Amedeo è rimasto sorpreso dalla scoperta che un suo compagno di studi del conservatorio ogni volta che ascolta un suono vede contemporaneamente un colore e vorrebbe sapere se si tratta di una patologia di cui preoccuparsi.
Il fenomeno per cui la stimolazione di un canale sensoriale produce una risposta anche da parte di un canale sensoriale diverso viene definito sinestesia. La forma più comune di sinestesia è quella grafema–colore in cui gli stimoli sono i grafemi (le unità grafiche elementari, non ulteriormente suddivisibili, cioè lettere e numeri) e la risposta è il colore. A questo tipo di sinestesia alludono i famosi versi della poesia “Vocali” di Arthur Rimbaud: «A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu». La sinestesia può comunque riguardare la combinazione di qualunque modalità sensoriale: frequente è l’associazione suono/colore e colore/suono. Si tratta di un’esperienza involontaria, che si manifesta automaticamente e si ripete sempre allo stesso modo alla comparsa dello stimolo. Particolarmente interessante è il fatto che il soggetto non percepisce alcuna stranezza in quanto gli accade e solitamente ritiene che si tratti di un’esperienza comune a tutti gli esseri umani. Il fenomeno sembra riguardare circa il 4% della popolazione ed appare particolarmente frequente negli artisti. Lungi dall’essere una condizione patologica, la sinestesia sembra poter favorire specifiche caratteristiche comportamentali, in particolare quelle associate alla creatività. Fra i tanti artisti che hanno descritto la loro sinestesia, Kandinskij, in “Lo spirituale nell’arte” (1912), affermava di sentire la “voce dei colori” riferendo che il verde corrispondeva al timbro del violino nel registro grave, l’azzurro al flauto nel registro acuto e all’organo o al contrabasso nel grave, il giallo alla tromba, il rosso agli ottoni e in particolare alla tuba (in alcune sue sfumature al violoncello), l’arancione alla viola o alla voce di contralto, il violetto al corno inglese o al fagotto.
Negli ultimi anni la sinestesia è stata oggetto di numerose indagini volte a comprenderne le caratteristiche (al neuropsicologo Vilayanur Ramachandran si devono anche alcuni semplici test in grado di individuarne la presenza) e le basi neurofisiologiche: in questi soggetti, aree del cervello che nella configurazione cerebrale tipica non interagiscono risultano invece connesse; ad esempio, quando un tono musicale è associato alla visione di un colore, l’ascolto del suono provoca l’attivazione non solo della regione acustica ma anche della regione visiva deputata al riconoscimento dei colori. La sinestesia appare, cioè, attribuibile ad una connettività atipica tra regioni cerebrali che solitamente non sono connesse e rappresenta una variante comportamentale conseguente ai processi plastici che determinano il pattern di organizzazione cerebrale. Da questo punto di vista potrebbe non essere sorprendente che la forma grafema-colore sia più frequente rispetto alle altre forme di sinestesia dato che le aree per il riconoscimento dei colori e dei grafemi sono anatomicamente l’una vicina all’altra (nel giro fusiforme). Secondo alcuni autori, questa interconnessione “in eccesso” potrebbe essere presente alla nascita per poi essere eliminata o inibita dai processi plastici di riorganizzazione cerebrale, in modo simile a quanto avviene nella selezione dei suoni linguistici della lingua materna.