Un cittadino digitale ha diritto di accedere alle nuove tecnologie e di utilizzarle liberamente, ma allo stesso tempo, come nella vita reale, ha dei doveri nei confronti dei cittadini che entrano in relazione con lui.
Dichiarazione dei Diritti in Internet, approvata dalla Commissione e pubblicata il 28 luglio 2015.
In questo ambito assume un ruolo centrale il problema del cyberbullismo ovvero la forma di prepotenza, di prevaricazione e di oppressione attuata soprattutto da adolescenti attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali.
Il Parlamento italiano ha approvato il 18 maggio 2017 la Legge 71, “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, che, all’articolo 1, introduce anche una efficace definizione del cyberbullismo: “Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”
Ricordiamo che l’impatto: la diffusione di materiale tramite internet è incontrollabile e non è possibile prevederne i limiti spaziali e temporali (offese, video e immagini possono diffondersi ovunque e potrebbero restare online per anni e anni).
Ricordiamo anche che chi compie atti di cyberbullismo può anche essere responsabile di reati configurabili in questi articoli di legge del codice penale italiano: