Vita su Marte? La risposta potrebbe essere sì

Da secoli  gli scienziati studiano l’astronomia e l’universo osservabile alla ricerca di nuove forme di vita al di fuori del nostro pianeta. Centrale, in questi studi, è senza dubbio Marte, il Pianeta Rosso. Marte infatti non è solo il pianeta più vicino al nostro, quindi “facile” da studiare, ma è anche un ottimo candidato per possibili presenze biologiche.

Negli ultimi anni, infatti, il Pianeta Rosso è stato sede di importantissime missioni che ci hanno portato numerose informazioni sul passato e sul possibile futuro dello sviluppo organico sul pianeta.


La Nasa, con il rover Perseverance e il lander InSight aggiunge diversi tasselli che premono a favore della teoria di possibili forme di vita su Marte. Ad oggi, però, siamo costretti a parlare al passato: il rover Perseverance ha infatti trovato delle molecole organiche che potrebbero essere associate a segni di vita passata.

A confermare la tesi, inoltre, sono recenti ricerche che hanno ipotizzato la possibilità di sviluppo di forme di vita su Marte addirittura prima che sulla Terra, si parla infatti di 4,5 miliardi di anni fa: degli asteroidi hanno portato delle molecole organiche sulla Terra e su Marte nello stesso periodo, ma sembra che sia stato proprio il Pianeta Rosso a offrire le condizioni più favorevoli. Mentre il movimento delle placche tettoniche terrestri ha portato a una sorta di assimilazione di queste rocce da parte del pianeta, su Marte le rocce che si sono schiantate al suolo sono rimaste immobili, consentendo agli studiosi odierni di analizzarle; analisi che hanno portato alla scoperta di un grande oceano, ormai scomparso, che ricopriva l’intero pianeta. Possiamo giustificarne la scomparsa, pensando al fatto che si parla di un passato lontanissimo, in cui le temperature erano tali che la nascita della  vita sulla Terra era ancora ben lontana da venire . 


Rover Perseverance

Lander InSight

Nonostante ciò, però, l’acqua sul pianeta ha lasciato delle tracce che hanno facilitato enormemente i nostri studi a riguardo, proprio il rover Perseverance, ad esempio, ha trovato “un’argilla contenente composti organici intriganti” studiando quella che un tempo era la foce di un fiume, ennesima informazione che alimenta l’ipotesi di possibile vita su marte, sebbene passata.


Un altro rover impegnato su Marte è il rover della Nasa Curiosity, Curiosity è stato lanciato nel 2012 con lo scopo di individuare una prova della possibile vita passata.

Grazie al lavoro che da più di un decennio impegna il rover, si hanno novità dai ricercatori che, utilizzando i dati raccolti, hanno calcolato la quantità di carbonio organico presente nelle rocce marziane.

La grande quantità di carbonio trovata nelle rocce alimenta la speranza di chi crede nella vita extraterrestre, in quanto questa molecola si trova alla base delle reazioni chimiche necessarie alla formazione degli elementi alla base della vita.

Secondo Jennifer Stern (del Goddard Space Flight Center della NASA) la quantità di carbonio scoperto supererebbe perfino quanto trovato in zone remote della terra, come ad esempio, il deserto di Atacama in Sud America.

Purtroppo la presenza di carbonio organico non prova la vita su Marte, infatti questa molecola può provenire da vulcani e meteoriti, ovvero fonti “non viventi”.

Tuttavia la grande quantità trovata, di gran lunga maggiore rispetto alle misurazioni passate, sprona gli esperti a credere in una possibilità di vita attuale o passata.



Rover Curiosity

La vita su Marte sembra essere sempre più vicina ad essere dimostrata, se questa è la velocità del processo astronomico, riusciremo presto a studiare l’intero Sistema Solare?

Il lavoro dei rover fa ben sperare, l’ottimismo dei ricercatori sta nel dimostrare una volta per tutte che la vita su Marte non è un mito ma è realtà.


Fonti: Different, Fanpage, Focus, Nasa.


Raffaele Maiucci, Marino Cola.