Black hole: un’immagine dell’impossibile

Il 10 aprile 2019 si è diffusa la notizia della prima foto di un buco nero.

L’articolo di oggi vuole ricordare quella foto, la quale commemora i passi che la scienza ha fatto fino al giorno d’oggi e che personalmente trovo affascinante, dato che rappresenta quasi trecento anni di storia in un unico elegante scatto rivolto oltre i nostri cieli.

Newton, nel 1713, pubblicò “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica”, una delle opere più importanti nel mondo scientifico. Al suo interno enunciò la legge di gravitazione universale; ed è grazie a questa legge che John Michell, astronomo vissuto nel 700, ipotizza un oggetto con una massa così grande da impedire alla luce di scappare. L’arrivo di Einstein permise un’evoluzione nel concetto di gravità, la quale passava da essere una forza ad essere la curvatura dello spazio e del tempo; Schwarzschild, fra i colpi di fucile della prima guerra mondiale, trovò la prima soluzione all’equazione di Einstein e si rese conto che qualsiasi massa compressa in uno spazio sufficientemente piccolo poteva creare un buco nero.

Decenni dopo, Chandrasekhar e Oppenheimer scoprirono le supernove e, con esse, la possibilità che tutta la massa della stella si comprimesse in un unico punto, permettendo così la creazione della singolarità.

La foto del primo buco nero ha posto tantissime sfide. La prima è: “come scattare una foto a qualcosa che assorbe la luce?” e la risposta è semplice: non si può. Infatti quello che si vede è il plasma intorno all’orizzonte degli eventi, la parte più luminosa è diretta verso di noi, mentre la parte meno luminosa si allontana da noi.

La seconda sfida è stata: “come scattare la foto a un oggetto così distante?”. Per la foto sono state usati 8 radioscopi in tutto il mondo, perfettamente sincronizzati sull’osservazione del buco nero che hanno raccolto dati per 2 anni, in tutto sono stati raccolti 6000 TB di dati. 

Questo porta alla terza sfida: “come trasportare e analizzare questi dati?”, due anni di dati sono stati raccolti in dischi rigidi per poi essere trasportati in America e Germania per essere analizzati.

E tutta questa storia è utile in qualche modo?

Penso di no, in senso pratico; di certo non cambia il modo nel quale prendiamo il caffè la mattina, né tantomeno la nostra vita quotidiana, eppure la prossima volta che alzeremo la vista al cielo avremo più consapevolezza di ciò che guardiamo.


-Andrè Bautista