- Commenti al libro dei lettori

Di seguito si riportano i commenti pervenuti dai lettori che gentilmente mi hanno scritto e che ringrazio di cuore, perché sono veramente emozionanti e danno un'idea della ricchezza del libro e di tutte le chiavi di lettura che ha a seconda di chi lo legge, giovane, anziano, uomo o donna che sia. 

Paolo DL:

Non ho l'ardire di voler spiegare quello che fu la storia e soprattutto giudicare cosa fu la vita di Giuseppe Valenzi. Ma attraverso queste poche righe vorrei cercare di spiegare cosa mi ha trasmesso il libro di G.V. In particolare, mi sono inoltrato come per gioco e quasi senza rendermene conto in una delle pagine più nere della storia d'Europa. Per 5 anni anni un uomo, un ragazzo come me ed anzi più giovane di 10 anni ha vissuto per 5 anni fuori dal suo paese in un frontiera sconosciuta ed a quel tempo ostile. La vita dei soldati italiani inizialmente non fu facile, mal equipaggiati e mal organizzati trovarono molte difficoltà a spuntarla contro l'esercito greco sfavoriti dall'inferiorità numerica e pure dall'asprezza del territorio montano, dal clima. Il clima, questa spasmodica ricerca di cibo e di un giaciglio di paglia dove dormire sono il fulcro principale della prima parte del libro. L'incontro con Mussolini........una pagliacciata in grande stile, con l'esercito in ritirata. La continua ricerca di umanità del Valenzi, attraverso le conoscenze con gli abitanti della terra di Grecia, aiutò molte persone con la sua generosità, non si dimenticò mai della moglie e degli amici. Dopo ogni perdita per il Valenzi esiste sempre il momento del ricordo e della nostalgia, come se elaborare un lutto fosse la panacea per ritrovare il proprio equilibrio. Una storia di scaltrezza per cercare di rimanere uomini (come scriveva Primo Levi). Dopo l'armistizio dell'8 settembre del 43 si evince dal libro ed esce fuori anche nelle pagine precedenti, il risentimento verso i gerarchi Fascisti da parte del Valenzi. I soldati italiani abbandonati al fronte ed al proprio destino. Poi rastrellati e concentrati in un campo sull'isola di Corfù dove i soldati dovevano lavorare come prigionieri nemici alle dipendenze dei tedeschi. Valenzi rifiutò sempre l'uso delle armi come una sorta di chimera mitica, un milite obbiettore in tempo di guerra......! 

Rifiutò sempre di diventare un greco 'Ioska Muscopulas' anche se ne ebbe la possibilità avendo dei documenti falsi, probabilmente ottenuti ad Atene dallo spionaggio inglese. Oppure di fuggire ai monti come fecero tanti suoi commilitoni per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi oppure dei 'Servonis', i fascisti greci. La necessità di fuga si rese necessaria quando da Missolungi venne caricato su di un treno diretto con tutta probabilità in Germania. Da questo momento Valenzi diventa un vero e proprio fuggitivo e clandestino. Parte, va sui monti aspettando che la guerra termini, facendo il pastore, lavorando nei villaggi dove gli inglesi ed i partigiani gestivano la controffensiva degli alleati. Un grande uomo Valenzi, sempre pronto ad aiutare e a dividere un pezzo di pane con amici e soldati. Quando Valenzi dai Balcani torna sulla costa a Prevesa in attesa di un imbarco, il lettore può rendersi conto di una ulteriore fase di cambiamento del protagonista, che dopo varie peripezie dovute alla inadeguatezza degli ufficiali italiani (ripetuto più volte nel libro) ed all'ignoranza dei guerriglieri partigiani, riesce finalmente a tornare a casa il 7 Maggio del 1945. Durante il libro a volte si perde la cognizione del tempo, probabilmente perché è umanamente impensabile ordinare cronologicamente tutti questi fatti.

Graziano:

Ho terminato da poco la lettura del libro di ricordi di Giuseppe Valenzi (Ioska) e richiesto dal curatore di fornire un commento aderisco; in aperto disprezzo alle recensioni arzigogolate e inutilmente prolisse, voglio sintetizzare in poche parole il mio feedback come si usa dire oggi. MI E’ PIACIUTO, MI HA INTERESSATO, MI HA AVVINTO. Mi è piaciuto lo stile scarno, quello scrivere piano e senza pretese, probabilmente non voleva ne poteva essere diversamente, mi ricorda, rispettando le proporzioni, quel modo affascinante di esporre che era tipico di quel grande giornalista che era Indro Montanelli, non per niente toscano come l’estensore di questo diario, che aveva il fine di “farsi capire dal lattaio dell'Ohio”, stile a cui confiderei molti si conformassero.

Mi ha interessato perché come altri che hanno avuto familiari che, per propria volontà o costrizione, hanno percorso quei luoghi e probabilmente hanno avuto esperienze simili in questi ricordi ho ricercato possibili “vite parallele” che mi illuminassero ulteriormente sui pensieri, le opinioni ed i sentimenti provati da quelle care persone.

Mi ha avvinto perché, come detto sopra, con sapida ironia tutta toscana, l’autore ti trascina per circa seicento pagine senza annoiarti raccontando le sue molteplici avventure molte delle quali amorose, da far stupire e rodere di invidia il mitico Casanova.

Queste le mie motivazioni per consigliarne la lettura.

Tommaso:

Le librerie brulicano di biografie tanto gonfie quanto vuote di personaggi stolidi. Il libro di Valenzi invece se lo filano in pochi: questo è il mondo in cui viviamo! Il libro è interessantissimo e pieno di testimonianze che sessanta anni dopo la guerra a noi paiono cinematografiche. Come la scena in cui il protagonista si ribella contro il tedesco che vuole impedirgli di dissetarsi. Uso termini volutamente cinematografici. Invece si tratta di un orrore reale, in cui un uomo vuole cancellarne un altro, che a noi può parere definitivamente lontano. Eppure è così e può succedere ancora di essere in una posizione o nell'altra. Per questo il libro è valido su molteplici livelli: dal punto di vista narrativo e da quello appunto di testimonianza profonda. Sottolineo il linguaggio semplice e incisivo che è proprio quello di un falegname che si trova a fare il soldato. In ultimo, la caparbietà dimostrata da chi ha realizzato il libro lascia intendere un affetto tra un nonno e un nipote di fronte al quale ci si può tranquillamente commuovere senza temere di passare per dei piagnoni.

Franco:

Un libro molto interessante, ben documentato, scritto con stile sciolto e dovizia di particolari. I nipoti possono andare orgogliosi di un nonno così, in primo luogo per le vicende vissute e per il modo col quale è in grado di raccontarle. Bravo!

Maria:

Ho appena finito di leggere questo straordinario libro. Sono una giovane italiana ed ho vissuto in Grecia negli ultimi anni. Sono grata per questa testimonianza, che cercavo da tempo perché' negli ultimi tempi ho un grande desiderio di approfondire la storia della guerra in Grecia e del rapporto umano e storico con gli Italiani. Sarebbe bellissimo poter tornare su quei luoghi, c'ha mai pensato? ritrovare le persone che suo nonno ha amato e aiutato? Conti su di me per ogni tipo di ricerca. Mi hanno fatto sorridere gli errori della trascrizione greca che suo nonno ha usato nel libro- chissà', dopo anni, cosa poteva ricordare e come. Mi piange il cuore, questo libro mi ha toccato dentro e fatto ritornare a casa, in Grecia, il mio luogo di elezione.

Giuliano:

Non ho letto tutte le 83 pagine dell’anteprima, a malincuore ho dovuto interrompere la lettura, solo perché tra qualche giorno riceverò a casa il libro completo, voglio godermelo. E’ scritto in maniera impeccabile, bello, scorrevolissimo, appassionante e soprattutto reale. Chi ha avuto un parente in guerra ed è stato fortunato di averlo rivisto, di aver ascoltato da lui stesso la sua storia, leggendo queste belle pagine, rivive con emozione quei momenti e rivede il suo caro. Bravissimo l’autore, ma altrettanto bravo chi ha provveduto alla divulgazione di questa importante testimonianza storica. Complimenti!

Sergio:

(di seguito solo una parte, ma in fondo alla pagina potete scaricare l'intero commento)

......il suo libro, l'ho letto con entusiasmo in pochi giorni, mi ha fatto sentire "strano", mi ha suscitato profonde sensazioni, perché narrava anche della guerra, ma soprattutto raccontava di un Uomo, della sua affettività, della sua capacità di non essere sopraffatto dagli avvenimenti regredendo a comportamenti bestiali o egoistici, al contrario manifestando quella sua naturale bontà, quell'andare oltre quell'egocentrismo che spesso domina prevalentemente i nostri comportamenti, facendolo così amare naturalmente dalle donne e dai bambini , spingendolo ad interessarsi sempre anche degli altri, manifestando amicizie profonde. Ho riconosciuto in lui quella meravigliosa ed eterna energia vitale che spinge a vivere, a dare il meglio di se stessi nella rappresentazione che ci è dato di recitare in questa vita..........

........Molte persone che hanno vissuto nel periodo così difficile della guerra spesso preferiscono non ricordare la loro sofferenza, forse anche per aver dovuto cedere a compromessi in termini di dignità. Il nostro caro Beppino sente invece di dover narrare quei fatti forse anche per mostrare che sempre, anche nelle situazioni più tragiche, anzi, spesso solo in quelle, si può dare il meglio di se stessi. In questo ricevendo un aiuto dalla natura stessa per cui più ci avviciniamo a tanatos, alla morte, più prorompente emerge eros, la sessualità, l'affettività, che si sublima nell'amore.........

..........La guerra da lui narrata dovrebbe essere insegnata nelle scuole, la descrizione dell'assurdità della guerra è un manifesto contro la rappresentazione che abbiamo ancora della storia come eventi relativi a grandi re, governanti, generali, ed altri simili, ai quali abbiamo dedicato sempre grande risalto ossequiandoli ed ai quali abbiamo intitolato le piazze e le vie delle nostre città... quasi sempre uomini spinti prevalentemente dal potere, dal loro orgoglio che hanno mandato milioni di uomini ad uccidersi fra di loro.......

..........la "Marcia su Roma" ,che così intensamente è descritta nel libro, del quale fu artefice come tanti altri lo steso Beppino , potrebbe ben diventare il simbolo più significativo della fine di quel regime. Nel mostrare cosa si nascondeva dietro la propaganda fascista delle gloriose armate... questo popolo di straccioni affamati, con le divise strappate e le pezze al culo, che nel aprile del '45 ritornando alle loro case, si ferma alla stazione di Roma e senza che nessuno li guidasse, con disciplina ed in silenzio, sfila davanti alla cittadinanza mostrando la realtà che era stata rimossa di quella guerra che la propaganda aveva mostrato essere così gloriosa, è la degna fine di un regime...e la popolazione prima quasi ostile che poi li accoglie cercando di sfamarli rappresenta l'emergere di un nuova fratellanza e ci porta a riflettere del tenere sempre molta cara la Libertà.......

Bertelli:

Beati quei nipoti che hanno e possono ascoltare la storia. Beati noi che la possiamo leggere. Eppure a volte non ci accorgiamo quanto siamo fortunati ad imparare con le esperienze degli altri.

Sara:

Mi hanno chiesto di lasciare un commento su questo libro appena letto e volentieri lascio le mie impressioni, il mio giudizio non assoluto ma relativo. E' un libro di guerra che nella sua conclusione mi ha fatto commuovere. Quest'uomo che dopo cinque anni inseguiva il sogno di tornare a casa da sua moglie ed è struggente quando finalmente può riabbracciarla e iniziare la sua nuova vita con lei. Cinque anni di guerra dove il sig. Giuseppe Valenzi ricorda più le sue vicende sentimentali che non di guerra. E inizialmente d'istinto dico:" ma come poteva amare così tanto sua moglie e poi tradirla in quel modo?" poi rifletto...sono tutte le storie che ha vissuto con queste donne che hanno permesso di lasciarlo in vita...di tornare a casa dalla sua pupi...è paradossale...lo so'...ma ogni giorno quest'uomo assieme ai suoi amici condivideva la paura, il dubbio che ogni giorno poteva diventare l'ultimo... era giovane e doveva fare i conti con la fame, la morte, con la lontananza... Ogni persona ha bisogno di amare nella sua vita..come si può vivere senza amore? è impossibile!!e chi lo fa anche se vivo è morto dentro. E' quello che sarebbe capitato a Valenzi...se non avesse "tradito" sua moglie sarebbe morto, si sarebbe lasciato andare! e invece era tremendamente attaccato alla vita, credeva nel valore dell'amicizia, ed è stato fortunato ad incontrare donne che sono state capaci di dargli se non amore, una consolazione all'amore. Era conscio dell'errore che ogni volta commetteva nei confronti della moglie...si sente molto il suo senso si colpa..aveva paura di farsi coinvolgere troppo in queste relazioni e di conseguenza far soffrire donne che tanto sapeva di dover lasciare...forse in un paio di storie ha creduto anche di essere innamorato, forse sarà stato confuso in alcuni momenti...ma in un contesto come la guerra capisci forse meglio le persone che ami veramente e da chi vuoi tornare.

Angela:

Una storia complessa, che si snoda una storia dopo l'altra, una storia affascinante, tanto che quando ci si rende conto del vero periodo storico in cui si svolge ci si sente spiazzati. Bello, davvero! sopratutto bello capire quale è stata la realtà della guerra al di là di quello che c'è scritto sui libri (falsi) di storia, bello entrare dentro la guerra dal punto di vista di un semplice soldato che dalla guerra ci ha solo rimesso sia da una parte che dall'altra ma che ha saputo cavarsela e ha imparato un sacco di "vita". ha imparato più lui in 4 anni che io in quaranta (quasi), mi sono affezionata al tuo nonnino e devo dire..anche un po' innamorata..perchè doveva essere irresistibile! questa è la mia recensione fatta col cuore e con poca cultura letteraria! bello complimenti Emi.

Alberto:

Ho terminato da qualche giorno il diario di Giuseppe Valenzi. Come solo una testimonianza diretta può, mi ha dato la "scossa". Dal diario si comprende perfettamente come il regime fosse miope e disorganizzato e di come i soldati italiani fossero stati mandati semplicemente allo sbaraglio. Sono tanti gli episodi tragicomici narrati. Non è comunque un noioso diario di guerra, ma uno spaccato della vita degli italiani sul fronte greco albanese. Da questo spaccato si capisce come i nostri connazionali, allora, tranne qualche esaltato, non volessero fare la guerra contro alcuno e di come dopo l'8 settembre del '43 ci sia stao il completo sbando, la totale mancanza di informazioni dallo stato maggiore, e il conseguente attendismo. La parte più bella però è quella dove si narra il rapporto che nasce tra Italiani e Greci, invasori ed invasi, fratelli di disgrazia con un unico nemico, i Tedeschi.

Gianni:

Che dire sicuramente mio nonno apparteneva alla categoria di coloro che al ritorno hanno cercato di dimenticare raccontando poco.Da queste pagine iniziali confrontate con quegli scarni racconti ed i libri già letti sulla Ns. guerra in Albania e Grecia, ogni volta sembra di essere stati li e di averli vissuti con loro, con un certo magone e groppo in gola che mi viene su.Sia perché io il mio non l'ho conosciuto sia perchè sono racconti talmente dettagliati, reali, tristi e per il Ns. mondo attuale così trementamente quasi irreali che avrebbero meritato ben altra sorte ed analisi anche di coscienza nazionale.Mi piacerebbe un giorno magari potersi conoscere di persona per parlarne e confrontarsi meglio e perché no, magari organizzare un bel viaggio storico, culturale della memoria sulle tracce dei Ns. nonni in terra albano-greca.Sicuramente un libro in più che cerca di tenere viva la memoria ed il ricordo di tanti piccoli italiani che comunque cercarono di portare il loro valore, capacità, doti nonostante che.." mancò la fortuna non il valore" ...come ben recita la famosa lapide al km 111 in direzione di Alessandria d'Egitto.

Daniele:

E’ un pezzo di storia, ma non è solo un documento scritto da chi, questo pezzo di storia l’ha vissuto, è anche un romanzo che prende e che appassiona, perchè oltre agli avvenimenti, le situazioni e le vicende che Valenzi ci narra sono svariate ed avvincenti. Ed il fatto che leggendolo si abbia (a differenza del semplice romanzo), costante, la consapevolezza che si tratti di fatti realmente accaduti è bello, perchè mi ha dato l’impressione che a raccontarmeli sia stato il mio, di nonno.

Alessandro:

Due aggettivi: grandioso e indispensabile. Grandioso per lo sforzo di ricostruire 550 pagine di storia e di farlo benissimo. Indispensabile perchè non si può non conoscere e non approfondire quel periodo e tutto ciò che lo costituisce, quello che il libro illustra. Super!

Alex:

Sono felice che sei riuscito a "sfornare" questo bellissimo progetto. Le memorie di tuo nonno sono ora un regalo a tutti e devi essere fiero di quello che hai fatto. Alla prossima occasione passerò alla Feltrinelli per prendere queste importanti memorie. Ti fa molto onore quello che hai raccolto per raccontarlo a tutti noi.

Bravo

Davide:

Grande Emilio!!!! Ce l’hai fatta!!! Ho letto le prima pagine, e mi sono immerso nuovamente in quei racconti che anche mio nonno mi faceva. Cavolo…quella si che era gente con le p……

Rossella:

GRANDE IMPRESA, SICURAMENTE BEN RIUSCITA!!!!!!!!!!!!

SPERO TU VENDA MILIONI DI COPIE! TE LO MERITI....