Mirella racconta che il figlio entra in uno stato di profondo malessere ogni volta che deve affrontare le lezioni e i compiti di matematica
Tradizionalmente lo studio della matematica è stato sempre considerato troppo impegnativo e spesso fonte di difficoltà e disagio, ma in questi anni ha ricevuto particolare attenzione la cosiddetta “ansia per la matematica”.
Si tratta di un’ansia specifica che compare esclusivamente quando il soggetto deve confrontarsi con i numeri; una forma di ansia che non si manifesta di fronte a compiti relativi a materie di studio diverse dalla matematica e che si differenzia da altre forme come l’ansia di tratto (che si riferisce alle caratteristiche di personalità e si rileva in molti momenti di vita quotidiana), l’ansia di stato (che si manifesta quando ci si trova ad affrontare una difficoltà) o l’ansia sociale (che compare in situazioni particolari, come quando si deve parlare in pubblico).
Questa reazione negativa può manifestarsi in vari modi, cioè non solo a livello emotivo (come sensazione di disagio, preoccupazione, apprensione, frustrazione, paura), ma anche fisico (come malessere, tensione muscolare, affanno, sudorazione, tachicardia, reattività neurovegetativa) e comportamentale (come avversione, evitamento, rifiuto di andare a scuola e di fare i compiti); la sua gravità può essere tale da determinare una vera fobia, cioè una paura irrazionale di fronte a situazioni che richiedono l’uso, concreto ma anche immaginario, di competenze matematiche. Oltre tutto, mediante indagini di neuroimaging, è stato documentato che, in chi presenta una elevata ansia per la matematica, anche il solo pensiero di dover eseguire un calcolo scatena una reazione che interessa le stesse regioni del cervello che si attivano quando si prova un dolore fisico.
L’ansia per la matematica può essere la conseguenza di ripetuti insuccessi scolastici, ma può anche esserne la causa; in ogni caso, una volta innescata, più elevata è l’ansia, peggiore è la prestazione nelle prove di calcolo, minore la capacità di apprendimento e più difficile il raggiungimento del livello minimo di competenze richiesto in base all’età ed alla classe frequentata.
In effetti, sconcerto e preoccupazione hanno destato i dati sulle competenze acquisite dagli studenti al termine del loro iter scolastico. L’ultimo rapporto dell’indagine OCSE Pisa che periodicamente valuta in che misura gli studenti abbiano acquisito le conoscenze e competenze necessarie per affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana e partecipare pienamente alla vita sociale. Rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti l’indagine indica un “declino senza precedenti” nel rendimento scolastico, in particolare per quanto si riferisce alla matematica.
Dato che l’apprendimento della matematica è un processo gerarchico, è necessario aver acquisito e stabilizzato degli apprendimenti per sviluppare nuove abilità e raggiungere la competenza; il pericolo è quindi che l’ansia si rafforzi con il progredire degli studi per poi stabilizzarsi in età adulta; inoltre la paura del fallimento, della reazione delle altre persone (colleghi, amici, familiari …), di provare imbarazzo e sentirsi umiliati o essere puniti (un brutto voto, il rimprovero di docenti e genitori …) può condizionare l’immagine di sé, l’autostima e l’interazione sociale generando secondariamente problematiche comportamentali. Facilmente si può creare così un circolo vizioso tra l’ansia, l’apprendimento e modalità comportamentali inadeguate, fattori che si potenziano l’un l’altro. Bisogna poi tener presente che proprio l’ansia per la matematica può indurre a scegliere percorsi didattici e professionali che consentano di evitarla, allontanandosi così quanto più possibile, ad esempio, da discipline di tipo scientifico, ingegneristico e tecnologico. La cattiva attitudine per la matematica, oltre a riflettersi negativamente su tante attività della vita quotidiana, può quindi limitare fortemente le scelte di vita.
Certamente le motivazioni di un rapporto difficile con la matematica sono complesse ed includono molteplici fattori che variano dal livello individuale, familiare e sociale, al ruolo svolto dal contesto didattico. Tuttavia, i dati della ricerca suggeriscono un ruolo non secondario dell’ansia per la matematica.
E’ importante quindi tener presente che per definirne la presenza e l’entità possono essere utilizzati questionari di semplice esecuzione. Dato che la presenza di ansia per la matematica all’inizio dell’anno scolastico sembra costituire un indice affidabile del rischio di incontrare difficoltà nell’apprendimento della matematica, il loro uso potrebbe essere utile ai docenti per individuare quali e quanti studenti abbiano bisogno di supporto specifico per acquisire le abilità previste dal percorso di studi.
Il riconoscimento del possibile ruolo dell’ansia specifica per la matematica dovrebbe indurre i docenti a modificare significativamente metodologie e strategie di insegnamento, da una parte abbandonando l’idea-mito secondo cui o si ha il “pallino” della matematica o è inutile insistere nell’insegnarla e nell’impararla, dall’altra aumentando la consapevolezza che la dimensione emozionale ha un impatto significativo sull’apprendimento e che promuovere solo il ragionamento e la logica non rappresenta la modalità didattica più efficace. Le difficoltà di apprendimento, contrariamente a quanto si ritiene comunemente, non sempre dipendono solo da un cattivo funzionamento cognitivo.