da sinistra: Carolina Taddei, Federico Bellomi, Gabriella Modenese [anni '50]
annotazione di Federico Bellomi sul verso della foto
Nel cimitero di Grezzana si trova la tomba di Carolina Taddei (1926-2012) e Manfred Kistner (1922-2010). In quello monumentale di Verona ci sono le tombe di Gabriella Modenese (1926-1996) e di Federico Bellomi (1928-2012).
Nella foto: (da sinistra) Gabriella Modenese, Manfred Kistner, Carolina Taddei (1946?)
La storia di Carolina Taddei si intreccia con quella della mia famiglia in un modo molto singolare e bello. Innanzi tutto, mia madre, Gabriella Modenese, e Carolina Taddei, essendo nate nello stesso anno, erano state "sorelle di latte"; cioè erano state allattate dalla stessa balia nel paese natale di Ca' degli Oppi a pochi chilometri da Verona.
In secondo luogo Carolina Taddei frequentava l'Accademia di Pittura "Gianbettino Cignaroli" di Verona negli stessi anni, quelli della seconda guerra mondiale, in cui la frequentava mio padre, il pittore Federico Bellomi.
Lettera di Carolina Taddei a Federico Bellomi (1943)
Cartolina di Carolina Taddei a Federico Bellomi del 21 marzo 1944
Probabile foto di Carolina Taddei mentre dipinge in un'aula dell'Accademia Cignaroli, quando la sede era Castel san Pietro a Verona.
Caricatura a matita di Carolina Taddei sul retro di una foto di Federico Bellomi in costume teatrale di diavolo. Foto dei primi anni '50.
Mio padre Federico Bellomi e quella che diventerà sua moglie e mia madre, Gabriella Modenese, non si conoscevano ancora e si incontrarono per la prima volta nel dopoguerra proprio grazie a Carolina Taddei.
da sinistra: Carolina Taddei, Federico Bellomi e Gabriella Modenese [fine anni '50]
Tutta la storia che voglio raccontare ha inizio a Ca' degli Oppi, proprio negli anni difficili della guerra (1944-1945).
Le tre figure centrali: (da sinistra) Carolina Taddei, la sorella Teresa con la collana e abbracciata a Carolina, Gabriella Modenese con il grembiule da cucina. [foto probabilmente del 1958: la prima figura a sinistra, della quale di vede solo il profilo del volto con i baffi e la mano con la fede nuziale, è Federico Bellomi
Carolina Taddei era "sfollata" con la sua famiglia a Ca' degli Oppi, per evitare i bombardamenti americani che avevano già colpito la sua casa in pieno centro di Verona (Corso Cavour 39). Il padre di Carolina e Teresa Taddei aveva un negozio di fotografo proprio in Corso Cavour 32, al lato destro dell'arco dei Gavi.
Foto di Carolina a sinistra e Teresa Taddei nel 1946 con dedica a Gabriella Modenese
All'epoca dei fatti Carolina Taddei e Gabriella Modenese avevano 18 anni, era il 1944.
In paese, nonostante la guerra e i problemi, ci si ritrovava alcune sere a ballare presso il mulino Marcanti.
Ballano anche con i soldati tedeschi in libera uscita.
E' anche così che Carolina Taddei si innamora follemente di Manfred Kistner, un ragazzo che la guerra ha sbattuto lì e che ha un fisico e un volto da divo del cinema. Sarà il grande amore di tutta la sua vita.
Una sera mia madre Gabriella fa una cazzata: prende una foto di Hitler (o di Mussolini) che era incastrata nella cornice di un quadro o di uno specchio, e fa il gesto di pulircisi il culo. Carolina mi ha detto invece nel giugno 2010, che Gabriella ha strappato la foto.
In ogni caso pur nella diversità delle versioni, rimane il significato del gesto.
I tedeschi la vedono e si infuriano, vogliono portarla fuori per spararle. Manfred Kistner interviene, prende le sue difese, fa notare la giovane età della ragazza, il fatto che ha agito senza pensare, ecc. Riesce così a calmare i suoi camerati e, in sostanza, le salva la pelle.
Alla fine della guerra Manfred si ritira con le truppe tedesche e finisce, per due anni e mezzo nel campo di concentramento americano di Tirrenia.
Qui si trova bene, gli danno da mangiare, lo fanno lavorare, può scrivere a Carolina e ricevere la posta di lei.
Tornato a casa, a Lipsia, Manfred si ritrovò ad essere nel settore orientale. Arrivarono a Carolina poche notizie nei primi tempi e poi più nulla per anni. In questo lungo periodo (19 anni) Manfred cercò più volte di fuggire al di qua del muro ma fu sempre ripreso.
Nel frattempo Carolina viene ad abitare in città a Verona e ha il suo negozio di fotografia nella piazzetta dell'arco dei Gavi, a fianco di Castel Vecchio.
Federico mi ha raccontato spesso delle feste in casa Taddei, con il pianoforte, le romanze del Tosti ("Torna Caro Ideal"...) e l'amore per l'arte e la bellezza che univa gli invitati.
da sinistra: Federico Bellomi, Teresa Taddei, Carolina Taddei, Renzo Zammattio.
verso della foto con annotazione di Federico Bellomi
Da sinistra: 1= fratello di Carolina, 2= Gabriella Modenese, 3= Federico Bellomi, 4= Carolina Taddei, 6 = cugino di Carolina [?], 11 = Renzo Zamattio.
da sinistra: 4 = Gabriella Modenese, 6 = Federico Bellomi, 7 = Carolina Taddei, 11 = Renzo Zanattio (il 2, a quanto ricordo, era un fratello di Carolina)
Carolina è l'artefice dell'incontro, a una di questa feste, fra Federico e Gabriella, che si sposeranno nel 1958. Io sono nato due anni dopo, nel 1960.
A chi chiedeva a Carolina se non aveva pensato di sposarsi, di fidanzarsi con qualcun altro, lei rispondeva: "Sento che Manfredo è vivo!" E chiudeva la discussione.
Dopo 19 anni a Manfredo fu permesso di scrivere (inizialmente solo in tedesco) a Carolina.
La versione che invece mi ha raccontato mio padre Federico Bellomi negli ultimi mesi di vita è un po' diversa e molto drammaturgica.
Eccola. Nel 1967 un gruppo di italiani si trova a Lipsia per una fiera commerciale, mentre passano per una strada vedono, oltre una rete con filo spinato dei carcerati (tutti con la stessa divisa) che lavorano. Uno di questi, non visto dalle guardie, raccoglie un sasso, ci avvolge attorno un biglietto di carta preso dalla tasca e lo tira oltre la rete, verso i passanti.
Gli italiani lo raccolgono e leggono nel biglietto in sostanza quanto segue: "Mi chiamo Manfred Kister, vi chiedo di recarvi nella città di Verona e cercare una certa Carolina Taddei. Ditele che sono vivo."
Gli italiani, rientrati in patria non hanno difficoltà a rintracciare Carolina (era sull'elenco del telefono) e a farle avere il biglietto.
A qyel punto Carolina mette in moto tutti: amici, preti, ebrei, politici, chiunque e riesce ad ottenere i primi permessi, in piena guerra fredda, per andare a trovare Manfredo.
Carolina con Manfredo tentarono assieme la fuga attraverso l'Ungheria, ma furono scoperti, rimandati in Germania e messi in prigione: Carolina solo per cinque giorni, Manfred per un altro anno.
Probabilmente questa foto è stata scattata durante il loro tentativo di fuga.
Carolina stessa mi ha raccontato che, per questo tentativo fallito di fuga assieme avevano falsificato il passaporto di un suo parente, un cugino, che assomigliava a Manfred e che aveva la stessa età.
Probabilmente è il ragazzo che si vede in questa foto, di molti anni prima, assieme a Manfred sul lago di Garda:
e poi assieme a Carolina, probabilmente nello stesso giorno:
Purtroppo però, a pochi metri dal confine, mentre erano sul treno, una guardia si accorse di qualcosa osservando i documenti, gli fece scendere e arrestare.
Tornata in Italia, Carolina riesce a mettere in moto una enorme macchina organizzativa. Andò a trovarlo, mosse tutte le pedine che poteva, andò a Bologna a casa di Enrico Berlinguer a fargli firmare una petizione, e Berlinguer, fu il primo firmatario della stessa; (per questo mio padre e mia madre dicevano sempre che Berlinguer era una brava persona, nonostante essi fossero di tutt'altro orientamento politico) mosse politici, avvocati, preti, e tutti quelli che poteva.
In questo periodo Manfred può ricevere la posta e Federico Bellomi con la moglie Gabriella. gli scrive la seguente lettera, che mi è stata gentilmente donata dalla sorella di Carolina, Teresa, e dal nipote Guido Biondani, il giorno del funerale di Carolina.
Riesce così ad ottenere il rilascio di Manfred. oramai diventato Manfredo.
Il 27 settembre 1969 io avevo da poco compiuto 9 anni. Mio padre portò me e tutta la mia famiglia alla stazione di Porta Nuova a Verona. Lì incontrammo una trentina circa di amici e parenti che erano venuti tutti per lo stesso motivo: aspettare l'arrivo di Manfredo che arrivava con un treno verso sera.
La foto seguente (recto e verso) è stata scattata quella sera a casa di Carolina. Mia Madre, con il vestito a fiori blu, sul quale io appoggio la mano, sorride con una felicità incontenibile. Dietro di lei mio padre, con i baffi e la sigaretta in mano. Dietro a mia madre mio fratello Paolo, con lo stesso maglione blu con il collo a V e, dietro di lui, Carolina (con il vestito a righe arancione e bianche) abbracciata finalmente al "suo" Manfredo con cravatta e maglione azzurro. Gli altri non ricordo più chi sono o erano.
Altra foto scattata lo stesso giorno e regalatami da Carolina nel 2012.
Io allora non sapevo bene tutta la storia ma, negli ultimi mesi di vita, mio padre me l'ha raccontata, dopo aver ricevuto una telefonata di Carolina che aveva saputo del suo ricovero all'ospedale per delle fibrillazioni atriali.
Anche Manfredo aveva problemi simili e un defribillatore sotto cute. Manfredo sarà ricoverato nello stesso ospedale di mio padre Federico, e, tornato a casa per la fine, morirà due settimane dopo di lui.
Carolina mi ha raccontato che la notte della sua morte erano a letto ma svegli entrambi. Manfred ad un certo punto si era voltato verso di lei e gli aveva detto: "Caroli, dammi un bacio." Si erano baciati con grande tenerezza e poi, dopo qualche minuto, lui era spirato. Carolina, distrutta dal dolore e dalla stanchezza del lavoro di assistenza, si era addormentata al suo fianco e solo al suo risveglio, la mattina dopo, aveva dato la notizia ai conoscenti.
Manfredo e Carolina si erano finalmente sposati, in Germania occidentale, nel 1972.
Fra la posta di Federico Bellomi ho ritrovato questa lettera di Carolina e Manfredo: sono le condoglianze per la morte delle madre del pittore: Maria Piccinato nel 1984.
(cliccare sull'immagine per ingrandire)
In occasione del funerale di Manfred, Carolina stessa scrisse, perché fosse letto in chiesa, il seguente profilo:
Dopo la morte di Manfred Kistner sono andato a trovare Carolina Taddei, questa persona dalla incredibile forza unita ad un'altrettanto incredibile dolcezza. Energia e bellezza allo stato puro. Io gli devo la mia esistenza almeno due volte, come mi ha fatto notare mia figlia Federica: la prima perché, grazie al suo amore per Manfred, mia madre Gabriella non è stata fatta fuori a 19 anni dai soldati tedeschi; la seconda perché è lei cha ha fatto incontrare mio padre e mia madre.
Nel Marzo 2012, Carolina è venuta a visitare la Galleria d'Arte dove si è svolta la prima mostra postuma delle opere di mio padre, il pittore Federico Bellomi.
In quell'occasione mi ha donato, con tanto di dedica, due volumi di musiche per pianoforte (le sonate di Schubert e gli studi op. 10 di Chopin). Io Ho suonato per lei, con il pianoforte che si trova in galleria, "Torna Caro Ideal..." di Pier Paolo Tosti. Uno dei pezzi favoriti nel suo salotto del dopoguerra.
Mi ha raccontato di come mio padre Federico prendesse vivacemente in giro l'eccessivo romanticismo e sentimentalismo di queste musiche.
L'ultima foto è lei, ottantaseienne, che mi ascolta suonare Tosti.
Oggi 4 gennaio 2017 ho trovato questa foto:
Cliccando qui sotto è possibile scaricare il file PDF con tutta "la storia di Carolina Taddei e Manfred Kistner" con anche le foto.