sale fino al piccolo santuario di Santa Lucia, dove il panorama è meraviglioso
Vi sono paesaggi del cuore che soltanto chi cammina, chi si inerpica, chi ha la mente sgombra per le sensazioni, trova, riconosce, fa propri. Giancarlo Lorieri, parrucchiere verso Carrara, ha una cinquantina di anni e vive tenendosi lontano dalla cronaca; ma vicinissimo alla natura. Il che per un figaro è straordinario, generalmente in quel mestiere c'è curiosità e chiacchiera. Tra un taglio e l'altro, scrive Edoardo Berselli in “Adulti con riserva” ( Mondadori ed.) «si sfogliavano giornali proibiti…si usciva rapati ed arrapati». I ragazzi dal barbiere hanno sempre iniziato la loro educazione sentimentale e sessuale.
Giancarlo Lorieri è invece un contemplativo. Dalla sua bottega, allocata tra la Marina di Carrara e la città, esce puro, pulito di discorsi sportivi e politici e comincia le sue escursioni. Il suo paese è Fossone, tremila abitanti. Dice Lorieri: «Fossone è situato in una posizione geograficamente felice, visto che con poco più di mezz’ora si va dalla Versilia alle Cinque Terre. In pochi minuti si è al mare e con meno di un'ora si raggiunge la neve».
Già. L'attrattiva, allora, sembrano la riviere ed il grande bianco delle montagne di marmo. Pochi si fermano a Fossone, scapricciati dalla magnificenza delle cave di Michelangelo o dai ritrovi di Forte dei Marmi. Invece Lorieri si ferma dov'è e dove abita, una graziosa casa a piè di monte. E da qui sale e scende per mulattiere e sentieri e scopre il creato.
Dice: «Quando siamo di fronte ad un albero o a un fiore o ad una persona, li vediamo veramente? Li vediamo nella loro totalità, nella loro completezza? Abbiamo provato a guardare un oggetto senza l'interferenza dei nostri concetti? Se potessimo guardare un albero senza pensare, sentendo con tutto il nostro essere, con tutta la nostra energia, in una tale intensità di rapporto, ci accorgeremmo che l'osservatore scompare, c'è solo attenzione e non c'è spazio per concetti e ricordi». Il totale abbandono, Lorieri l'ha preso, lo prende, dal maestro Jddu Krsishnamurti, nato tra Madras e Bengalore nel 1895 che scriveva: «L'amore in tutta la sua gloria ha inebriato il mio cuore, ho bevuto alla fontana della Gioia e della Bellezza eterna. Sono inebriato di dio». Era un mistico, non si proclamava santone o guida. Ognuno, diceva, deve trovarsi la strada da solo.
Lorieri così cammina sul colle sopra Carrara e vede «la natura in ogni suo aspetto. Prendendo la mulattiera ci si incammina verso Santa Lucia, più si sale e più il panorama diventa bello: basta un po' di fantasia per diventare consapevoli del posto dove si sta passeggiando e quando si arriva nei pressi di Santa Lucia il panorama è veramente meraviglioso». Circondano la camminata migliaia di olivi secolari e cento fiori coloratissimi nonostante questa primavera fradicia di pioggia. In Santa Lucia, a quattrocento metri sul mare, c'è un piccolo santuario per la Madonna. Scrive Lorieri : «Sento che si alza il vento e si avvicina la sera, da qui vedo un mondo lontano, qui c'è solo pace e silenzio».
Lorieri vive a Fossone assieme ad Olga, ucraina. Da una prima moglie ha avuto Nadia che vive a Bruxelles e ha tre figli biondi biondi, Davide, Diletta ed Alessia. Olga , a sua volta, ha una figlia intelligentissima, Natalya, prima ad honorem nel suo corso all'Istituto Zaccagni di Carrara con una tesi sui diritti umani.
Lorieri studia astrologia, vola nei cieli, ma è ben radicato a Fossone. Qui del resto costruirono splendide ville i ricchi di Carrara quando il marmo divenne un'industria. Mirabile è ad esempio "Villa Lazzoni" edificata nel Settecento (oggi Villa della Torre). Mostra grandi terrazze, archi con nicchie decorate, eleganti grotte con fontane. C'è la "casa delle civette", c'è il Gigante, un busto che rammenta il Dorifero di Policleto in Roma.
Sulle colline sono sparsi altri villoni. Uno, riconoscibilissimo, proprio all'entrata di Carrara, è quello dei Fabbricotti che furono imprenditori di marmo così famosi che ancora oggi se ne vantano gli aneddoti. Dicevano: «Fabbricotti non dà mai i resti». Adesso lo abita la famiglia Vanelli, che ha interessi nelle cave e nei laboratori.
Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara' necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all'opera di Eugenio Branchi "Storia della Lunigiana feudale", unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest'ultimo che, "per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e' poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana."
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero' col nome di Provincia Maritima Italorum, subi' dapprima l'invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro' nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da ,Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto(945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
L'essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche'il paese, collocato tra Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell'anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro' in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo' di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d'Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
Oberto Obizzo I si stabili' sui gioghi dell'Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest'ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall'imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest'ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio' appare nell'atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall'altra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l' Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell'arme lo "spino secco" in "spino fiorito" ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita' in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d'oro con il motto "ad medelam" (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi' lo stemma venne spesso modificato; il piu' conosciuto e' pero' quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E' da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l'Antico (1253) da Luigi IX re di Francia per l'aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d'Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) "fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca". La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta', merita di esser ricordata come colei che "compose, ordino' e stabili'" gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di Bagnone).
Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d'Appello che era il Marchese, di un Podesta' eletto dal marchese, un Vicario del Podesta', un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate.
Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l'omicidio col taglio della testa, l'adulterio con lire venticinque per l'uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l'abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta' portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita' e Comunita' che a loro furono soggetti.
Se si sale a Fantiscritti, nota cava dell'età michelangiolesca, si resta storditi dai passi che sta facendo la tecnologia. Basta visitare "Torart" un laboratorio di Filippo Tincolini, socio di Vanelli. Qui Michele Basaldella , nipote del famoso Mirko, mi segna le macchine, tante, che stanno sgrezzando e modellando il marmo statuario. L'occhio e la mano dell'uomo intervengono soltanto via computer. Il resto, puntare, scavare, scolpire, lisciare, lo fanno i bracci meccanici. Ma del resto dicono: «Michelangelo faceva fare il lavoro duro agli allievi, loro sgrezzavano e mordevano la pietra. Lui aveva l'idea e l'ultimo tocco».
Beh, ma bastano le idee per rendere autentica un'opera?
Alla "Torart" lavora un giapponese, Kenji Takahashi, di Gifu. Ha la faccia bianca di polvere. Lui sul marmo concede poco ai macchinari. Crea delle scatole che poi rompe e riattacca coi mastici, più che marmo paiono di carta velina, godibili. Da Gualtiero Vanelli, rampollo ultra indaffarato della famiglia nobile, sono allineate opere di Pasquà, francese, che fa teschi visitati da leggiadre farfalle, altre di Matthew Spender, che fa figure anticate con marmi di doppio colore, altre ancora della Vanessa Beecroft, stella dell'avanguardia mondiale. Paola Galeotti, esperta studiosa d'arte è il miglior viatico per la Carrara contemporanea.
Tornando a Giancarlo Lorieri, lui si tiene lontano dalla tecnologia così invadente e dal grande bianco delle montagne carrarine spaccate, depredate, polverizzate.
Lorieri, da Fossone ammonisce: «La civilizzazione si spinge sempre più verso le grandi città. Abbiamo perduto il contatto con la natura. Sono pochi quelli che guardano un tramonto, un alba, il riflesso di una luce sull'acqua». Sono pochi davvero. Però ce ne sono ancora. Meno male, un barbiere a Fossone di Carrara…
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La parrocchia di Fossone
Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria Santissima” in Fossone – Carrara.
Questa parrocchia è stata istituita nel 1957 dall’allora vescovo di Apuania Mons. Carlo Boiardi accorpando i territori periferici delle parrocchie di Fontia ed Avenza allora confinanti proprio nella località di Fossone ed è attualmente retta dal parroco don Andrea Forni.
La sua istituzione è stata fortemente voluta dal d. Dario Fazzi, allora Parroco di “Fontia” che era consapevole che il paese di Fossone, che stava crescendo in popolazione, aveva bisogno di un luogo di culto e di pastorale prossimo alle persone, poiché si era reso conto del disagio che i “fossonesi” incontravano nel recarsi alle celebrazioni a Fontia , che dista qualche chilometro e che allora era raggiungibile da Fossone solo con mulattiera o sentiero, ed era consapevole che , in ogni caso, la gente di Fossone era penalizzata nella pastorale parrocchiale.
Lo stesso Don Dario, coinvolgendo la popolazione, volle e partecipò, anche materialmente, alla costruzione della chiesa.
La parrocchia fu dedicata al “Cuore Immacolato di Maria Santissima” dal vescovo Carlo Boiardi il 26 agosto 1967 al termine di una importante ”Missione Parrocchiale”.
Negli anni 60, grazie all’opera instancabile del suo primo parroco, D. Antonio Pianini, la parrocchia fu centro non solo di pastorale , ma anche di promozione umana per il piccolo e periferico paese di Fossone, fino ad allora poco considerato anche dalle autorità civili.
Nello stesso tempo la parrocchia si dotò dell’oratorio parrocchiale che a tutt’oggi è uno dei pochi, se non l’unico, luogo di aggregazione per i ragazzi ed i giovani del paese.
Fossone: periferia in provincia di Massa – Carrara sul confine con la Liguria.
Fossone è situato ai piedi del monte di Santa Lucia ed è così chiamato per il fosso che dalla collina di Santa Lucia attraversa la piana del paese per poi finire in mare.
Il monte Santa Lucia prende questo nome perché sul lato della collina sorge il santuario di Santa Lucia.
Le strade del paese sono: via Fossone basso; via Pelucara, che prima del 1960 era un canale aperto; via Cavaiola, dove c’è la Parrocchia “Cuore immacolato di Maria”.
Fossone e stato sotto Fontia come parrocchia fino al 1953, dal 1953 al 1958 il parroco fu don Dario Fazzi. Proseguendo, troviamo Villa Lazzoni.
La villa fu edificata dal conte Giulio Lazzoni nei primi decenni del Settecento: una data posta sopra l’ingresso principale ricorda l’avvenuta trasformazione di un edificio precedente.
Nel 1934 la proprietà pervenne al conte Della Torre: Villa Lazzoni è uno dei complessi più interessanti della Lunigiana, in quanto rappresenta la tipica villa pedemontana, con l’asse agrario segnato da grandi alberi che taglia la pianura fino alla vecchia Aurelia: questa direzione trova riscontro anche oltre il tracciato stradale con l’allineamento del Fosso Canale, struttura fondamentale della bonifica della zona paludosa a sudest della Parmignola. Questo torrente, oggi, segna il confine fra la Regione Toscana e la Liguria come all’epoca segnava quello fra la Repubblica di Genova e il Ducato di Massa.
Inoltre, troviamo via Pometo; via Monteverde; via Bolfano, che nasce da via Cavaiola e arriva fino ad Anderlino (inglese Underline), un tempo chiamata via Fonda; via Fosdinovo, via Fossone alto, così chiamata perchè collegava la parte bassa del paese a quella alta. Recentemente, dopo la copertura del canale, la via che arriva alle scuole elementari del paese, ed era in realtà chiamata dagli abitanti “il Canalone”, è diventata via Monteverde; lì c’era, anticamente, un viottolo molto stretto che la collegava ad una stradina che, a sua volta, conduceva a via Fossone alto. Un’altra strada, via Roccatagliata, che da Monteverde va al confine con la Liguria, tagliando per Fossone alto, un tempo era una mulattiera che collegava Fossone a Ortonovo.
Fossone è stato costruito in maggioranza da abitanti di Fontia e di Castelpoggio.
Le prime case a Fossone Basso furono costruite tra il 1870 e il 1880.
All’incirca quarant’anni fa Fossone aveva molti negozi per essere un paese; io stesso ricordo le parole di una persona che veniva da un paese molto lontano che affermava di non aver mai visto un paese con tanti negozi, e parliamo del ‘74.
Oggi i servizi al pubblico a Fossone si sono ridotti: solo due bar, un circolo, un negozio di un alimentari, un piccolo supermercato, un’edicola, una farmacia, una parrucchiera, una falegnameria, una carrozzeria, un autosalone, due bed and breakfast, un circolo ricreativo.
Fossone è situato in una posizione geograficamente felice, visto che, con poco più di mezz’ora, si va dalla Versilia alle Cinque terre, in pochi minuti si è al mare, e con meno di un’ ora si ragiunge la neve.
Fossone alto
Fossone alto e Santa Lucia sono poco conosciuti dalla popolazione che vive nei loro dintorni.
Tra il 1560 e il 1620 venne costruita una strada di ciottolato che collegava Fossone a Santa Lucia. La datazione si desume da una Madonnina custodita in una nicchia nella recinzione di una casa a Fossone alto datata 1620.
Seguendo la strada, a poche centinaia di metri si trova via Piana.
Proseguendo per la mulattiera si trova un’altra Madonna, sempre dentro a una maestà molto antica.
Le prime case ai piedi del monte di Santa Lucia vennero costruite tra il 1600 e il 170: si possono vedere ancora i resti di case con due o tre vani, ormai abbandonate e diroccate.
Tra Fossone alto e Santa Lucia ci sono molti ulivi che, fino al 1950, erano coltivati e curati dalla gente del posto e rappresentavano una fonte di ricchezza, ma ormai il 70% dei terreni è abbandonato.
Veniamo al celebre santuario di Santa Lucia: il monte è situato a circa 400 metri sul livello del mare, ed è formato a terrazze. Da lì si possono ammirare da un lato le Alpi Apuane e dall’altro la Piana di luni, Avenza, e la foce del fiume Magra.
A metà percorso della mulattiera c’è il giuncar così chiamato perchè vi crescono molti giunchi e c’è una sorgente d’aqua. La strada di sassi era stata costruita per il trasporto delle risorse dalla pianura al monte con muli e cavalli e veniva utilizzata da molte persone dell’epoca per scendere nella parte bassa e per recarsi a lavorare.
La posizione tra Fossone alto e Santa Lucia è splendida e incantevole per chi è amante della natura e della pace; basti pensare che nelle giornate di sole la primavera viene in anticipo di circa due mesi, e la temperatura è almeno 3°C piu alta che a Fossone basso, mentre l’umidità è quasi inesistente. Per queste felici condizioni microclimatiche, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio tutto comincia a fiorire. Per questi motivi da Fossone alto a Fossone basso troviamo due ambienti diversi per clima e umidità, sembra strano, ma è proprio così; ve lo può confermare, dopo ventitre anni, chi ci ha vissuto e tuttora vi abita.
Da Fossone alto a Santa Lucia
Da Fossone alto a Santa Lucia puoi vedere la natura in ogni suo aspetto rendendoti consapevole del miracolo che Dio è riuscito a creare.
Prendendo la mulattiera ci si incammina verso Santa Lucia, più si sale e più il panorama diventa più bello; basta solo un po’ di fantasia per diventare consapevoli del posto dove si sta passeggiando e quando si arriva nei pressi di Santa Lucia il panorama è veramente meraviglioso. Guardando il mare sembra di tenere il mondo nel palmo della mano. Nelle giornate di sole, se non c’è foschia, si può allungare lo sguardo fino a Livorno e alla Gorgona.
Dove il sole non tramonta mai
A te, mia amata Santa Lucia, non passa un giorno ch’io non possa fare a meno di guardare in alto, e guardando la cima del monte, lì vedo te, Santa Lucia.
Immersa in un verde stupendo, io sono ai piedi del monte a due passi da te.
Qua sono arrivato a comprendere che gelosia, egoismo, possessività e attaccamento mi hanno tenuto in prigione per molto tempo, ma un giorno è arrivata la morte di queste illusioni, perchè erano loro a porre le condizioni; e allora ho trovato solo libertà e amore. Mentre cammino sul monte, mi avvicino sempre di più a te, Santa Lucia.
Mi fermo un attimo e mi guardo intorno; vedo tanto verde e un panorama stupendo, e l’azzurro del mare, e, in un attimo, divento consapevole che non ho più nulla da cercare. Camminando, sono arrivato a Santa Lucia, e in un attimo, proprio qui, a Santa Lucia, sono diventato consapevole che l’amore che l’uomo cerca, e si dà tanto da fare per trovare, questo amore io qua sono riuscito a trovarlo.
Un amore non personale, che va al di là delle parole.
Qua, immerso nel verde, accanto a te, Santa Lucia, qua divento consapevole che la natura è bella come una stella ed è un patrimonio da salvare e da amare. Sento che si alza il vento e si avvicina la sera, da qui vedo un mondo lontano, qui c’è solo pace e silenzio. Scendo dal monte perchè cala la sera, ma poi mi fermo, mi volto indietro e guardo il monte di Santa Lucia, e sento un po’ di nostalgia; ripenso a questo posto stupendo, unico e magico.
Ad un tratto, alzando gli occhi al cielo, vedo un uccello volare, e in quel preciso istante divento consapevole che qua voglio restare, e qua voglio morire.
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Giancarlo Lorieri
Monzone fivizzano
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Turano Fivizzano.Popolazione: 12 abitanti
Altitudine: 520 metri sul livello del mare