Liana Pisano

Liana nacque il 31 Marzo 1921 ad Alghero e vi morì il 1 dicembre 2008 all'età di 87 anni.

Sin da piccola Liana desiderava diventare una dottoressa.

Decise di laurearsi in medicina perché suo padre, molto affezionato a lei, era un medico (ufficiale sanitario del Comune) e le aveva trasmesso questa vocazione; purtroppo morì nei suoi ultimi anni di Liceo con il rammarico di non poterla aiutare negli studi.

Era una ragazza molto laboriosa e anche molto studiosa; andava bene a scuola e le piacevano molto le materie letterarie.

Quando era ancora una studentessa andava molto spesso in ospedale: l’ospedale allora si trovava nel cuore della città antica e, siccome il marito era medico, quando c’era un’urgenza la chiamava per dare una mano.

Il 14 maggio 1943 ci fu il famoso “bombardamento dei pescatori” in cui furono mitragliati dei nassai algheresi: sei morirono e i feriti furono trasportati all'ospedale. Anche in quell'occasione si prodigò per curare i pescatori feriti.

Si laureò in medicina all'università di Sassari il 18 novembre 1947 con il massimo dei voti e la Lode.

Ma la sua laurea rimase inutilizzata per un lungo periodo poiché sua madre e suo marito erano contrari che lei diventasse medico e sostenevano che “la donna dovesse stare a casa e seguire i bambini”: perciò Liana mise la sua laurea nel cassetto.

Ebbe 3 figli: per prima una bimba chiamata Maria Emilia, che purtroppo morì neonata.

Il secondo figlio Lorenzo conseguì la laurea in medicina; poi arrivò Antonello e anche lui si laureò in medicina.

Pur stando a casa a fare la mamma, continuava ad andare in ospedale e si adoperava in vari modi: in quegli anni aiutò anche a far nascere molti bambini.

E sempre nell'ospedale di Alghero in quegli anni fece il suo tirocinio.

Sarà però un episodio in particolare della sua vita di tale importanza che le farà seguire la sua strada: morì un suo zio che lasciò la sua eredità ai suoi nipoti tranne che a lei, avendo timore che il marito di Liana trasformasse il suo mulino in tutt'altra cosa.

I suoi fratelli, pensando che fosse un’ingiustizia che lei venisse esclusa dall'eredità, le chiesero se volesse una parte di mulino.

Ma lei, orgogliosa com'era, non accettò e negli anni ‘50 decise di “togliere dal cassetto” la sua laurea in medicina.

Siccome non era abilitata decise di prendere una specializzazione per poter praticare la professione.

La madre, per ostacolarla e metterla in difficoltà, licenziava tutte le donne di servizio che lei assumeva. Sperava così che lei demordesse nel suo intento, ma neanche questo la fece demordere; in prossimità degli esami, mentre lavava i piatti, ripeteva gli argomenti dell’esame. E così il 12 dicembre 1957 conseguì a Cagliari la specializzazione in oculistica con il massimo dei voti e la Lode.

Diventò così la prima donna laureata in medicina della città di Alghero a praticare la professione di medico.

Nel 1958 iniziò a lavorare in clinica a Sassari, con l’idea iniziale di diventare docente universitaria.

Sempre in quell'anno rimase incinta del suo quarto figlio e, ligia al dovere, continuò ad andare al lavoro incinta fino all'ultimo; nel 1959 nacque Paolo, ma lui, a differenza degli altri figli, non seguì la tradizione di famiglia, ma la sua passione per la musica.

Nel corso della sua vita, purtroppo, si ammalò e le fu riscontrato un tumore al seno nel 1967, quando era assistente in clinica a pochi passi dal conseguimento della docenza; perciò dovette interrompere la carriera universitaria.

Ma neanche la malattia la fermò…decise di intraprendere un altro percorso lavorativo e iniziò a lavorare negli ambulatori Inam in varie sedi ad Alghero e fuori città: Tempio, Ozieri, Sassari e Sorso.

Con grande soddisfazione aprì negli anni ‘60 ad Alghero un ambulatorio oculistico tutto suo: si trovava in Via Simon a due passi da piazza Porta Terra.

Donna impegnata nel lavoro, ma che in ogni occasione in cui era libera era presente, sapeva a suo modo far sentire la sua presenza anche quando non c’era.

Molto attenta all'educazione dei figli, la scuola per lei era prioritaria; anche quando partiva con la famiglia, perché amava viaggiare, lo faceva d’estate o durante il ponte dei Santi per non farli assentare da scuola.

Era una donna a cui piaceva scherzare, amante del ballo e della danza; amava molto le maschere e il carnevale perché in quelle occasioni si sentiva libera da inibizioni.

Molto orgogliosa e caparbia: un giorno il marito, che non voleva che lei guidasse, arrivò in ritardo a prenderla. Lei si adirò e, per ripicca, decise di iscriversi alla scuola guida e di prendere la patente e così si rese indipendente. Si comprò anche la macchina una Fiat 850 lucciola a 4 porte.

A lei piacevano le persone semplici con le quali si relazionava in modo affettuoso e le stavano antipatiche le persone altezzose, con le quali sapeva diventare anche scontrosa.

Nata in una famiglia benestante, si sentiva profondamente vicina alla persone comuni; infatti la gente non l’ha mai chiamata Dottoressa, ma Signora Liana.

Biografia tratta dall'intervista con il figlio Paolo

Foto gentilmente fornite dal figlio Paolo