Il materiale da pubblicare va inviato – in formato word – all’indirizzo di posta elettronica alsebasilicata@gmal.com
Opuscolo a cura di
L. Punzi e F. Lorusso
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L. Punzi e F. Lorusso
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L. Punzi e F. Lorusso
Supervisione Dott. Canio Calocero, già anestesista presso l’Ospedale S. Carlo di Potenza
Un’associazione con duecento iscritti è un punto di forza e, quando affronta un argomento con convinzione, tenacia e coerenza, gli interlocutori non possono snobbarla.
La nostra azione sarà incisiva se le proposte non sono frutto di singoli, ma bensì nascono da decisioni collegiali. Nessuno deve avere timore di avanzare proposte, perché qualcuno possa criticarle affermando che sono difficili da realizzare. Quando si parla di ambiente è ammesso sognare; solo un sogno può salvare il mondo dal degrado a cui l’abbiamo condannato con il nostro comportamento.
Fatta questa premessa, è opportuno muoversi su più direttrici:
Dei punti prima indicati, il secondo punto è il più complesso. Su di esso intendo soffermarmi per esporre a grandi linee il mio pensiero, che può sembrare visionario, ma s’inquadra perfettamente nell'affermazione fatta in premessa a proposito di ambiente.
Si potrebbe ipotizzare l’elaborazione di una nostra proposta, da sottoporre sotto forma di lettera aperta al Presidente della Giunta Regionale e al Consiglio Regionale e da diffondere anche attraverso la pubblicazione sui quotidiani locali. Con la lettera si chiederebbe di attuare politiche energetiche innovative. Senza stravolgere i programmi dell’esecutivo, si potrebbe chiedere di attuare, in via sperimentale e su una fascia di territorio limitato (uno o più Comuni delle aree interne), interventi che legano la produzione energetica alle produzioni locali (agricole, artigianali, ecc.). Il Comune o i Comuni prescelti svolgerebbero un ruolo primario. Ad esempio, per quanto riguarda l’energia elettrica, i Comuni e la Regione Basilicata dovrebbero essere proprietari degli impianti di produzione di grande taglia. L’energia elettrica sarà prodotta da impianti fotovoltaici di nuova generazione, impianti eolici e centrali a biomasse e a gas.
Gli incentivi pubblici - che sono una cifra enorme (9 miliardi di euro), allo stato attuale sono appannaggio, per oltre il 90%, di fondi di investimento e di società finanziarie - in futuro possono essere utilizzati anche dalle comunità locali. In passato ed ancora oggi, le cosiddette energie pulite hanno prodotto e producono utili per pochi sconosciuti e l’impatto per il territorio sul quale sono installati gli impianti è poco rispettoso dell’ambiente, con danni di diversa natura, oltre che all’ambiente stesso, anche e a coloro che vi abitano.
In sintesi, un Comune della Basilicata potrebbe realizzare un parco fotovoltaico di 50 MW, un secondo Comune potrebbe realizzare un equivalente parco eolico ed un terzo una centrale a gas o biomasse, sempre di 50 MW. Quest’ ultimo tipo di centrale è indispensabile per assicurare la stabilità della rete. Il Comune produttore fornirà all’acquirente unico solo metà dell’energia prodotta, l’altra metà la metterebbe gratuitamente (solo costo delle accise) a disposizione dell’imprenditoria locale, in particolare quella legata all’ agricoltura. Questi tre comuni dovrebbero rivoluzionare la loro vita. Utilizzando tutte le terre comunali e quelle private incolte, dovrebbero creare le aziende agricole del futuro (estensioni minime 100 ettari). Una esperienza di questa portata (la costituzione delle masserie di montagna sulle Alpi) è stata fatta nel XVIII secolo da una grande donna: l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. In queste aziende, alla produzione agricola di base interamente biologica, si affiancherebbero quella di piante medicinali e la coltivazione di piante per produrre combustibili vegetali e idrogeno. Inoltre, i tre o più Comuni prescelti dovranno assicurare la produzione di masse legnose per la centrale a biomasse.
Il sogno è quello di creare in Basilicata almeno tre Comuni ad impatto ambientale nullo, con tanti orti biologici e senza disoccupazione.
Non è il caso di dilungarsi oltre; se esiste un minimo di accordo si può iniziare a preparare la lettera aperta che deve contenere anche l’invito all’Università (facoltà scientifiche ed umanistiche), al CNR e alle grandi aziende di mettere a punto un progetto di fattibilità (costi, norme tecniche e giuridiche) per sperimentare, su un’area limitata della nostra Regione, nuove iniziative che possano invertire la rotta del degrado sul pianeta terra. Dopo tante parole, anche la “Questione Meridionale” troverebbe la sua naturale soluzione, insieme al conclamato spopolamento delle aree interne.