"Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un'immagine acustica." Ferdinand De Saussure
Nel 1876 una revisione delle leggi tariffarie degli Stati Uniti consentì la libera importazione di zucchero dalle Hawaii favorendo così lo sviluppo delle piantagioni di canna da zucchero. Ciò determinò l’arrivo alle Hawaii di un numero crescente di agricoltori a contratto formato da mano d’opera a basso costo proveniente dai paesi più disparati come cinesi, giapponesi, coreani, filippini, portoghesi, portoricani ed altri. Rapidamente il numero di immigrati superò quello dei nativi. In questa situazione si sviluppò il fenomeno definito “pidgin” che si verifica ogni volta che gruppi umani sono costretti ad interagire senza avere una lingua comune. L’unico strumento di comunicazione diventa una sorta di lingua occasionale che combina caratteristiche provenienti dalle rispettive lingue di origine. In generale accade che la lingua indigena fornisce la base grammaticale mentre il lessico viene costruito a partire dalla lingua sovrapposta, soprattutto quando uno dei gruppi è socialmente dominante. Se però poi i gruppi si integrano e il loro rapporto si stabilizza, questa modalità comunicativa si organizza progressivamente fino a divenire una vera e propria lingua: il lessico si arricchisce e la grammatica diviene più complessa. In altri termini, la nuova lingua (che viene definita “creolo”) perde le caratteristiche delle lingue da cui il “pidgin” si è originato.
In questo modo un bambino che cresce in un ambiente in cui si comunica tramite pidgin assume come lingua madre il creolo. Un bambino che cresce in un ambiente privo di altri esseri umani (come i cosiddetti bambini “lupo”) non acquisisce il linguaggio. Gli scimpanzè non imparano a parlare nemmeno se fatti crescere in un gruppo umano. Nell’essere umano invece sembra esistere una specie di istinto ad apprendere il linguaggio. Quando una comunità non ha una lingua bastano poche generazioni per crearne una: vale a dire che in seno ad una comunità una lingua nasce in modo spontaneo.
Il famoso linguista Derek Bickerton ha descritto diverse modalità che possono determinare lo sviluppo di una lingua nuova.
In qualche caso, la separazione di popolazioni che parlano dialetti simili ed il loro prolungato isolamento successivo induce a modificazioni progressive dei dialetti originali fino alla formazione di lingue non più comunicanti che gradualmente non risultano più vicendevolmente comprensibili. Questo potrebbe essere avvenuto dopo la caduta dell’impero romano.
In altre situazioni invece il cambiamento, anziché essere lento e graduale, può essere rapido.
Nella situazione cosiddetta del “forte”, un gruppo viene in contatto in modo continuativo con un altro gruppo; questo potrebbe essere stato il caso dei commercianti portoghesi che per controllare il mercato delle spezie costruirono zone fortificate in India.
Nella situazione cosiddetta della “piantagione”, una regione geografica delimitata viene condivisa da gruppi che utilizzano lingue diverse; questo potrebbe essere stato il caso degli schiavi portati dall’Africa nei territori del nuovo mondo, come le Hawaii e i caraibi.
Per varie ragioni i componenti dei vari gruppi linguistici non si sforzano di imparare la lingua degli altri e preferiscono utilizzare una modalità di comunicazione che prende in prestito elementi provenienti dalle diverse lingue, mescolandoli fra loro.
Ovviamente in situazioni del genere si crea un linguaggio semplificato, definito appunto “pidgin”, che appunto non è la lingua madre di nessuno ma viene imparato dai bambini delle generazioni successive. All’inizio si tratta di una modalità di comunicazione ridotta all’essenziale ed utilizzata solo a scopi specifici nel corso dell’interazione; ad esempio, i termini del lessico sono minimali (mucca diventa “bovino donna” e toro “bovino uomo”), mancano le proposizioni subordinate e le flessioni e la grammatica assume regole proprie fortemente semplificate. Poi i bambini delle generazioni successive trasformano il “pidgin” in una lingua con caratteristiche lessicali, grammaticali e sintattiche come qualunque altra lingua (fenomeno definito appunto “creolizzazione”).
La creazione di una nuova lingua pone evidentemente la questione più generale dell’origine del linguaggio che vede contrapporsi le due teorie che si basano su un programma innato o, al contrario, sull’apprendimento. In ogni caso, esseri umani che hanno la capacità biologica di emettere suoni e il desiderio di comunicare quando si incontrano riescono a utilizzare un sistema condiviso di tipo linguistico. La lingua ha un valore sociale e serve a trasferire informazioni da una mente ad un’altra. Una persona isolata non inventa una lingua, ma questa nasce in modo spontaneo in seno ad una comunità.