Musica, Arte ed eventi

Venerdì 11 febbraio riaprono le discoteche

Dopo quasi due anni di stop

Da venerdì 11 febbraio si torna a ballare. Dopo quasi due anni di stop imposto dalla pandemia, interrotto solo per pochi mesi nell'estate del 2020 e nell'autunno 2021, infatti, riaprono le discoteche. Questa notizia porta una forte sollievo ai proprietari delle discoteche perché, non dimentichiamoci, nel corso di questa pandemia ci sono state numerose chiusure che hanno portato un calo notevole degli incassi rispetto agli altri anni.

Nel territorio cesenate, tra le discoteche e i locali da ballo che riaprono i battenti, figurano il Cocoricò, il teatro Verdi e il locale Pan. ”Cresce l'attesa, siamo in fibrillazione - scrive n gestore di discoteche sul web - e moltissimi si stanno preparando e organizzando per aprire il giorno 11 febbraio, ma allo stesso tempo molti non apriranno perché non hanno più fiducia nel Governo”.

Probabilmente c’è il timore che le aperture possano essere interrottte, o c’è chi non è contento per i limiti di persone all’ingresso. Gianni Indino, presidente del Silb-Fipe Emilia-Romagna, il sindacato dei locali da ballo, afferma: Il sindacato spinge e insiste sulla sicurezza dei locali e sottolinea che l’entrata è riservata alle persone munite di super green pass o guarite. La capienza dei locali chiusi deve essere del 50% mentre all’aperto 75%”. Insomma: divertimento in sicurezza.

Dal punto di vista personale sono soddisfatto che si proceda verso la normalità dopo due anni di pandemia e la riapertura delle discoteche è un ulteriore passo in questo senso, anche se è importante continuare seriamente a rispettare le regole e non giovani dobbiamo fare la nostra parte, perché la pandemia è ancora in corso.


Studiare Storia dell'Arte in tutte le scuole superiori

Fondamentale per attrezzare gli studenti alla scoperta della bellezza

I musei di San Domenico sono un prestigioso complesso museale situato nella città di Forlì. Da anni al suo interno vengono organizzate mostre pittoriche, scultoree e fotografiche che attirano visitatori da tutta Italia e raccolgono opere di artisti di fama mondiale. La mia classe recentemente vi si è recata per vedere la mostra fotografica “Essere Umane”, composta dagli scatti di trenta grandi fotografe e finalizzata a tra smettere una visione al femminile del Novecento. Io purtroppo non ho potuto partecipare alla visita.

Ritengo che debba essere prioritario per ogni scuola accompagnare i ragazzi alla scoperta dell’arte e concedere loro opportunità per prendere parte alle mostre: ciò permette agli studenti di addentrarsi nello sguardo degli artisti e di avere il privilegio di osservare la realtà riflessa nelle loro opere, opportunità determinante per affina re la capacità di cogliere meglio la bellezza non solo nelle opere artistiche, ma in tutto quello che ci attornia.

Spesso, però, le arti figurative vengono relegate in secondo piano, non se ne capisce il valore, e molte, forse troppe persone non ricevono un’educazione adeguata a poterne usufruire correttamente. Ciò è dovuto anche all’organizzazione scolastica delle scuole superiori in Italia che limita l’insegnamento della storia dell’arte a de terminati percorsi di studio; come se la comprensione della bellezza dovesse giovare solo ad alcuni. L’ovvia conseguenza è che tanti giovani percepiscono dipinti e sculture distanti e di scarso interesse. E, naturalmente, non ne sono attratti, né comprendono l’enorme arricchimento che potrebbe recare loro.

Tutto questo è in generale spiacevole, ma lo diventa ancora di più se pensiamo al Paese nel quale ci troviamo, l’Italia, la cui offerta artistica è forse la più alta e qualitativa al mondo; dove non si può visitare città senza imbattersi in musei, chiese, pa lazzi e monasteri ricchi di ogni sorta di opere. Dovere di noi giovani è, pertanto, fare ciò che spesso sappiamo fare meglio: ribellarci. Dobbiamo valorizzare, pretendere l’arte, esserne consapevoli e testimoni; a dispetto dei programmi scolastici.

Nella foto il complesso museale di San Domenico a Forlì.

Musica che costruisce, musica che distrugge

Dalla Motown Records alla National Social Black Metal

di Alex Casalboni

La musica ci è preziosa compagna in questi tempi di pandemia e gli appassionati possono accostarsi alla storia dei generi musicali per comprendere quanto questo tipo di arte possa fornire un contributo a diffondere valori importanti, o al contrario distruttivi, per la convivenza civile. In questo modo la musica non è solo fonte di piacere e relax, ma anche un linguaggio amatissimo dai giovani e non solo, che permette di crescere culturalmente e come consapevolezza civica. La Motown Records è la casa discografica che ha rotto le barriere tra musica nera e bianca, infatti molti dei suoi artisti sono stati ascoltati almeno una volta da tutti. Fra questi possiamo ricordare Michael Jackson e Stevie Wonder. Questa casa discografica è specializzata nella “Black Music”, specialmente nel RnB e nel Soul. Barry Gordy, padre della Motown, decise di creare il proprio suono per fare da contrappeso al Rock ‘n Roll, l’esperimento superò di gran lunga le sue aspettative grazie ai grandi artisti della sua casa discografica. Lo slogan di questo nuovo genere musicale era “The sound of young America” (Il suono della giovane America) perché in questa epoca in America la discriminazione razziale era ancora molto forte e la voglia di riscatto dei giovani afroamericani era enorme. Pensiamo che dal 1966 al 1982 ha operato un imponente movimento rivoluzionario che puntava al rovesciamento della società sulle basi etniche le “Pantere Nere”, mentre il KKK, organizzazione terroristica formata da suprematisti bianchi nata nel 1865, negli anni ’70 fece tremendi danni tra massacri e sparatorie.

Barry e la Motown riuscirono ad unire due popoli da sempre conviventi nel paese, dando vita ad una vera e propria rivoluzione culturale eliminando i limiti musicali. Ciò che è stato fatto da Barry Gordy in America non è stato purtroppo un esempio per tutti: dopo che nei paesi nordici esplose il Black Metal, spuntò una variante con ideali fascisti e nazisti (National Socialist Black Metal). Il genere fortunatamente non ha mai portato alla creazione di movimenti terroristici o associazioni criminali.Mentre la Motown portava unione e anti razzismo, le frange più estremiste del Black Metal producevano l’esatto contrario: con l’esclusione su base etnica, religiosa, sull’orientamento sessuale e sulla nazionalità.

di Alex Casalboni (2^D)