RECENSIONI SU ARTICOLI DI GIORNALI / PERIODICI
- Sabato Sera (18 ottobre 2012).
OZZANO / aneddoti e storie su Minghetti e Baredola . Un libro di Giancarlo Fantazzini sull’illustre concittadino che fu collaboratore di Cavour. I ricordi del nonno e le leggende su un castello perduto e un pozzo a rasoi.
Una sala strapiena di pubblico per la presentazione del volume “Marco Minghetti e Baredola” di Giancarlo Fantazzini. Una sala strapiena per un libro di storia locale, storie di un castello perduto e di pozzo a rasoio sulle colline. E poi le leggendarie fontane di Settefonti e Marco Minghetti, collaboratore di Camillo Benso, il Conte di Cavour, ricoprì pure il ruolo di Presidente del Consiglio del Regno d’Italia.
Giancarlo Fantazzini è nato il 17 aprile del 1940 proprio nella casa della masseria che fu di Marco Minghetti in località Baredola, 40 ettari, da Marcatale a Settefonti, e raccoglie dal bisnonno e dal nonno, che si occupavano delle terre dei Minghetti, le storie su quel Ministro dello Stato Pontificio che, dimessosi nel 1848 prese parte alla Prima guerra d’indipendenza e fu una figura determinante per il rilancio dell’economia locale e per la società ozzanese.
Fantazzini ricostruisce una traccia che arriva fino all’esodo dei contadini verso le prime fabbriche di Ozzano, attraversando il racconto con episodi e storie inedite di un Comune che nacque, pare, proprio su suggerimento di Marco Minghetti (l’edificio dove c’è l’attuale municipio lo fece costruire lui nel 1881). “All’inizio pensavo di scrivere le memorie di Minghetti – racconta Fantazzini -, poi un giorno, in gita con mio figlio e sua moglie a Baredola, mano a mano che ascoltavano le mie storie, mi suggerirono di scrivere un libro sulla mia vita in quelle zone. Allora ho intrecciato la storia e alcuni aneddoti che mio bisnonno e mio nonno mi avevano raccontato quando lavoravano per Minghetti e aggiunsi la mia infanzia. Un lavoro che ho completato in un anno e mezzo, ma alla fine sono contento del risultato”.
Un esempio dei tanti aneddoti? Quello che ricorda il giorno che Marco Minghetti, Presidente del Consiglio del Regno d’Italia, arriva a Ozzano dell’Emilia col trenino e si fa caricare da un contadino su un carro per raggiungere la masseria di Baredola. Minghetti chiede al contadino cosa ne pensa del Governo e il contadino, che non l’ha riconosciuto, comincia a lamentarsi delle troppe tasse sulla povera gente. Solo il giorno dopo gli amici fanno notare al contadino che stava parlando con il Presidente del Consiglio, l’uomo si spaventa, teme di essere arrestato per ciò che ha detto e per tre giorni e tre notti si nasconde nei boschi. Invece si narra che Minghetti fece tesoro dei suggerimenti del contadino perché fu tra coloro, da liberale di destra, che alleggerì le tasse agli Italiani. Altri tempi.
Il ricavato dei libri distribuiti in biblioteca verrà devoluto ai terremotati dell’Emilia in particolare per la ricostruzione di un oratorio a Mirabello (FE). Il libro è in deposito presso la Biblioteca di Ozzano dell’Emilia (in piazza Allende 18).
Giuliano Bugani
- Amministrare insieme (periodico di fine anno 2012)
COSA SI DICE DEL GOVERNO MINGHETTI, AD OZZANO?
12 ottobre 2012 – presentazione del libro di Giancarlo Fantazzini.
(Nella foto da Dx.:Guido Moretti autore della presentazione del libro,Loretta Masotti Sindaco di Ozzano dell’E.,Giancarlo Fantazzini l’autore, Roberto Carboni direttore della biblioteca e Dean Fantazzini docente universitario che con voce ardente e nitida ha letto alcuni brani del libro).
“Cosa si dice del Governo Minghetti, ad Ozzano?", disse l’uomo vestito come un milord”.
“Minghetti? E’un fannullone, un buono da niente, non fa niente per gli italiani, tanto meno per i suoi concittadini ozzanesi”, replicò il contadino al benestante sconosciuto mentre l’accompagnava, sul suo calesse, verso Settefonti.
Era una calda giornata d’estate e sotto il cappello a larghe tese, ed i vestimenti leggeri, la pelle era bruciata dal sole e la voglia di chiacchierare non mancava. “ E’ dura la vita – continuò a lamentarsi il bracciante – ci sono troppe tasse da pagare, la più brutta di tutte è quella sulla macina. Prima, con lo Stato della Chiesa, andavamo al mulino con il grano necessario per dar da mangiare ai nostri figli, ora possiamo macinare sì più grano ma ci troviamo la tassa sui giri della macina. Lo trovate giusto, voi? Se mi dovesse capitare sotto mano, Minghetti, non so cosa gli farei, meglio neanche pensarci”.
Arrivati presso Casa la Canapa, il gentiluomo chiese di scendere, avrebbe percorso a piedi i duecento metri che lo dividevano dal palazzo della tenuta di Baredola. I due, quindi, si salutarono cordialmente e il conducente del biroccio tornò alla propria masseria. Questi, il giorno seguente, incontrò alcuni contadini del fondo di Settefonti che gli dissero, fra il serio e il faceto: “Qh guarda ben chi c’è, è arrivato il milord. Te ieri ti stimavi, eh? Mentre venivi verso Settefonti, ti abbiam visto sai, mentre portavi al tuo fianco Marco Minghetti”. A quelle parole, la pelle di dell’uomo da nera come la pece sbiancò come in un lampo ed assalito dal timore che i carabinieri lo venissero a prendere, corse a nascondersi, per tre giorni ed altrettante notti, presso il bosco di Ozzano – San Pietro.
Per conoscere l’epilogo di questo episodio (il contadino verrà arrestato? Morirà di stenti nel bosco?) bisogna leggere il libro “Marco Minghetti e Baredola”, edizioni Tipoarte, di Giancarlo Fantazzini, di cui ho qui riportato un aneddoto, tratto da una gentile chiacchierata con l’autore.
Quello che possiamo anticiparvi è che Marco Minghetti – collaboratore di Camillo Benso di Cavour, che coprì anche la carica di Presidente del Consiglio del Regno d’Italia – fece tesoro delle parole del bracciante e tutta l’economia del contado ozzano–bolognese ne ebbe un forte giovamento.
Giancarlo Fantazzini, nato il 17 aprile 1940 proprio nella casa della masseria che fu di Marco Minghetti, in località Baredola, ha presentato la sua opera in un incontro pubblico, il 12 ottobre, in una Sala Grandi ospitante un copiosa partecipazione di pubblico. Il racconto di Fantazzini è un viaggio nel tempo attraverso un affresco dell’Italia contadina del Diciannovesimo e Ventesimo secolo, rientrando a pieno titolo nel filone letterario della memorialistica, laddove la microstoria ha la capacità d’evocare interi universi, riscoprire luoghi, personaggi reali con le loro emozioni ed affetti, sentimenti, che la Storia, quella con “S” maiuscola, ignora o non è mai in grado, per sua natura, di restituirci.
Marcello Corsara (giornalista)
- Savena Idice (21 dicembre 2012)
In un libro il Marco Minghetti Ozzanese
Giancarlo Fantazzini e il suo libro - Ozzano dell’Emilia (Bologna)
Nel corridoio del municipio di Ozzano dell’Emilia (Bologna), fanno mostra di sé tre lapidi marmoree con medaglioni bronzei raffiguranti altrettanti grandi personaggi storici: Andrea Costa, Enrico Panzacchi e Marco Minghetti. Di quest’ultimo, però, molti non conoscono i collegamenti dello statista ottocentesco (Bologna 1818 – Roma 1886) con il territorio ozzanese. A rinfrescare la memoria dei concittadini ci ha pensato Giancarlo Fantazzini con il suo libro “Marco Minghetti e Baredola, cenni storici e memorie” (Tipoarte, 2012).
Fantazzini, una vita nella Guardia di Finanza ottenendo benemerenze e una decorazione per meriti di servizio, nacque nel 1940 nella casa della masseria di Baredola, a fianco della chiesa di Santa Maria Assunta di Settefonti. Fondo agricolo di proprietà dello stesso Marco Minghetti che nel 1981, dopo essere stato parlamentare, ministro e capo del governo (dal 1863 al 1864 e dal 1873 al 1876) presenziò alla cerimonia inaugurale del palazzo municipale ozzanese.
Il libro del Fantazzini, come ha scritto il giornalista Marcello Crosara, ‘è un viaggio nel tempo attraverso un affresco dell’Italia contadina (…) laddove la microstoria ha la capacità di evocare e riscoprire luoghi e personaggi reali con le loro emozioni, affetti e sentimenti ’. Nel lavoro storico di Fantazzini, infatti, la figura centrale è quella del Minghetti, che fu anche uomo di studi scientifici e letterari, di cui l’autore illustra le sue iniziative e realizzazioni come uomo di stato.
Ma poi alla Storia con la esse maiuscola, si affianca la storia locale: Claterna, Ozzano, Settefonti, le leggendarie sette fontane e, infine Baredola, la casa natia che fu del Minghetti. La vita nei campi, le distruzioni della guerra, la ricostruzione, il declino, l’abbandono della masseria, l’irreparabile crollo e il successivo oblio. In poche parole un libro che non c’èra sulla storia locale del territorio ozzanese.
Giancarlo Fabbri (giornalista)
Recensioni, pareri, commenti e/o critiche da parte dei lettori del libro “MARCO MINGHETTI & BAREDOLA cenni storici e memorie”di Giancarlo FANTAZZINI, edito Tipoarte 2012.
Gent.mo Giancarlo,
ho ricevuto dall’amico Michele il suo libro con dedica personalizzata!!! Grazie a tutti e due; il libro è già orgogliosamente parte della mia libreria! Sono immigrata 20 anni fa nella vostra terra dal centro storico di Verona, ero appena laureata e con un pezzo di carta importante per fare carriera.
Da quando abito a Idice (centro abitato sulla via Emilia in provincia di Bologna) mi sono innamorata delle vostre colline, dei calanchi e dei campi così ben coltivati, dell’amore dell’uomo verso la natura sovrana e dell’infinito cielo che proprio da Settefonti gode di un buio particolare per poter essere osservato; sono stata catturata al punto che ho deciso di lavorate vicino a Madre Terra per il Consorzio Agrario dell’Emilia di Ponte Rizzoli!!
Tutto ciò che con passione Lei descrive nel suo libro mi è sembrato di viverlo, come un danza tra il passato storico, culturale, sociale, nella meraviglia della natura e con l’immutato amore delle mani dell’uomo che la curano.
Grazie!
Ponte Rizzoli (BO) 24-06-2013
Dott.ssa Mariagrazia Roccabruna
Mosca 2012, Prof. Dean Fantazzini
L’autore di questo interessante libro, utilizza le vicende di un importante uomo politico ottocentesco M. Minghetti per ricordare il paese di origine, Ozzano dell’Emilia, e le storie a lui collegate.
In realtà in G. Fantazzini si coglie una struggente passione per la vita contadina dei suoi Genitori e dei Nonni in un territorio mutato che non esiste più e che l’insediamento industriale ha fatto dimenticare.
Ozzano dell’Emilia (BO) , lì 08-10-2012
Dott.ssa Annalena Ariatti
Ing. Prof. Guido Moretti
Gentilissimo Signor Fantazzini,
desidero complimentarmi sinceramente con Lei per il suo libro “Marco Minghetti e Baredola”. E’ un bellissimo ritratto di un periodo storico importantissimo per il nostro Paese. Dalla Sua opera traspare l’affetto, la dedizione e la nostalgia per luoghi, Persone, ideali di vita e principi che non si sarebbero dovuti perdere. Sono i valori che hanno creato e fatto grande il nostro Paese che ora soffre per il loro abbandono.
Il tutto con una spontaneità che rende l’opera ancora più bella e coinvolgente per il lettore. Voglio tuttavia esprimerLe i miei più sinceri complimenti e la mia gratitudine per avermi fatto dono della sua bellissima opera che mi ha tenuto piacevolissima compagnia nelle vacanze estive e che ora appassiona il mio papà novantenne che quei periodi li ha vissuti.
Un carissimo saluto a Lei e ai Suoi cari.
Ozzano dell’E. (BO) 12 ott0bre 2012
Dott.sa Maria Luisa Cenni
Angela Mileto
Libro "Marco Minghetti & Baredola"
Giudizio sulla fatica letteraria dell’amico Giancarlo Fantazzini, autore del su citato libro. Fantazzini, arzillo settantenne originario di Baredola, ex contadino, ex militare Alpino e G.di Finanza, ma soprattutto sincero amico permeato fino all’eccesso di quei valori importanti come l’onestà, la sincerità, il rispetto per la persona e la parola data, il tutto contenuto in uno scrigno di semplicità.
I punti che emozionano nella sua opera sono diversi, per citarne alcuni che più mi hanno preso nella lettura:
La morte del ‘vate guerriero’ (così definito da Garibaldi) Goffredo Mameli, dopo il disperato tentativo di amputazione della gamba infetta da cancrena;
Il bacio eroico di Garibaldi a quel povero Dottore dal viso tumefatto dalla erìsipola;
Minghetti che fece tesoro delle tante parole, pur dette anche in senso bonario, da parte di quel contadino che non lo conosceva;
E Giancarlo, quell’innocente bambino di quattro anni nel suo primo incontro con i tedeschi, alzatosi in quel mattino prima del solito orario, forse per i rumori strani che sentiva, sorpreso, attonito e senza capire perché vi erano quei soldati tedeschi che dormivano in ogni angolo della sua casa;
E la cultura contadina di Settefonti e Baredola, descritta con così grande passione da Fantazzini, che purtroppo oggi non esiste più, in seguito al mutamento industriale e sociale del XX secolo nelle nostre zone.
Il libro esprime in quasi tutte le sue pagine amore per il vissuto, anche di povertà, dell’autore e di un passato non sempre felice per causa della guerra, ed esprime pure dovizia di piccole cose, che in quel tempo oramai lontano erano apprezzate e usate per la vita di ogni giorno. Un modello che stride rispetto a ciò che propone ai giovani il mondo moderno di oggi.
Da tanti spunti si nota, anche se può apparire che qualche episodio sia un pochino mitizzato, che l’autore ha metabolizzato un modo di vivere che io definirei bel vivere perché da pace, rettitudine e serenità all’animo umano.
Io ho radici quasi simili all’autore di questo “Best-Seller” in cui mi sono immerso con gioia, in un caldissimo pomeriggio agostano, all’ombra del pericolante rudere dell’antica chiesa di Settefonti, (riportata in prima di copertina del libro), bevendo tutto d’un fiato il nettare contenuto in tale tòmo. Un libro che è stato un gradito regalo fattomi dall’amico che mi ha fatto crescere in sapienza umana.
Un grazie di cuore. Nerino Brini
Carissimo cugino Giancarlo,
dopo aver letto il tuo libro”MARCO MINHGETTI & BAREDOLA cenni storici e memorie”, tua cugina Giancarla si sente il bisogno di complimentarsi con te.
Il tuo libro le tue memorie, rappresentano una serie di vicende storiche avvenute in questi ultimi due secoli nella nostra amata terra, in particolar modo a Settefonti e a Baredola.
Il Minghetti per esempio, che già negli anni 1860/70 all’inizio dello Stato Unificato Italiano, vedeva la necessità di lasciare più autonomia di governo alle Regioni (senza dubbio diversamente di ciò che succede oggi, immaginava Amministratori con equi stipendi e né vitalizi).
E, quel colloquio così struggente e tormentoso del Parroco di Settefonti con Minghetti, per il fatto che egli non vedeva di buon occhio le scuole pubbliche introdotte dal nuovo Stato Italiano.
Poi la grande storia e le memorie su Baredola, Settefonti e le sue fontane.
Carissimo cugino il tuo libro mi ha fatto pure ricordare la mia infanzia e l'adolescenza tu ricorderai che io abitavo in città a Bologna e venivo molte volte a trascorrere lunche settimane in quel che tu definisci nel tuo libro “il giardino terreste di Baredola”. Si proprio così, sono stata a casa tua durante la guerra all'età di 4/5 anni, venivo con mia mamma e sono poi ritornata diverse volte anche dopo la guerra a trascorrere le mie vacanze nella tua masseria di Baredola.
Mi piaceva il contatto con la natura e gli animali e anche perché con la vita in campagna trovavo serenità, mi faceva stare bene e sentire veramente felice. Giocavo con voi cuginetti in quel bel cortile di Baredola, si facevano anche gare, corse a piedi, partite a pallone e a bocce.
Ricordo pure che con te Giancarlo, che hai un anno meno di me, a volte facevamo anche baruffa per cose da niente, poi interveniva il nonno Giuseppe (nomignolo- nonno Joffa) che ci controllava e diceva: se non la smettete vi batto le vostre testoline insieme! E per non prenderle, subito tra di noi ritornava la pace serena. Che bello quel periodo – altri tempi.
La vita in campagna era molto diversa da quella della città, c'era tanto da imparare e non ci si sentiva mai soli. Io ero figlia unica, mia mamma non godeva buona salute e mio padre per lavoro era fuori casa tutto il giorno. La tua invece caro cugino, era una famiglia un po patriarcale dove vi era pure la sapienza delle persone anziane, il nonno Giuseppe (Joffa) e la bravissima zia Marietta la così detta “Zdaura” dedita alla cucina e alle faccende di casa, oltre essere una bravissima cuoca era una donna saggia, sapiente e molto esigente nell'educazione e nel rigore morale.
A differenza della città che tutto si compera, a Baredola invece si produceva tutto e niente andava sprecato: si faceva il profumatissimo pane e per fare il caffè si tostava l'orzo sul focolare dentro una palla vuota di ferro col manico lungo per non scottarsi. Nel periodo invernale si filava la lana e si facevano le maglie per le stagioni fredde, si faceva la treccia con la paglia e poi cappelli. Ancora, con vimini puliti dalla verde corteccia si confezionavano cesti molto usati per la raccolta della frutta, dell'uva e per tanti altri servigi nell'attività contadina e, con un paiolo e un grande fornello fuori dalla casa (sul cortile perché produceva odori) si faceva il sapone per il bucato e per tutti gli usi di pulizia.
E ancora, nei giorni festivi ci trovavamo con altri cuginetti figli una terza sorella delle nostre mamme che abitavano in una casa non tanto lontana, insieme si giocava e andavamo anche a pescare sui stagni formati dal torrente Quaderna.
In queste tue memorie caro cugino, devo però farti un rilievo di un particolare che ti sei dimenticato: quando il 4 dicembre/1944, ci fu lo sfollamento da Baredola per andare a Bologna, non hai riportato che in quel tormentoso, tragico e sofferto trasferimento c’ero pure io e mia mamma Maria.
Si, proprio in quei primi giorni di dicembre/44 ci trovavamo a Baredola in attesa che in poco tempo il fronte Anglo-Americano, che si trovava poco distante avanti a Baredola, proseguisse il suo avanzamento e si sarebbe così passati nell’area liberata dai Tedeschi. Mentre non fu così, il fronte alleato si fermò per sostare tutto l’inverno 1944/45, e Baredola come tutta Settefonti rimanevano bersaglio di bombardamenti e cannonate, per questo motivo arrivò immediato l’ordine di andare via e sfollare in città.
Così trovandomi con mia mamma in quei giorni tragici li a Baredola, fui messa anche io con voi tre cuginetti in quel carro, ammassati insieme alle poche cose necessarie che si poterono caricare. Per trasferirci in fretta e furia in quella grande, fredda e umida caserma in via Urbana a Bologna. Un po’ mi dispiace che nel tuo libro (immagino non potevi ricordare tutto) non hai riportato che con voi pure io ero presente a soffrire in quel tragico episodio.
In generale, il tuo libro mi ha preso molto e sono compiaciuta di aver letto questa storia e le memorie ove mi ci sono trovata dentro anch’io, così ho rivissuto un po’ del mio passato e di quando eravamo bambini in quel paradiso di pace di Baredola.
Mi voglio comunque complimentare con te per questa tua opera che mi ha entusiasmata leggendola e mi ha fatta ritornare a quei tempi, tragici se pensiamo alla guerra, ma anche belli e felici, trascorsi in quel paradiso terrestre qual era Baredola, che rimane sempre nel cuore e non si può mai dimenticare.
Un grazie di cuore cugino Giancarlo.
Un abbraccio con il più caro dei saluti.
Tua cugina Giancarla Castellini
Grazie del suo interessante libro. Lo abbiamo letto tutti e due apprezzandone la passione nel ricercare le proprie radici e l'amore per la propria terra, lasciando alle generazioni future un tesoro di notizie che altrimenti andrebbero perdute per sempre. Complimenti.
Dott. Giorgio Stagni / Dott.ssa Maria Pia Foresti.
Giancarlo Fantazzini e il suo libro,
ozzanese da sempre, ha scritto il libro della vita, condensando in questa pubblicazione ricordi, aneddotti, fatti e personaggi storici di primo piano da Garibaldi a Minghetti. Il tutto tenuto insieme da una grande passione, da una consocenza del territorio millesimale (su tutto la riscoperta e individuazione di molte fonti collinari, sempre citate ma mai trovate) e dalla voglia di raccontare la storia di una famiglia più forte delle avversità, della guerra, della terra stantata dei calanchi che oggi, al contrario, vive in un millennio, tecnologico e virtuale.
Dott. Roberto Carboni
Complimenti per la tua ultima e rinnovata produzione letteraria. Le tue parole, come dice Dean, hanno il sapore del pane croccante appena sfornato. Ho riletto volentieri le pagine di storia vissuta (la grande e apparentemente la piccola). Nel racconto della leggenda della Badessa Lucia, è originale l'informazione che le stesse fontane di Settefonti, con la morte della suora, hanno smesso di erogare la loro linfa vitale per poi riprendere la loro funzione con il ritorno di Rolando.
Ciao, con amicizia, Claudio Lenzi
San Donà di Piave (VE) 03-02-2019
Caro Giancarlo ho letto tutto il tuo libro, la seconda parte è straordinaria, una storia bellissima anche per quello che c'è stato prima e DOPOGUERRA, come hai descritto i particolari episodi e così perfetti. Una famiglia meravigliosa la tua come la storia della mia famiglia che dico sempre di fare un libro, soprattutto della storia di mio nonno (se tu clicchi su Google “Guseo Attilio di Croce di Piave”, scopri la sua storia meravigliosa), mi sono ricavata la foto del 1924 anno di nascita di mio padre che nella foto non c'è, perché è nato qualche mese dopo che era stata fatta la foto, se riesci a vedere è una storia interessante.
Complimenti per il libro, bravissimo anche perché sei andato a fare ricerche su varie enciclopedie. Mi è pure rimasto impresso il racconto della Monaca diventata Badessa e Beata, incredibile!
Tanti saluti e ringraziamenti estesi anche a tua moglie.
Ciao Maria Antonietta e Famiglia
Egr. Sig. Fantazzini,
Ho letto (un po in ritardo) il Suo libro “ Minghetti & Baredola, in un clima di amarcord, avendo anch’io vissuto gli anni dalla 2°guerra mondiale in poi, anche con lunghi soggiorni campagnoli come “sfollato”, come a quei tempi veniva chiamato chi, per scampare ai bombardamenti emigrava presso parenti in campagna, presumendo di essere fuori dalle grandi manovre.
Come Lei ben tratteggia la vita in campagna era ben altra cosa di quella che oggi siamo costretti a vivere, lontani da sensazioni, profumi, contatti ecc. che la memoria stenta a cancellare.
Il Suo libro è un prezioso ‘manuale’ per tutti coloro che intendono conoscere o ricordare luoghi, persone, avvenimenti che, pur in penombra rispetto alla Grande Storia, sono stati, una struggente parentesi nel cammino di questo Paese.
Con stima e cordialità,
Claudio Marri
Ringrazio il sig. Giancarlo Fantazzini per il gentile omaggio del suo libro " Marco Minghettì e Baredola " che ho letto in poche ore, preso dalla genuinità e chiarezza del linguaggio.
E' molto interessante e piacevole la descrizione di personaggi, avvenimenti storici nazionali e locali con inserimento dì eventi particolari, leggende e aneddoti, frutto di conoscenza tramandata e di accurata e paziente ricerca.
La bella narrazione sulla sua Baredola mi ha coinvolto emotivamente, riportandomi alla mia fanciullezza trascorsa in un luogo che anch'io amo e definisco paradiso terrestre, nonostante le traversie allora causate dalla guerra.
Senza alcun dubbio l'autore ha scritto questo libro anche con il cuore. Complimenti.
Sergio Gironi
Caro Giancarlo,
ecco le nostre opinioni sul tuo libro "Marco Minghetti & Baredola-Storia e memorie".
Non è così' semplice descrivere la passione e l'impegno che ti hanno portato a scrivere questo libro; un misto fra storia, leggenda e vita vissuta sui territori della tua infanzia. Una cosa certa e lampante, che emerge dalla lettura del testo, è l'AMORE con cui descrivi gli eventi che hanno coinvolto te e tutta la tua famiglia.
Ritengo che ciò rappresenti, da parte tua, un grande atto di gratitudine nei confronti delle persone a te care, che ora non ci sono più, che ti hanno permesso di crescere nella semplicità, nell'armonia e con principi e valori sani e forti.
Complimenti !!
Oretta e Franco Zuffa