Mi trovo molto spesso a dover rispondere a parecchie domande sulla didattica capovolta: ma è solo un video a casa? Si può fare con i più piccoli? Devo essere molto bravo con il pc? E via dicendo...
Nei miei corsi e con i colleghi rispondo a queste ed altre domande. In questa pagina ho deciso di raccoglierle un po' tutte e di sintetizzarle in 10 punti.
Mi piace iniziare con un video che spiega brevemente ed efficacemente le varie fasi della didattica capovolta realizzato dalla collega Daniela Idili.
Il video è realizzato con PLAYPOSIT, una applicazione che consente di inserire domande durante la visione. Nel presentare la didattica capovolta in questo caso utilizzo uno strumento che spesso è usato anche con gli alunni.
Non vi vengono già in mente una marea di idee...? ;-)
Ecco un altro video utile per spiegare in pochi minuti i contenuti principali della didattica capovolta, a cura di Romina Papa.
E' realizzato con la stessa applicazione, una delle tante con le quali si possono creare lezioni anticipate da fornire agli alunni attraverso il proprio sito web o le piattaforme didattiche.
La didattica capovolta è una modalità di insegnamento che utilizza modi, tempi e ritmi di apprendimento più consoni ad ogni alunno, grazie alla quale gli studenti possono pervenire agli apprendimenti e alle competenze in modalità consapevole ed attiva.
La sua caratteristica è quella di invertire i tradizionali momenti di studio e di lavoro che normalmente si svolgono in classe e a casa.
Per attivarla è necessario prevedere il ripensamento degli spazi dell'aula e potenziale l'uso del digitale nella didattica.
Spesso definisco la didattica capovolta una "cassetta degli attrezzi" all'interno della quale trovano posto strategie didattiche diversificate, moderni strumenti multimediali e metodologie di salda tradizione tra cui, prima fra tutte, l’apprendimento cooperativo. Le sue radici attraversano metodologie consolidate che fanno riferimento all’apprendimento attivo, come l’attivismo di Dewey e la libertà dell’allievo secondo Maria Montessori, oltre che nella moderna pedagogia che privilegia l'aspetto costruttivista dell'apprendimento.
Nasce in America grazie a due professori di chimica, Bergmann e Sams che, in un periodo in cui diversi alunni erano assenti per motivi di salute, iniziarono a postare dei filmati sul web con le loro lezioni in modo tale che i ragazzi non rimanessero indietro con lo studio. La modalità di presentazione delle lezioni interessò molto anche gli altri studenti e per questo motivo cominciarono ad utilizzarla quotidianamente nella didattica.
La didattica capovolta parte quindi dall'esperienza diretta dei docenti che la sperimentano e si confrontano attivamente.
Attualmente la didattica capovolta è in costante crescita e vede coinvolto un buon numero di insegnanti di ogni ordine di scuola, anche nel nostro Paese, che la attuano e condividono esperienze e materiali, grazie anche alle opportunità che offre la rete per la creazione di pagine e gruppi di lavoro e di condivisione.
Il sito di Bergmann e Sams
La Flipped Classroom (dall’inglese “to flip” = capovolgere) prevede, come formula di base, il capovolgimento delle normali fasi di lavoro che avvengono a scuola e a casa.
Il metodo tradizionale prevede che il docente tenga la sua lezione mentre gli alunni ascoltano e successivamente assegni compiti ed esercizi da svolgere in autonomia a casa.
Nella classe capovolta, invece, il docente si occupa di selezionare o realizzare materiali multimediali, podcast o brevi filmati con i contenuti programmati e di postarli su un sito web o su una piattaforma dedicata alla classe. Lo studio da parte degli alunni avviene a casa, attraverso la registrazione alla piattaforma e la visione dei materiali, dei video e dei link che l’insegnante avrà indicato per la lezione del giorno. Gli allievi possono dedicare il tempo che necessitano allo studio, visionando anche più volte ciò che non appare chiaro al primo approccio. L’apprendimento in questo modo viene facilitato ed incentivato attraverso una modalità più efficace per ogni singolo alunno.
Successivamente, in classe, gli studenti vengono guidati dall’insegnante in attività di revisione dei contenuti studiati a casa, di discussione, di esercitazione e consolidamento di quanto appreso in modalità autonoma. Tali approfondimenti possono essere realizzati anche in gruppo, sempre sotto la guida del docente che coordina gli interventi. In questo modo si realizza il capovolgimento, in una modalità in cui lo studio avviene a casa e l’esercitazione a scuola.
Ingredienti fondamentali:
Ho sintetizzato le fasi dell'apprendimento capovolto utilizzando il Learning cycle delle 5 E che è possibile visualizzare in questa presentazione.
I nostri alunni, non più nativi digitali ma "mobile born", sono immersi in una realtà mutata e sommersi da stimoli e sollecitazioni in gran parte appartenenti al mondo della tecnologia.
Da studi condotti in campo neurologico è emerso che, in seguito alla pluralità di linguaggi e stimoli con la quale quotidianamente entrano in contatto, i bambini di oggi elaborano le informazioni ricevute in modo diverso dagli alunni di epoche precedenti. E’ cambiato il loro modo di interagire, ascoltare, relazionarsi, apprendere. Poichè è cambiato il modo di apprendere degli studenti, è necessario che cambi anche il modo di insegnare dei docenti.
I docenti sono chiamati anche a stilare, unitamente alla scheda di valutazione, il documento di certificazione delle competenze, derivante dalla raccomandazione del Parlamento Europeo relativa alle “competenze chiave per l’apprendimento permanente” e presenta otto macrocompetenze, ugualmente importanti tra loro.
Al suo interno trovano posto competenze che sarebbe impossibile raggiungere e certificare mantenendo una didattica tradizionale. Basta scorrere il documento sottostante per comprenderlo.
Il documento dell'Unione Europea contenente le Nuove Competenze per l'apprendimento permanente.
Una sintesi delle Nuove Competenze Europee
Perchè no? Come ho già detto io la applico da diversi anni, ho iniziato con una classe terza e poi, quando il ciclo è finito, ho ricominciato da una prima.
Da anni sono formatrice Flipnet, insieme alla collega Francesca Muraca, in corsi che si occupano di didattica capovolta nella scuola primaria e sono centinaia ormai i colleghi che si sono formati sull'argomento e che utilizzano la pratica nelle loro classi.
A questi corsi hanno partecipato anche docenti di scuola dell'infanzia che si sono mostrati coinvolti ed entusiasti.
Ma come organizzarsi?
Si può partire fin dalla classe prima introducendo innanzi tutto l’abitudine a lavorare in modalità cooperativa, abituando i bambini a disporsi in gruppo, a condividere il materiale, a studiare insieme, a produrre elaborati condivisi. Già da questa classe è utile cominciare ad avviarli pian piano all’utilizzo delle prime applicazioni ed è possibile iniziare a supportare la didattica con materiali multimediali da visionare in classe.
Anche dalla classe prima, e sicuramente dalle successive, è possibile introdurre senza problemi la didattica capovolta, anche con l’utilizzo della piattaforma sulla quale inserire i materiali didattici previsti per le lezioni.
Il consiglio è quello di cominciare per piccoli passi, predisponendo innanzi tutto l'ambiente della classe in modo idoneo al lavoro di gruppo. L'ideale sarebbe disporre i banchi ad isola, uno di fronte all'altro, per favorire lo scambio ed il confronto tra gli alunni.
Non necessariamente si deve "flippare" tutto, si può cominciare con una singola disciplina o anche con una sola unità all'interno di essa. L'iportante è iniziare, fornire ai bambini materiali diversi su cui studiare e confrontarsi ed organizzare attività specifiche per metterli alla prova.
Quello che mi piace della didattica capovolta è che non presenta uno schema rigido di applicazione, motivo per il quale ciascuno è libero di organizzarsi secondo le proprie necessità e soprattutto in base alle esigenze della propria classe.
L’interrogativo forse più frequente, sia da parte delle famiglie che degli insegnanti rispetto all’introduzione della didattica capovolta, riguarda il timore che l’utilizzo della tecnologia diventi troppo preponderante e che sostituisca l’uso di libri e quaderni nello studio e nelle esercitazioni.
"Leggere, scrivere e far di conto” rappresenta da sempre l’obiettivo principale della scuola primaria, ribadito anche nelle “Indicazioni Nazionali” del 2012, nelle quali tale compito viene ulteriormente sottolineato, con l’aggiunta della precisazione “uso consapevole dei nuovi media”.
In quest’ottica la didattica capovolta nella scuola primaria non mira certamente a sostituire gli strumenti tradizionali di apprendimento, che anzi potenzia attraverso lo studio e l’esercitazione in classe seguiti dall’insegnante, ma li integra con la moderna tecnologia per ampliare le possibilità di apprendimento degli alunni e per consentire loro di mettere in campo quelle abilità che li condurranno all’acquisizione di tutte le competenze richieste, anche quella digitale. Non va dimenticato, a questo proposito, che gli stessi libri di testo propongono contenuti aggiuntivi ed integrativi di carattere digitale che rappresentano un arricchimento delle pagine cartacee.
Tutte le attività che l'insegnante propone, fino alla produzione dell’elaborato finale, non devono essere necessariamente di natura digitale. Anche un cartellone, un testo, un lapbook possono rappresentare un prodotto adeguato alle consegne richieste. Ciononostante, come già esposto, la scuola ha il compito di indirizzare e seguire l’alunno all’interno dei processi di cambiamento che la società manifesta, principalmente rispetto all’avvento delle nuove tecnologie.
La possibilità di integrare il digitale, data l’età degli alunni, va inizialmente concordata con i genitori. Dopo uno screening iniziale, volto a verificare la presenza di pc o tablet nelle famiglie e la loro autorizzazione all’uso, l’insegnante proporrà l’apertura di una piattaforma (Weschool, Fidenia, Edmodo, Socialclassroom) sulla quale caricare i materiali di approfondimento e di studio e l’eventualità di organizzare giornate, qualora la scuola ne fosse sprovvista, in cui i bambini portino da casa i loro device, allo scopo di realizzare una presentazione, un elaborato, un testo multimediale come prodotto finale di un’unità didattica. Tale organizzazione viene definita Byod (Bring your own device).
A tale scopo sono molteplici le applicazioni che possono essere utilizzate. Gli alunni potranno cimentarsi in ricostruzioni storiche utilizzando, ad esempio, “Timetoast” per creare linee del tempo, sapranno tracciare percorsi geografici e localizzare luoghi grazie a “Tour bilder”, riorganizzare i contenuti in bacheche collaborative o di sintesi mediante “Padlet” o realizzare presentazioni di carattere espositivo e riespositivo con l’uso di “Thinglink”, “Glogster” o “Emaze” e potranno verificare le loro conoscenze grazie a “Kahoot”.
Questi sono solo alcuni esempi di utilizzo delle moderne applicazioni, in continua evoluzione e quindi sempre nuove e diverse, da introdurre con la didattica capovolta.
Un importante nodo da sciogliere quando si parla di Flipped Classroom è l’errata convinzione che il docente smetta di “insegnare”. Il suo ruolo ed il suo compito di affiancare gli alunni nel processo di apprendimento non vengono meno ma, anzi, si amplificano.
L’insegnante capovolto non impartisce nozioni, ma diventa "direttore d'orchestra", mediatore nelle attività di gruppo, organizzatore di nuove modalità di interazione nell'aula, facilitatore del processo di apprendimento e di acquisizione delle competenze.
Nello specifico si occuperà di coinvolgere le famiglie e gli allievi nella nuova modalità didattica, pianificare l'attività, scegliere i materiali, postarli sulla piattaforma, preparare compiti ed esercizi da svolgere in classe, con attività di gruppo o individuali, e valutarli.
Quando si entra in una classe capovolta, difficilmente si troverà il docente alla cattedra. Piuttosto sarà impegnato a seguire il lavoro dei gruppi o ad intervenire con una nuova spiegazione per quei bambini che mostrano di non aver compreso qualcosa.
Insomma, per farla breve, diffidate di chi vi dice che la classe capovolta è solo un video che l'insegnante fa per lavorare di meno ;-)
Un vantaggio evidente dell’approccio flipped è l’impiego del tempo in modo più razionale e proficuo.
A casa ciascun alunno può fruire di materiali che aderiscono al suo stile cognitivo, e può visionarli tutte le volte che ritiene necessario. Ciò consente di superare il problema dei livelli di apprendimento diversificati, in quanto tutti gli alunni arriveranno in classe con quel corredo di conoscenze che permetterà loro di partecipare fattivamente al compito proposto.
Ciò che costituisce il valore aggiunto della didattica capovolta nella scuola primaria è la possibilità per il docente di essere presente e di intervenire durante le fasi più importanti e delicate dello studio cioè quelle in cui l’alunno rielabora e riutilizza le conoscenze acquisite all’interno del suo processo di apprendimento. Trasportando in aula il momento dell’applicazione di tali conoscenze, il docente può prendere visione delle eventuali problematiche o dei dubbi manifestati dai bambini, intervenendo prontamente con puntualizzazioni e nuovi chiarimenti per supportare tale processo nella maniera più adeguata, riuscendo a pervenire a un alto grado di personalizzazione dei percorsi proposti.
L’insegnante costruisce quindi insieme agli alunni il metodo di studio e li accompagna fino alla produzione dell’elaborato finale, che non deve essere necessariamente di natura digitale.
Ogni bambino è unico, come unico è il suo modo di apprendere. Negli ultimi anni nelle classi della scuola italiana si riscontra una pluralità di alunni con vissuti, origini, etnie, bisogni e risorse estremamente eterogenei, situazione che richiede necessariamente azioni didattiche complesse e diversificate, il più possibile inclusive rispetto ai casi di diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Bisogni Educativi Speciali.
In quest’ottica, la didattica capovolta, grazie alla pluralità di approcci e proposte mirate a valorizzar ogni singolo alunno e a favorire la partecipazione di tutti, può definirsi altamente inclusiva per molti motivi.
• L’utilizzo di più tipologie di offerta in merito ai contenuti proposti (video, immagini, audio, testi, mappe, schemi) costituisce la possibilità di favorire lo stile di apprendimento proprio di ciascun bambino, mettendolo al centro di esso e ampliandone le probabilità di successo grazie alla possibilità di organizzare un metodo di studio personalizzato e attivare diversi canali di reperimento delle informazioni.
• L’apprendimento collaborativo come forma di lavoro favorisce in classe processi di peer tutoring, una efficace risorsa che consente agli alunni in difficoltà di trovare supporto nei compagni ed essere integrati nei percorsi di studio e lavoro, favorendo il senso di appartenenza al gruppo e stimolando una positiva immagine di sé.
• La proposta di compiti di realtà e la didattica laboratoriale favoriscono la motivazione ad apprendere e consentono la partecipazione attiva e significativa di tutti i bambini, chiamandoli a dare il proprio contributo alla realizzazione del prodotto finale, ciascuno secondo le proprie capacità e peculiarità.
• La partecipazione ai lavori di gruppo con scopi comuni e richieste ambiziose stimola le abilità di problem solving e sviluppa il pensiero divergente e creativo potenziando i processi cognitivi di base che sono fondamentali per l’apprendimento di tutti gli alunni.
• L’autovalutazione di gruppo costituisce un feedback immediato e costante che pone gli alunni nella condizione di riflettere sui propri comportamenti nel processo di apprendimento, condividendo i successi e gli insuccessi con i compagni, fornendo un riscontro motivante e non penalizzante per il singolo e favorendo un’azione metacognitiva in grado di aumentare l’autoefficacia e l’autostima.
Se siete arrivati a leggere fin qui vuol dire che siete già molto motivati! :-)
Il mio consiglio è quello di cercare più informazioni possibili sulla didattica capovolta, parlare con chi la applica e soprattutto frequentare dei buoni corsi per prepararsi adeguatamente.
Successivamente parlatene con i colleghi di classe, coinvolgete i genitori e... buttatevi!