Post date: Feb 2, 2013 7:56:58 PM
Il concetto di profondità di campo è fondamentale in fotografia perché il saper controllare perfettamente l’estensione del piano di nitidezza, permette al fotografo di ottenere esattamente l’immagine desiderata e assegnare ad essa una valenza estetica oltre che documentativa. Cerchiamo di comprendere, attraverso questo tutorial, cosa è la profondità di campo (PDC), come incide sull’estetica della fotografia, e quali sono i parametri che la influenzano.
Cosa si intende quindi con il termine PDC?
Quando con un obiettivo mettiamo a fuoco un punto che si trova su un certo piano, appariranno accettabilmente nitidi anche punti che si trovano davanti e dietro il punto di messa a fuoco. Si crea qui di una sorta di “fascia di nitidezza” che comprende tutto ciò che appare nitido all’osservatore della foto. Questa “fascia di nitidezza” prende il nome di “profondità di campo”.
La profondità di campo dipende da un considerevole numero di fattori, tra i quali alcuni sono legati alla percezione dell’osservatore della foto, e quindi difficilmente quantificabili. Ad esempio un osservatore più esperto e smaliziato capterà al primo colpo d’occhio quali sono le zone della fotografia “a fuoco” e quelle “non a fuoco”, mentre un osservatore non particolarmente esperto difficilmente ci farà caso.
Da cosa dipende la profondità di campo?
La profondità di campo è legata essenzialmente a tre fattori:
la lunghezza focale;
il diaframma;
la distanza di ripresa.
In questo tutorial escluderemo le formule matematiche, limitandoci a descrivere come questi tre parametri influenzano la profondità di campo. Della formula che li lega matematicamente insieme parleremo nel prossimo tutorial dedicato a come calcolare la profondità di campo.
Profondità di campo e lunghezza focale
La profondità di campo è influenzata principalmente dalla lunghezza focale. Più è elevata la lunghezza focale, minore sarà la profondità di campo. Questo significa che, parlando in generale, i teleobiettivi hanno una ridotta profondità di campo mentre i grandangoli hanno una elevata profondità di campo. Attenzione però: la profondità di campo non è legata al concetto di teleobiettivo o di grandangolo ma proprio alla lunghezza focale in sé.
Un obiettivo da 100mm per il formato aps-c è un medio-tele, mentre un obiettivo 100mm per banco ottico di grande formato è un grandangolo. Tuttavia a parità di ingrandimento sulla stampa, presenteranno esattamente la stessa profondità di campo.
Questo è il motivo per cui le fotocamere compatte e le bridge dotate di sensore piccolissimo presentano sempre una profondità di campo elevatissima. In realtà anche utilizzando lo zoom alla sua focale più lunga, tale focale è effettivamente talmente corta (per una comune compatta siamo intorno ai 20mm) da non permettere di giocare con la profondità di campo, in quanto appare tutto sempre nitido ed è difficilissimo staccare il primo piano dallo sfondo. In effetti, questo è uno dei principali svantaggi delle compatte rispetto alle reflex.
Questa immagine mostra come varia la profondità di campo in funzione della lunghezza focale con obiettivi di diversa focale montati su fotocamera con sensore aps-c utilizzando per tutti il diaframma f/2,8 e la medesima distanza di ripresa.
Dall’osservazione dell’immagine riportata sopra possiamo fare queste considerazioni a beneficio di chi si è avvicinato da poco alla fotografia (si tratta ovviamente di semplificazioni e chiedo pertanto ai più esperti di perdonarmi):
1. Quando si desidera isolare il soggetto dallo sfondo (ad esempio nel ritratto) è meglio utilizzare una focale più lunga.
2. Quando si vuole avere sia il primo piano che lo sfondo perfettamente nitidi (ad esempio nella fotografia di paesaggio) è meglio usare una focale più corta.
In questa foto l’uso del teleobiettivo (focale 400mm) ha permesso di ottenere una ridotta profondità di campo e quindi di sfocare lo sfondo in modo da dare risalto al soggetto.
L’uso del grandangolo (focale 12mm) ha permesso di ottenere una grande profondità di campo, tanto che nella foto appare nitido sia il primissimo piano, l’amanita muscaria, sia lo sfondo.
Profondità di campo e diaframma
Come abbiamo spiegato nel tutorial L’uso del diaframma e il controllo della profondità di campo la PDC, a parità di lunghezza focale e di distanza di ripresa, è determinata dal diaframma scelto.
Per esemplificare questo possiamo far riferimento alla seguente immagine che mostra come varia la profondità di campo, con un obiettivo di lunghezza focale 50mm, al variare dell’apertura del diaframma:
L’immagine mostra come varia la profondità di campo al variare del diaframma
Per questo motivo, quando desiderate isolare un soggetto dallo sfondo, come ad esempio nel ritratto, oltre a scegliere una focale lunga, dovete anche usare un diaframma piuttosto aperto.
Profondità di campo e distanza di ripresa
Anche la distanza del soggetto ripreso dalla fotocamera ha molta importanza sull’estensione della profondità di campo. A parità di lunghezza focale e di apertura di diaframma, la profondità di campo sarà più elevata se il soggetto è più distante dalla fotocamera.
Più il soggetto è distante dalla fotocamera, maggiore sarà la profondità di campo nitido.
Questo significa che se desiderate staccare bene il soggetto dallo sfondo dovete essergli abbastanza vicini (compatibilmente con le altre esigenze estetiche).