Interventi

Superfici lapidee: declinazione e studio scientifico


Fabrizio Antonelli
Direttore LAMA | Università Iuav di Venezia


La declinazione della superficie secondo le sue possibili definizioni materiche. La presentazione ripercorrerà lo studio per l'identificazione e la determinazione della provenienza dei materiali lapidei impiegati nelle opera sectilia di età classica, nelle colonne e capitelli di San Marco, nella Venere in bikini del MANN. Il percorso si concluderà con un riferimento ai materiali da costruzione e alle loro forme di degrado in opera e del loro trattamento come superfici di progetto.

Wilbury Park. A sleeping beauty brought back to life


Peregrine Bryant

Director Studio Peregrine Bryant, London


Stanze bianche e stanze a colori


Massimo Carmassi

Architetto, già professore Università Iuav di Venezia


Gli edifici antichi sopravvissuti sono il risultato, salvo rare eccezioni, di innumerevoli trasformazioni che ne hanno incrementato la complessità e il valore materiale e storico. Nello stesso tempo il processo di obsolescenza fisica e funzionale ne rendono necessario il restauro e il recupero per usi contemporanei. Uno dei fenomeni più evidenti e diffusi, oltre alla ristrutturazione degli interni, è costituito dalla sovrapposizione di decorazioni più povere sugli intonaci dipinti al momento della costruzione originale, fino a giungere ad una imbiancatura totale con colori chiari di ogni superficie, salvaguardando qualche volta affrescata. I nostri progetti prevedono di recuperare le decorazioni nascoste da strati di colore uniforme senza eliminare le più recenti di quelle sottostanti, che possono rimanere visibili attraverso lacune più o meno casuali. Questa prassi contribuisce alla scrittura della storia degli edifici consentendo anche di recuperare una diversa bellezza insieme alle apropriate e strettamente necessarie addizioni contemporanee, che ne assicurino un piacevole uso e la conservazione nel tempo.

L’evoluzione del concetto di lacuna


Maria Gabriella De Monte

Restauratore, Società S.E.I. 1983


L’esperienza lavorativa svolta in Italia ed in Francia negli ultimi 20 anni ha messo in evidenza il diverso modo di leggere, interpretare e restituire la lacuna, sia nei manufatti dipinti, sia negli elementi architettonici. Attraverso la testimonianza di alcuni cantieri si vuole evidenziare il racconto dell’evoluzione del concetto di lacuna nel restauro conservativo, dagli anni della formazione presso l’Istituto Centrale del Restauro fino ad oggi.



Il senso delle superfici. Critica della trasparenza tra semiotica e teoria delle immagini


Angela Mengoni

Università Iuav di Venezia


L'intervento intende offrire una breve ricognizione sulla centralità della dimensione sensibile delle opere d'arte nei meccanismi di produzione di senso. Un tale riconoscimento è stato infatti centrale nella semiotica visuale sin dalla fine degli anni Settanta, allorché si è riconosciuto l'operare nell'immagine di una 'semiotica plastica' o di una dimensione di 'opacità' e si sono formulati strumenti teorici e metodologie per la sua esplorazione. Parallelamente, anche l'area di studi del cosidddetto Iconic Turn ha esplorato la dimensione 'iconica' dell'immagine formulando, in diversa prospettiva, una comparabile critica della trasparenza. Queste proposte, che mettono al centro la produttività semiotica delle 'logiche del sensibile', possono essere particolarmente rilevanti per lo studio delle temporalità e delle pratiche di conservazione e restauro delle superfici materiche.

Sir John Soane Stables at The Royal Hospital Chelsea: cleaning tests to remove impervious paints from brick walls


Laura Morgante

Studio Peregrine Bryant


The talk will describe the conservation project on Soane Stables at the Royal Hospital Chelsea with special attention to the finishes included in tender package.

The aim of the project is to repurpose the Soane Stables from storage spaces to visitors centre.

Laura will describe the trials of different cleaning techniques and the challenges in choosing them on the light of conservation, environment, cost prospective.

Il “momento” del restauro delle superfici dell’architettura e i degradi di origine meccanica come indicatori temporali: della storia passata, dello stato di conservazione presente e dell’evoluzione futura.
Un contributo di metodo alle fasi di conoscenza, progetto ed intervento


Simona Sajeva

Ingegnere, INP (Institut National du Patrimoine)


Le superfici decorate dell’architettura riportano molteplici segni rivelatori della loro storia e del loro stato di conservazione. Dalla loro lettura dipende la comprensione dei fenomeni che li hanno originati.

Alcune chiavi di lettura sono parte della pratica ordinaria e condivisa. Altre meno, come l’analisi dei degradi di origine meccanica, ovvero quei segni imputabili alle strutture di supporto. Ciò si deve in larga parte all’approccio compartimentato tra beni architettonici e artistici, che tra i vari effetti ha prodotto l’esclusione dell’edificio, del suo comportamento strutturale, dalla conservazione delle superfici, ad eccezione di alcune tematiche e circostanze.

I degradi di origine meccanica presenti sulle superfici sono chiavi di accesso alla storia passata, allo stato di conservazione al momento dell’analisi ed anche alla probabile evoluzione futura. Per far ciò però bisogna guardare alle superfici dell’architettura come parti di un insieme organico, l’edificio. Se in astratto l’esercizio può apparire semplice, nella pratica non lo è. Le barriere sono tante: le scale di osservazione, le competenze, i linguaggi, i momenti di intervento e le procedure.

Con l’ausilio di casi concreti, questo contributo intende illustrare come, attraverso l’analisi dei degradi di origine meccanica, lo studio delle strutture può essere integrato in quello delle superfici, aumentando la consapevolezza dei fenomeni passati e nel medio-lungo periodo, con un importante contributo alla progettazione degli interventi conservativi, sia preventivi, curativi che di restauro.

Il sito archeologico e le superfici dipinte: 10 anni di attività di conservazione a Qusayr Amra (Giordania)


Giorgio Sobrà

Direttore SAF - ICR Matera (Scuola di Alta Formazione e studio)



Non solo sacrificio


Fernando Vegas & Camilla Mileto

Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Universitat Politècnica de València


The finishing surfaces of the architecture not only represent the protection of the built fabric but are able to convey feelings and messages that transcend this function of physical protection. The strokes of its application, its composition, the gentle erosion and patina of time, the traces of its use are physical signs that possess the virtue of expressing the ineffable. Even the fragment within its context is able to evoke the building's past. The intervention should therefore consider its eventual cleaning, reintegration and conservation against the widespread view that conceives the finishing surface as an element of sacrifice, the replacement of which does not alter the value of its architecture. This lecture will present this approach and show examples of restoration carried out by the authors of whitewashing, lime mortar renderings, gypsum plasters, etc. showing that the preservation of the expression of these historical surfaces is not at odds with decorum, their protective efficacy and their durability, even in cases where significant reintegration of lost gaps has been necessary or where critical selection of the historical areas to be conserved has been unavoidable.

Conversation Pieces

Piranesi: dialogo su materia ed architettura


Aldo Aymonino
Università Iuav di Venezia

Luigi Ficacci

Già direttore ICR


L’architettura nella visione utopica di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) acquista dignità e attualità dall’antico. L’incisione è per l’artista la superficie attraverso cui restituire l’immagine del tempo: l’attualità in rovina e l’antico come riferimento. La sintesi tra materia, architettura e tempo nelle incisioni di Piranesi verrà indagata nel dialogo tra Aldo Aymonino e Luigi Ficacci attraverso una riflessione, in campo estetico, per una lettura dell’opera d’arte contemporanea.

L’arte contemporanea nei luoghi storici. Una conversazione tra Renato Leotta (artista) e Claudio Gulli (Fondazione Palazzo Butera)


Claudio Gulli

Curatore Fondazione Palazzo Butera di Palermo

Renato Leotta

Artista, vincitore Maxxi Bvlgari Prize 2020


Negli ultimi anni, Renato Leotta ha spesso messo in relazione la sua ricerca artistica con dei luoghi storici. Il cantiere di restauro di Palazzo Butera a Palermo, esplorato nell’ambito di Manifesta 12 (2018), è il primo episodio che sarà indagato nella conversazione con Claudio Gulli, impegnato nel progetto di Francesca e Massimo Valsecchi. L’esplorazione di una possibile registrazione della Natura procede di tecnica in tecnica: dalla caduta di un frutto che si imprime sulla terra, tradotta in argilla cotta per realizzare un pavimento, alle tracce dei sali marini sul cotone. Al Castello di Rivoli, per la personale Sole (2020), una luce che rappresenta un’epoca – il faretto di una Fiat 500 – scardina il tempo e l’identità di un marmo settecentesco o dello scalone di Juvarra. La conversazione troverà infine un suo centro nel progetto Mondo che vede impegnati Leotta e Gulli a Palazzo Biscari a Catania. Qui la gipsoteca di Renato Leotta, una produzione di calchi in gesso e sabbia che mappa i litorali, rievoca la sezione dei naturalia di un perduto museo settecentesco.

Una conversazione con Andrea Alessadro Viscogliosi

Alessandro Viscogliosi

Università La Sapienza, Roma

Marco Chiuso

Architetto, MiC