Michele si dice colpito e profondamente dispiaciuto dalle notizie su Bruce Willis la cui malattia potrebbe provocare la fine della sua brillante carriera di attore
Stando alle notizie che si possono ricavare dai media, Bruce Willis sembra soffrire di una afasia primaria progressiva (APP). Si tratta di una patologia neurodegenerativa inquadrabile nel vasto campo delle demenze. Questo tipo di anomalie si differenzia dalle più comuni forme di deterioramento cognitivo, come la malattia di Alzheimer, caratterizzate da un prevalente e progressivo disturbo della memoria e un successivo, più o meno rapido, coinvolgimento delle altre funzioni cognitive, a cui corrisponde una atrofia cerebrale diffusa; nel caso della APP il disturbo inizia con una difficoltà nel linguaggio che assume un andamento progressivo ma rimane isolata a lungo (almeno due anni) e corrisponde ad una atrofia che rimane localizzata nelle regioni cerebrali deputate al linguaggio (solitamente le aree frontotemporali dell’emisfero sinistro). La categoria diagnostica è quindi quella delle atrofie corticali focali che comprende anche altre patologie in cui il disturbo riguarda una funzione cognitiva specifica (aprassia primaria progressiva ecc.). Nell’ambito della PPA si possono poi identificare diverse forme cliniche a seconda delle caratteristiche delle difficoltà linguistiche: - la variante “agrammatica”, caratterizzata appunto da un agrammatismo e/o da una marcata riduzione della fluenza; - la variante “semantica”, caratterizzata da un disturbo della comprensione e dalla compromissione della sfera semantica; - la variante “logopenica”, caratterizzata da anomie e disturbi della ripetizione. I criteri diagnostici, clinici e strumentali, sono ormai concordemente definiti. Mancano invece del tutto terapie farmacologiche in grado di arrestare la progressione della malattia. E’ quindi importante sottolineare che, in aperto contrasto con l’opinione comune secondo cui di fronte ad una patologia degenerativa progressiva ed inarrestabile il trattamento logopedico sarebbe inutile, numerosi dati della letteratura hanno documentato l’efficacia della logopedia nel ritardare la progressione della sintomatologia, soprattutto se instaurata nella fase iniziale dei disturbi.