AMBITO LAVORATIVO 

In Italia i divari educativi, culturali, sociali ed economici tra uomo e donna sono particolarmente evidenti rispetto al resto d’Europa. A partire da scuola e università, dove le ragazze sono sotto rappresentate nei percorsi di studio tecnici e scientifici anche a causa di pregiudizi di genere. Una disparità che ha conseguenze nel mondo del lavoro, visto che si tratta di ambiti che generalmente offrono più opportunità e carriere meglio remunerate.



Molti altri fattori poi impattano sulla sfera occupazionale, a partire dal pregiudizio che inquadra la donna come principale se non unica responsabile del lavoro di cura. Tale paradigma è non solo causa, ma anche conseguenza della scarsa offerta di servizi educativi per la prima infanzia nel nostro paese, che si attesta ancora al di sotto dell’obiettivo europeo del 33%. La carenza di asili nido non permette a entrambi i genitori di coniugare vita lavorativa e vita familiare e questo spinge uno dei due – quasi sempre la madre – a rinunciare del tutto o in parte alla propria occupazione. 

Per ogni donna, anche senza figli, questo preconcetto sul lavoro di cura influisce a priori sulle possibilità di essere scelta per un impiego rispetto a un uomo, a parità di competenze. O sulla possibilità di guadagnare lo stesso stipendio dei colleghi maschi, a parità di ruolo (gender pay gap).