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ARTCHIPEL ORCHESTRA

Artchipel Orchestra è un progetto in divenire del batterista, compositore e direttore d'orchestra Ferdinando Faraò. 

L’esperimento Artchipel ha dato risultati eccellenti, apprezzati sia dal pubblico sia dalla critica, tanto che al Top Jazz, il referendum annuale della critica italiana indetto dalla rivista Musica Jazz, è stata giudicata come "Miglior Formazione dell'Anno" nel 2012 e 2017 e seconda migliore formazione nella classifica della stessa categoria nel 2014.

Da un repertorio di brani originali, la band è passata ad arrangiamenti propri di composizioni scritte negli anni settanta, ottanta e novanta da Mike Westbrook, Alan Gowen, Fred Frith e Dave Stewart. Nell’autunno 2012 è nato così il primo cd dell’orchestra, «Never Odd or Even», con ospite Phil Miller e note di copertina di Jonathan Coe, nella quali si legge tra l'altro: «Ho sempre pensato che l’aspetto più radicale e interessante di quella musica fosse l’inosservanza delle linee di demarcazione: era sperimentale eppure melodiosa; ti catturava il cervello ma anche il corpo; era complessa ma anche affabile e accessibile (…); qualche volta pareva musica classica suonata da un gruppo pop; qualche altra, jazz suonato da un complesso da camera. I musicisti che la facevano erano geniali compositori e improvvisatori, musicisti di prim’ordine, pieni di talento eppure (...) assolutamente modesti e alla mano». E ancora: «Provo un enorme piacere a riascoltare quelle composizioni di Gowen, in esecuzioni cariche di vita e di energia. Ed è altrettanto magnifico ascoltare nuove interpretazioni della maestosa Tenemos Roads di Dave Stewart e di Moeris Dancing di Fred Frith (...). Per non parlare dell’orecchiabile Original Peter di Mike Westbrook (…). E, a coronare il tutto, una bella composizione originale di Faraò, Big Orange, toccante omaggio a Pip Pyle, morto nel 2006 dopo essere stato una presenza fondamentale e un’ispirazione per così tanti di quei gruppi».

Il secondo cd dell’Artchipel, pubblicato nel 2014 in allegato al mensile Musica Jazz (che in quell’occasione ha toccato uno dei propri record di vendite degli anni recenti), è totalmente dedicato ad arrangiamenti per big band di brani scritti da Hugh Hopper e Robert Wyatt per i Soft Machine. Recensendo il disco, una grande firma della critica jazz mondiale come Richard Williams ha scritto: «Faraò and his fellow arranger, Beppe Barbera, aren’t making carbon copies of the originals here. They’re devising revisions that bring unusual resources to bear on the material, exposing facets of beauty that we might not have imagined to be present, even in embryo». E Michael King ha aggiunto: «Those old tunes have been given a new life, and they sound utterly fresh and wonderful again. A great many sublime touches have been added, something I don’t think anyone else has done to date. Such a beautiful listening experience (…). To my ears this is the best version of this music. (…) you have successfully realized the dormant potential within the original music, creating music that honours its creators by raising it to a level of great sophistication, and placing it in a beautifully expansive musical rainbow».

Nel 2015-2016 Artchipel Orchestra si è dedicata all’arrangiamento di composizioni della musicista britannica Lindsay Cooper. Per interpretarle dal vivo e registrarle ha arruolato nelle proprie file il batterista Chris Cutler, già assiduo collaboratore della stessa Cooper.

Artchipel Orchestra ha suonato nei più importanti festival jazz nazionali ed è stata affiancata da ospiti internazionali del calibro di Keith Tippett, Julie Tippetts, Karl Berger, Ingrid Sertso, Mike e Kate  Westbrook, Pete Whyman, Chris Cutler, Adam Rudolph, Cyro Baptista. 

DIALOGHI CON I SOFT MACHINE di Maurizio Franco

Per la critica jazz italiana è una delle orchestre più significative della scena attuale: l'ARTCHIPEL, un ensemble che guarda con occhi jazzistici alla grande tradizione del progressive rock della scena di Canterbury, caratterizzandosi per la presenza di molti nuovi talenti della scena musicale milanese e di alcune consolidate realtà. Riunita e diretta con grande passione e competenza da un artista completo quale Ferdinando Faraò, big band anomala nell'organico, ricca di colori, di energia e di trascinanti pieni sonori, la Artchipel presenta oggi il suo nuovo progetto sulla musica dei SOFT MACHINE, il gruppo che prese il nome da un romanzo di William Burroughs e fu probabilmente la più sofisticata tra le band del rock progressivo che si sono avvicinate con interesse al jazz.  (...)

(11 genn. 2014)

I DIALOGHI CON I SOFT MACHINE di pierrde

Pubblico delle grandi occasioni quello accorso sabato pomeriggio all'Auditorium Di Vittorio a Milano per il concerto della Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Faraò.

Nel programma tre brani di Mike e Kate Westbrook tratti da Platterback e una sapiente rilettura di alcune tra le pagine migliori dei Soft Machine, vera novità del concerto e oggetto del prossimo album appena inciso.

L'attenzione di Faraò, che ha arrangiato tutti i brani, si è concentrata in particolar modo sulle composizioni di Hugh Hopper e prevalentemente sul terzo album dei Soft Machine, dal quale era tratto ovviamente anche Moon in June, il celeberrimo brano scritto da Robert Wyatt.

L'impatto del gruppo è notevole, la scrittura intelligentemente non snatura gli originali ma li arricchisce di nuovi colori sia nei pieni orchestrali che nei momenti più rarefatti. Nelle fitte trame orchestrali c'è lo spazio per gustosi soli e/o duetti, irrobustiti da potenti riff e attentamente distribuiti. Difficile evidenziare nomi, il livello dei musicisti è assolutamente consono alla proposta compositiva.

Da vecchio fan di Ratledge, Hopper, Dean e Wyatt mi sono gustato il concerto apprezzando le idee e le soluzioni che hanno avvalorato in egual misura sia le linee melodiche che la spinta ritmica, e, addiritura, sono riuscito a non rimpiangere troppo la voce del tutto unica e insostituibile di Wyatt .

Divertente e intelligente, la proposta dell'Artchipel Orchestra ha raccolto il consenso pieno del pubblico, mettendo i presupposti per una uguale successo del prossimo album. La speranza mia è che il gruppo abbia la possibilità concreta di esibirsi dal vivo nella prossima estate nei festival più importanti. La penisola è ricca di manifestazioni jazzistiche, la maggior parte delle quali però propone vecchie glorie senza più idee o improbabili esponenti di tutt'altri generi musicali.

Cari direttori artistici, provate a guardare nel giardino di casa, spesso si trovano i fiori più freschi....

(12 genn. 2014)