OSSERVIAMO DA VICINO


I nostri territori sono profondamente segnati dalle attività della criminalità organizzata che, attraverso l'uso di metodi disonesti, si è arricchita di beni, oggi recuperati dallo Stato per poter essere riutilizzati a vantaggio della comunità.

Ma li conosciamo davvero?

L'Osservatorio dei beni confiscati ha l'obbiettivo di renderci coscienti e consapevoli delle opportunità che offre il territorio.

L'Agenzia che si occupa dell'amministrazione di beni e statistiche è l'ANBSC (Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata).

"BENI CONFISCATI COME OPPURTUNITA’ DI SVILUPPO”


I beni confiscati costituiscono uno straordinario tesoro di ricchezze accumulato dai clan attraverso le loro attività mafiose e che, grazie alla legge 109 del 1996, approvata a seguito di una proposta di iniziativa popolare, vengono restituiti per il bene comune: potremmo, quindi, definire i beni come un segno tangibile dell’azione dello Stato nei confronti delle mafie.


Ad oggi, in Italia, i beni confiscati sono oltre 23 mila, di cui 14 mila già destinati agli enti locali e pronti per essere riutilizzati dalla cittadinanza.


La prima regione in Italia per presenza di beni confiscati destinati è la Sicilia, con oltre 6 mila immobili ed è seguita dalla Campania la quale si colloca al secondo posto; proprio quest’ultima, la nostra terra, sarà protagonista del nostro progetto di sensibilizzazione, caratterizzata, con precisione, dalla presenza di 7986 beni confiscati alla mafia (beni mobili, beni immobili, beni aziendali).

  • I beni mobili (come denaro, auto, moto, natanti) sono tutti i beni che, dal punto di vista giuridico, hanno un valore economico e possono essere facilmente spostati;


  • i beni immobili (come appartamenti, ville, terreni, palazzi), al contrario, rappresentano tutto ciò che è incorporato al suolo;


  • i beni aziendali (aziende, quote, partecipazioni societarie), Infine, sono fonti principali di riciclaggio del denaro proveniente da affari illeciti.


Essendoci soffermati molto sul concetto di beni “confiscati”, è utile stabilire la differenza tra i termini “confisca” e “sequestro”: a differenza del sequestro, la confisca è una misura definitiva. In pratica, consiste nella sottrazione di determinati beni dalla disponibilità del proprietario, senza che si possa sperare in una futura restituzione. Può accadere che il sequestro, per sua natura temporaneo, si trasformi in confisca, divenendo definitivo; ciò che li differenzia sostanzialmente è l’aspetto temporale: la confisca è definitiva, il sequestro è temporaneo.


La normativa prevede che, a seguito della confisca definitiva, i beni siano acquisiti nel patrimonio dello Stato. È l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata a deliberare in ordine alla destinazione del bene, versando al Fondo unico per la giustizia le somme di denaro, incluse quelle derivanti dalla vendita dei beni; mentre gli immobili sono mantenuti nel patrimonio dello Stato o trasferiti agli enti territoriali che potranno gestirli direttamente ovvero assegnarli in concessione, a titolo gratuito, ad associazioni del terzo settore, seguendo le regole della massima trasparenza amministrativa, che offrono a persone socialmente svantaggiate, una possibilità di riscatto attraverso il lavoro socialmente utile.

Grazie a questa possibilità, sono nate molte esperienze di economica sociale. A tal proposito, è bene fare una differenza tra l'economia tradizionale e quella sociale: sostanzialmente queste differiscono negli scopi che sono, rispettivamente: il profitto nel primo caso e il reinserimento di persone con uno svantaggio di carattere legale o psico-fisico nel secondo caso. Da sottolineare, è che fare imprese sociali è più difficile. Eppure, nonostante tutte le difficoltà che incontra l'economia sociale, essa quantifica un dato non trascurabile del PIL italiano, che si attesta attorno al 10%, oltre ad avere un importate impatto nel trasformare, in maniera duratura, le condizioni delle persone o della comunità locali. (Fonte: Conferenza registrata del prof. Michele Mosca)


In Campania diverse sono le esperienze e le attività che si svolgono sul territorio: associazioni, cooperative, fondazioni, enti pubblici e morali che riutilizzano per scopi sociali i beni confiscati, restituendoli al territorio e accogliendo il disagio sociale per eliminare barriere, creare autonomia, promuovere inclusione sociale e territoriale.


Infine, il riuso sociale dei beni confiscati è un esempio virtuoso di risanamento e di pacificazione attraverso l’azione collettiva. Per lo Stato è un’opportunità per volgere lo sguardo alla società creando opportunità dove prima non esistevano – perché il crimine organizzato si impone solitamente dove le istituzioni sono assenti o mal funzionanti.


È anche un’opportunità per lo Stato di assumersi le sue responsabilità e riconoscere le sue omissioni; perché "uno Stato che guarda solo a se stesso, si confonde e si perde" afferma Libera (associazione contro le mafie).


“IL RISCATTO SOCIALE NON HA MAI FINE”.

Ad oggi, in Italia, i beni confiscati sono oltre 23 mila, di cui 14 mila già destinati agli enti locali e pronti per essere riutilizzati dalla cittadinanza.

La prima regione in Italia per presenza di beni confiscati destinati è la Sicilia, con oltre 6 mila immobili ed è seguita dalla Campania la quale si colloca al secondo posto; proprio quest’ultima, la nostra terra, sarà protagonista del nostro progetto di sensibilizzazione, caratterizzata, con precisione, dalla presenza di 7986 beni confiscati alla mafia (beni mobili, beni immobili, beni aziendali).

I beni mobili (auto, moto, natanti, denaro) sono tutti i beni che, dal punto di vista giuridico, hanno un valore economico, ovvero tutto ciò che è caratterizzato da scarsità, utilità e reperibilità.

I beni immobili (appartamenti, ville, terreni, palazzi), al contrario, rappresentano tutto ciò che è incorporato al suolo.

Infine i beni aziendali (aziende, quote, partecipazioni societarie) sono fonti principali di riciclaggio del denaro proveniente da affari illeciti.